VISIONI : Passeggiate aquilane
Di questo nostro sodalizio e di come ha dato lo spunto ad una riflessione sul blog dirò di seguito in altri post considerato che questa auto riflessione sicuramente si protrarrà nei prossimi giorni. Qui devo però cominciare dall’inizio.
“Osservatorio di confine “ blog è nato come idea qualche mese prima del terremoto dell’aprile 2009. In poche parole volevo fare un percorso attraverso il “confine”, luogo misterioso e non abbastanza frequentato. Un luogo che incontriamo molte volte nei nostri spostamenti non solo fisici ma anche e soprattutto mentali , luogo dove è facile imbattersi nell’imprevisto e muoversi, spesso a tentoni, nella scomodità.
E proprio come dal punto di vista fisico “osservatorio di confine “ doveva essere uno spazio per il linguaggio poetico e narrativo. Con un margine esterno, quello dove l’uomo, per esempio , nella ipotesi fisica, abita, lavora, si muove e si diverte; quelle delle architetture più concrete ed evidenti. E di controverso anche un margine interno, interiore, intimo, legato ai nostri stati d’animo, alle speranze e alle utopie che li accompagnano. Margini che difficilmente riusciamo ad osservare chiaramente, anche se spesso ne affermiamo con certezza l’esistenza.
Intendevo così guardare ad alcuni aspetti della poesia e del narrare da confini diversi con una sperimentazione personale pubblicando appunto le mie poesie e i miei racconti. Quasi un diario dell’anima che recuperasse tutto quello che ad una certa stagione della vita uno vede passare davanti come una sequenza da film. La vede passare davanti e finalmente decide di mettersi alla moviola, al rallentatore non per rimontare il film , cosa del resto impossibile ma per guardare le scene sotto altre angolazioni a favore appunto di una migliore comprensione .
Sicuramente il termine “confine” negli ultimi decenni è diventato una sorta di passepartout, onnipresente, tanto nel linguaggio degli architetti, che talvolta subiscono il potenziale metaforico di certe parole, quanto in quello pubblicitario o artistico. E questa fascinazione, che ha una radice ideologica, ne ha banalizzato e confuso il senso.
Appunto il senso di quella ricerca doveva essere un lungo e faticoso, mai terminato, accidentato percorso per superare i confini ed aprirsi al mondo della frontiera.
Il confine infatti è qualcosa di primitivo, di istintivo, di viscerale, di esclusivo (nel senso che esclude). Il "termen" della nostra cultura contadina. Tracciare confini è relativamente facile, perché asseconda l'istinto naturale. E gli strumenti del confine sono la lotta per spostarlo e presidiarlo. La guerra.
La frontiera rimanda piuttosto a qualcosa di razionale, di rielaborato, di pensato, di negoziato a fatica con se stessi e con gli altri. Abitare la frontiera costa fatica perché i suoi strumenti sono il dialogo, il negoziato, la diplomazia. Il confine è rendita. La frontiera è investimento e progetto.
Oltrepassare il confine per aprirsi alla frontiera. E' questo il progetto dell'umanità. Continuare quel percorso iniziato millenni fa, quando l'uomo abbandona i confini della foresta e inizia l'avventura della migrazione.
Passare dall'istinto, dal pre-razionale alla riflessione, alla ragione. Passare dal viscerale al razionale; dalle viscere al cervello. Possibilmente passando per il cuore.
All’interno di questo percorso, la poesia, la narrazione, il canzoniere , i versi di altri ed altri versi dovevano essere l’essenziale , anzi gli strumenti essenziali e le sole impalcature con cui costruire l’edificio dell’osservatorio.
C’era la tentazione poi cercata e trovata in altre rubriche come storie e voci dal silenzio , animali veri ed animali immaginari di guardare altri confini.
La terra mossa , le macerie accattaste come conseguenza, la morte, il silenzio, le sofferenze della vita in tenda, la passione delle contestazioni e delle manifestazioni, hanno leggermente sviato il discorso facendo esplodere le urgenze dei temi affrontati nel blog.
Una esplosione che con questa operazione di ritorno all’inizio vuole diventare implosione e vedremo come.
Eremo Via vado di sole, L’Aquila, mercoledì 2 novembre 2011
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