giovedì 24 novembre 2011

OFFICINA : Attilio Bertolucci

OFFICINA : Attilio  Bertolucci

Memoradio è il sito di Rai tre  nel quale si possono ascoltare o riascoltare alcune trasmissioni  e anche scaricarle in pod cast. Questa settimana su  memoradio si possono ascoltare le poesie  di Bernardo Bertolucci ,morto nel 200,  per il centenario della data di nascita. 18 novembre 1911 .
Purtroppo al momento non è possibile scaricare questi file e quindi per Officina  ne parliamo qui.


Bertolucci  nato a San Lazzaro (1911, Parma) ha insegnato per molti anni storia dell'arte a Parma; nel dopoguerra si è trasferito a Roma collaborando  Rai Tre, e alle  redazioni di riviste lettararie come «Nuovi Argomenti», «Paragone», «L'Approdo letterario». Traduce opere dall’inglese  e cura l'antologia Poesia straniera del Novecento, che informa anche sulla sua poetica. Una delle sue grandi passioni, il cinema, ha trovato sbocco in una saltuaria attività di documentarista ed è stata trasmessa al figlio, il noto regista Bernardo.
L'attività poetica ha iniziao già agli anni prima della seconda guerra mondiale ed è raccolta nelle sillogi Sirio del 1929 e Fuochi di Novembre del 1934. L’opera che però lo ha definitivamente introdotto nel panorama della grande poesia contemporanea, La capanna indiana, è del 1951. A questa è poi seguita, nel 1971, Viaggio d'inverno, definita come "il secondo tempo di Bertolucci" poichè in essa, pur mantenendosi alcune tematiche di fondo già introdotte nelle precedenti raccolte, si è prodotto un profondo cambiamento di stile e in parte anche di contenuti.

Franco Fortini  a proposito delle prime poesie  ha scritto che lo stile di Bertolucci nasce  " dalla scelta di una lingua umile per dire paesaggi e situazioni georgiche, sentimenti misurati e decorosi"; uno stile, dunque, volutamente tenuto su un tono minore che ha fatto di lui un isolato nel panorama poetico del secondo dopoguerra. Ma non per questo meno grande; poeti come Sereni, Luzi e Pasolini mostrano vivo interesse e notevole apprezzamento per la sua opera. In particolare Pasolini pone l'accento sul tema dell'autobiografismo, ostinatamente riproposto da Bertolucci, notando come sia sempre permeato da vaghe inquietudini e sottili allarmi, sentimenti questi stemperati nella dolcezza dello scrivere versi.


Perché sembra appunto che ci sia  una tenace e orgogliosa contrapposizione della propria e personale storia alla Storia, caratteristica che diventa ancor più evidente in Viaggio d'inverno. Qui "permangono intatte le splendide qualità pittoriche" del primo Bertolucci "con un ancora più struggente attaccamento agli spettacoli fuggevoli dell'esistenza"  come scrive P.V.Mengaldo. Anche se  nel contempo lo stile si complica, si fa meno armonioso e compaiono dissonanze, pause e spazi bianchi dettati dai battiti del cuore più che dalla perizia tecnica. La sotterranea inquietudine delle liriche precedenti si fa sempre più manifesta ed è simboleggiata dal tema del viandante che attraversa gli spazi della propria esistenza nell'eterna ricerca, o attesa, dell'ultimo fatale incontro.



Lunedì
La settimana si apre con azzurro e bianco
mobilità e suono nuvole e stormi volanti
parole portate via dal vento lasciate
cadere nel viale ad ammucchiarsi con le foglie

e tanto amore inutilizzabile ai confini dell’inverno
a meno di non bruciarlo fra cartoni e plateaux
schiodati con allegria dove bruniva uva
faville e fumo fanno precipitare la sera

e l’età unitamente così che di lagrime
ti si mescola il vino che da sempre consola
chi giunge a questi termini ferrei del giorno
e della città terrena ormai palpitante

d’abbracci sulle rive di fango
e sussurrante addii propizi a una notte
che ognuno dovrà affrontare solo vizio e orazione
smorendo inalimentati presso i letti raggiunti.


Strumenti

Cornamusa, flebile
rivo di armonia
che incrini il verde dei prati,
gracile melodia.

Violino, elegante
sospiro, ricciuto
angelo pellirossa che voli
in uno smorto cielo di velluto.

Chitarra, dai larghi fianchi,
colore del vecchio oro,
bicchiere tavola uomo,
strumento dal riso sonoro.

Saxofono, torbido grido
di un mulatto vestito di cotone.

Banjo, lunare nostalgia,
splendi fra l’acque chiare,
ed una mano mozza ti suona.

( Opere di A. Bertolucci, ed. I Meridiani Mondadori 1997.)


Torrente
Spumeggiante, fredda
fiorita acqua dei torrenti,
un incanto mi dai
che più bello non conobbi mai;
il tuo rumore mi fa sordo,
nascono echi nel mio cuore.
Ove sono? fra grandi massi
arrugginiti, alberi, selve
percorse da ombrosi sentieri?
Il sole mi fa un po’ sudare,
mi dora. Oh questo rumore tranquillo
questa solitudine.
E quel mulino che si vede e non si vede
fra i castagni abbandonato.
Mi sento stanco, felice
come una nuvola o un albero bagnato.

( tratto da Sirio in Opere di A. Bertolucci, ed. I Meridiani Mondadori 1997.)

Frammento,

Buoi rossi e neri
pestano la bianca neve
nel cristallo opaco della notte.

Fremono i grandi abeti
nel lume fermo degli astri.

Angeli invisibili e gravi
guidano la colonna
con suoni di corni selvaggi.

Eremo Via vado di sole , L’Aquila, giovedì 24 novembre 2011 

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