VERSI D’ALTRI E ALTRI VERSI : Lo sguardo del mattino
In un freddo mattino di fine autunno mi viene in mente di andare a camminare. E’ come riappropriarsi, senza nulla di frontale, di qualcosa perduto dopo l’estate , Dopo un’estate calda e luminosa , i primi mesi d’autunno hanno intristito e allo stesso tempo impigrito quella voglia di aria all’aperto, al sole. E quindi me ne vado per il centro storico di L’Aquila. Esperienza di schegge di emozioni frantumate come i muri delle case, i tetti sbilenchi, le finestre sfondate occhieggianti . E’ lo sguardo del mattino che passa tra quelle mura in una solitudine ormai perenne.
Salgo da porta Roma, dove i vigili stanno ancora raccogliendo macerie della demolizione di quello che fu il ristorante Di Tommaso affacciato sull’ultimo pezzo , a scendere, di Via Roma. , e percorro tutta via Santa Croce fino all’oratorio salesiano di Viale Don Bosco.
E’ rimasto tutto come l’attimo successivo alla scossa della notte del 6 aprile 2009. Sono passati due anni e otto mesi . Ho frequentato l’Oratorio don Bosco accompagnando le mie figlie alle attività che vi si svolgevano durante l’estate ma soprattutto conosco chi abitava in quella Via Santa Croce . Ho scattato delle foto e quando sono tornato a casa mi sono venuti in mente dei versi di Gianni D’Elia e sono andato a riprendere quel suo volumetto pubblicato da Einaudi dal tutolo Segreta . E proprio” quello sguardo del mattino che passa in una solitudine perenne “ è contenuto nella poesia che segue :
Tua è la mia vita stessa
che stringi tra le braccia
nell’attimo in cui un altro
sopporta la mia assenza;
quanto più di me vivo privo ,
non tardare nel nome dell’amore
a sentire levare lo sguardo del mattino
che passa in una solitudine perenne.
Con tanto silenzio la vera stagione ,
anche se l’inverno è ovunque ,
si alza altissimo nel cuore
dove udire e scorgere ogni volta.
Gianni D’Elia vive a Pesaro ed è animatore di un gruppo di amici e collaboratori che fanno capo alla rivista Lengua. Egli infatti è (poeticamente) una personalità complessa e semplice nello stesso tempo, e insieme una delle più significative voci della poesia italiana contemporanea.
Di questo poeta ripasso una lezione pensando allo sfacelo di quelle strade, di quel quartiere e in genere di tutta la zona rossa che non hanno niente di poetico
L'impoetico: raccontalo a lampi.
Nomina le nuove impercepite
cose del mondo in cui ora siamo
immersi. E siano i versi
attenti al comune, alla prosa
che servi. E all'arso
cicalìo delle stampanti, poi che canto
è forza di memoria e sentimento
e oggi nient'altro che il frammento
sembra ci sia dato per istanti,
tu pure tentalo, se puoi, come tanti
durando un poco oltre quel vento.
E sembra che D’Elia ci avvisi. La vita gioca all’interno di queste strutture sintattiche che chiamiamo poesia un gioco che di volta in volta è nascondersi e stanarsi e, se tutto appare sconfitto, ecco che all’improvviso si riaccende una passione. Quella di voler credere e sperare ma anche lavorare perchè tutto questo sfacelo sia cancellato .
All’interno di un sentimento di nostalgia e memoria che lui sa esprimere bene per esempio in questa poesia che sembra la descrizione di un sogno:
Così un giorno, viaggiando nei giorni ,
ti viene incontro ,balenando , l’idea
in carne ed ossa, nella fisica presenza
d’uno che più non vedi da anni…
Ed è al bancone di un bar, sorseggia, pallido
accennando un saluto , il suo caffè –dilegua..
Ed ha una busta di dischi , e non rasa
una barba di tre giorni e, nel mattino , se ne va…
Viaggiando nei giorni …e ti martella
ed a tratti la dimentichi ,ricordi
sfolgorata in un senario la vicenda
d’una estate,là,ai primordi - ed alla folla
mescolata in nevrosi ,vanità , verità…
Il sogno di un lontano mattino di aprile quando vidi tanta gente portare con sé le cose più care. E qualcuno, tra quelle, aveva anche una busta di dischi
E mi sono ricordato quello che scriveve il 7 Giugno 2009 dentro una tenda della protezione civile al campo del complesso L. Ferrari di Via Acquasanta dove avevo trovato ospitalità con i miei familiari :
Prima la sera andavamo a passeggiare
a Piazza Duomo,
io spesso rimanevo a dormire davanti il televisore.
Ora la sera per passare il tempo abbiamo
un rito collettivo a L’Aquila a Poggio Picenze
a Coppito e fino a Civita Tomassa :
controllare su internet lo sciame sismico
e bisogna stare pure attenti ai gatti che se si
accorgono
dello “sciame” fanno una carneficina.
Dunque queste sono le sere al campo ,
dove ci teniamo occupati anche a cantare ,
quando siamo romantici “paese mio che stai
sulla collina”
oppure “ Che sarà che sarà della mia vita”
e quando si va sul depresso :
“ datemi una lametta che mi sgarro le vene”,
che è sempre più frequente
o a guardare il televisore se funziona.
Ora parlando seriamente
stiamo cercando “seriamente” di trovare
una via d’uscita
a questa brutta situazione come dice l’amico
della nostra amica Paola
ma è il decreto che non trova la “via d’uscita”
dalla Camera dei deputati
e intanto io ho paura
i miei familiari hanno paura,
i miei amici hanno paura
i vigili del fuoco hanno paura
anche se per conto loro sono pure incazzati.
Era tanto per sdrammatizzare ma il dramma era vero.
Eremo Via vado di sole , L’Aquila, domenica 20 novembre 2011 .
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