domenica 20 novembre 2011

VERSI D’ALTRI E ALTRI VERSI : Lo sguardo del mattino

VERSI D’ALTRI E ALTRI VERSI :  Lo sguardo del mattino



In un freddo mattino di  fine autunno  mi viene in mente di  andare a camminare. E’ come riappropriarsi, senza nulla di frontale, di qualcosa perduto  dopo l’estate , Dopo un’estate calda e luminosa  , i primi mesi d’autunno hanno intristito e allo stesso tempo impigrito  quella voglia di aria all’aperto, al sole. E quindi  me ne vado per il centro storico di L’Aquila. Esperienza  di schegge di emozioni frantumate  come i muri delle case, i tetti sbilenchi, le finestre sfondate occhieggianti . E’ lo sguardo del mattino  che passa tra quelle mura  in una solitudine ormai perenne.
Salgo da porta Roma, dove i vigili stanno ancora raccogliendo macerie  della demolizione  di quello che fu il ristorante Di Tommaso affacciato sull’ultimo pezzo , a scendere, di Via Roma. , e percorro tutta via Santa Croce fino all’oratorio salesiano  di Viale Don Bosco.
E’ rimasto tutto  come l’attimo successivo alla scossa della notte  del 6 aprile 2009. Sono passati  due anni e otto mesi . Ho frequentato l’Oratorio don Bosco  accompagnando le mie figlie alle attività che vi si svolgevano durante l’estate  ma soprattutto conosco chi abitava in quella Via Santa Croce . Ho scattato delle foto  e quando sono tornato a casa mi sono venuti in mente dei versi di  Gianni D’Elia e sono andato a riprendere quel suo volumetto pubblicato da Einaudi  dal tutolo Segreta . E proprio” quello sguardo del mattino che passa in una solitudine  perenne “  è contenuto nella poesia che segue :

Tua è la mia vita stessa
che stringi tra le braccia
nell’attimo in cui un altro
sopporta la mia assenza;

quanto più di me vivo privo ,
non tardare nel nome dell’amore
a sentire levare  lo sguardo del mattino
che passa in una solitudine perenne.

Con tanto silenzio la vera stagione ,
anche se l’inverno  è ovunque ,
si alza altissimo nel cuore
dove udire  e scorgere ogni volta.

Gianni D’Elia vive a Pesaro  ed è animatore di un gruppo di  amici e collaboratori  che fanno capo alla rivista Lengua. Egli infatti è (poeticamente) una personalità complessa e semplice nello stesso tempo, e insieme una delle più significative voci della poesia italiana contemporanea.
Di questo poeta ripasso una lezione  pensando allo sfacelo di quelle strade, di quel quartiere e in genere di tutta la  zona rossa  che non hanno niente di poetico

L'impoetico: raccontalo a lampi.
Nomina le nuove impercepite
cose del mondo in cui ora siamo
immersi. E siano i versi

attenti al comune, alla prosa
che servi. E all'arso
cicalìo delle stampanti, poi che canto
è forza di memoria e sentimento

e oggi nient'altro che il frammento
sembra ci sia dato per istanti,
tu pure tentalo, se puoi, come tanti
durando un poco oltre quel vento.

E sembra che D’Elia ci avvisi. La vita gioca all’interno di queste strutture sintattiche che chiamiamo poesia  un gioco che di volta in volta  è nascondersi e stanarsi  e, se tutto appare sconfitto,  ecco che all’improvviso si riaccende una passione. Quella di voler credere e sperare ma anche lavorare perchè tutto questo sfacelo sia cancellato  .
All’interno di un sentimento  di nostalgia e memoria che lui sa esprimere bene per esempio in questa poesia  che sembra la descrizione di un sogno:

Così un giorno, viaggiando nei giorni ,
ti viene incontro ,balenando , l’idea
in carne ed ossa, nella fisica presenza
d’uno  che più non vedi da anni…

Ed è al bancone di un bar, sorseggia, pallido
accennando un saluto , il suo caffè –dilegua..
Ed ha una busta di dischi , e non rasa
una barba di tre giorni e, nel mattino , se ne va…

Viaggiando nei giorni …e ti martella
ed a tratti la dimentichi ,ricordi
sfolgorata  in un senario la vicenda
d’una estate,là,ai primordi  - ed alla folla

mescolata in nevrosi ,vanità , verità…

Il sogno di un lontano mattino  di aprile quando vidi  tanta  gente  portare con sé  le cose più care. E qualcuno, tra quelle,  aveva anche una busta di dischi

E mi sono ricordato quello che scriveve  il  7 Giugno 2009 dentro  una tenda della protezione civile al campo  del complesso L. Ferrari di Via Acquasanta dove avevo trovato  ospitalità con i miei familiari :

Prima la sera andavamo a passeggiare
                                               a Piazza Duomo,
io spesso rimanevo a dormire davanti il televisore.
Ora la sera per passare il tempo  abbiamo
un rito collettivo a L’Aquila a Poggio Picenze
a Coppito e fino a Civita Tomassa :
controllare su internet lo sciame sismico
e bisogna stare pure attenti ai gatti che se si
                                               accorgono
dello “sciame” fanno una carneficina.
Dunque queste sono le sere al campo ,
dove ci teniamo occupati anche a cantare ,
quando siamo romantici “paese mio che stai
                                               sulla collina”
oppure “ Che sarà che sarà della mia vita”
e quando si va sul depresso :
“ datemi una lametta che mi sgarro le vene”,
che è sempre più frequente
o a guardare il televisore se funziona.

Ora parlando seriamente
stiamo cercando  “seriamente” di trovare
                                               una via d’uscita
a questa brutta situazione come dice l’amico
della nostra amica Paola
ma è il decreto che non trova la “via d’uscita”
                                               dalla Camera dei deputati
e intanto io ho paura
i miei familiari hanno paura,
i miei amici hanno paura
i vigili del fuoco hanno paura
anche se per conto loro sono pure incazzati.

Era tanto per sdrammatizzare ma il dramma era vero.

Eremo Via vado di sole , L’Aquila, domenica  20 novembre 2011 .

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