

E’ nota la polemica su questo tema dell’informazione, della cattiva informazione e dell’informazione rimossa nata dalla lettura di un articolo di Claudio Magris su Il Corriere della sera ed è altrettanto nota la polemica a distanza tra il Sindaco di L’Aquila e il capo della Protezione sullo stesso tema.
Nondimeno può essere interessante soffermarsi ancora una volta sulla questione, che ci sta in testa come un chiodo fisso, per tentare di capire quali dei due terremoti ha fatto più danni alla città : quello della terra che il 6 aprile dello scorso anno si è mossa “motu proprio” o quello dei soccorritori che con le loro azioni, decisioni, condizioni, animate sicuramente da solidarietà ma non esenti a volte da interessi di parte, ingordigia, manipolazioni ecc. hanno aggiunta qualche problema a quelli che il terremoto aveva procurato.

L’iniziativa ha inteso richiamare, ancora una volta , l’attenzione di tutto il paese sul “problema L’Aquila “ per scongiurare la conseguenza che diventi una sorta di Pompei del secondo millennio. La convinzione del sindaco è che guai a spegnere i riflettori sulla città perché i problemi non sono solo dell’amministrazione , dei politici locali, dei cittadini ma dell’intero paese.
Fin qui dunque una tesi condivisibile o meno . Lo stesso giorno in cui si sarebbero dovuti recare a l’Aquila i direttori dei quotidiani hanno ricevuto dal Capo della Protezione civile un dossier sul terremoto dell’Aquila con la raccomandazione però di “allargare lo sguardo” ad un contesto più ampio, senza fermarsi solo al centro storico e quindi l’invito a considerare nella valutazione della situazione anche le realizzazioni fatte in soccorso della popolazione residente nel così detto cratere . Fin qui dunque un’altra tesi condivisibile o meno.

Ci si può chiedere infatti : ma avesse per caso ragione Bertolaso quando dice che occorre rimboccarsi le maniche e lavorare ? E provocatoriamente viene da pensare: ma questi amministratori che hanno fatto finora? E gli aquilani che hanno fatto finora? Che cosa è successo in questa città che amministratori e cittadini non hanno capito e che il Capo della Protezione civile ha capito per poter esprimere così la sua opinione?

Proviamo allora , rispetto a questo obiettivo ad accettare un attimo la logica del ragionamento e della rampogna del Capo della Protezione civile. Niente è stato fatto e nessuno ha fatto al di fuori di quello che ha fatto la Protezione civile tanto è che l’invito (diciamo così, se non l’esortazione o la raccomandazione ) è quello di rimboccarsi le maniche e lavorare. Domanda : solo la protezione civile ha dunque lavorato e con ingratitudine oggi ,qualche volta , gli aquilani e non tutti gli aquilani le chiedono conto di quello che ha fatto? Le domandano se si potevano fare cose diverse; se si poteva tenere in diverso l’urgenza che ha contraddistinto le cose fatte? E’ questa la sottesa intenzione di ogni lamentela, di ogni ansia , di ogni espresso malcontento degli aquilani?

Hanno pensato e riflettuto sulle conseguenze delle loro decisioni negli anni a venire?
Bisognava fare a tutti i costi e l’imperativo era di fare ? Che cosa? Per chi? Secondo quale piano urbanistico di ricostruzione della città? Secondo quali linee di sviluppo economico del territorio? O sono domande superflue perché l’imperativo era solo mettere un tetto in testa a qualcuno , a molti , forse a tutti ? Un tetto e solo quello ? E poi che tipo di tetto?

Abbiamo provato a guardare le due facce della medaglia, abbiamo provato a fare domande. Torniamo all’inizio del ragionamento. Ci sono stati due terremoti a L’Aquila? Probabilmente sì e il secondo è proprio quello che si sta vivendo in questi mesi e che da più parti viene segnalato, analizzato, discusso, che suscita polemiche , che induce a riflessioni e ad azioni a volte sconcertanti. Se si, vale a dire che c’è stato “un terremoto nel terremoto” che significa , come molti affermano, che il terremoto di L’Aquila è stato trattato come “un grande evento “ considerato che forse il nostro paese è abituato a considerare tutto “un grande evento”. Un giubileo in cui gli aquilani, in pellegrinaggio alle porte sante della politica, dell’informazione, della cultura , dell’intrattenimento , vanno chiedendo indulgenze. Dove indulgenza sta per proroga degli sgravi fiscali,per costante attenzione ai problemi del dopo terremoto, per aiuto alla sua economia .

Le foto sono di Daniele Aloisi
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