
Affidarsi allora alla misericordia di Dio che è amore è vivere per Dio poiché” per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno”.
Sta in questa affermazione allora il senso e il significato che possiamo conoscere e riconoscere approfondendo la lettura di due brani della Sacra Scrittura.
Il secondo Libro di Samuele (12,7-10.13) in cui il Signore chiede a Davide perché dunque ha disprezzato la sua parola facendo ciò che è male ai suoi occhi e ottenendo in risposta il riconoscimento della propria colpa con quel “ Ho peccato contro il Signore”.
E l’episodio del Vangelo di Luca nel quale Gesù incontra in casa di un fariseo una peccatrice (7,36-8).
Entrambi i brani che abbiamo ricordato letti dalla storia delle arti visive e dalla musica hanno dato origine a capolavori come il Miserere di Davide e la tela di

E’ nel Miserere che Davide implora misericordia con questi versi “Pietà di me o Dio / secondo la tua misericordia/ nel tuo grande amore / cancella il mio peccato. /Riconosco la mia colpa/ il mio peccato mi sta sempre davanti “ Ed è nel Miserere dei musicisti come Pierluigi da Palestrina a Gregorio Allegri fino a Zucchero Fornaciari per non parlare dei dodici miserere della Cappella Sistina che esplode, si cheta, rinvigorisce, si addormenta e rivive l’ansia della ricerca del perdono , nella consapevolezza che quello che salva è la fede :”La tua fede ti ha salvata : va in pace” Perdono che dà la pace.
Caravaggio che nella Chiamata di Matteo ci propone un Cristo spesso criticato dai suoi contemporanei perché sedeva con i peccatori , così come fa nella casa del fariseo, rivela in questa tela una soprendente attualità perché nelle figure attorno al tavolo emblematicamente egli rappresenta le problematiche della società a lui contemporanea che in definitiva si incontrano ancora oggi nella nostra società contemporanea..
E’ proprio il racconto fatto da Luca dell’incontro di Gesù Cristo in casa di uno dei farisei che ci conduce per mano a quel mistero che è l’amore “ ricerca continua” di perdono.

Gesù allora,in risposta al rimprovero del fariseo , passo passo ci porta ad interrogarci, usando anche per quel suo amico un metodo quasi socratico nell’invitarlo ad entrare e scavare in se stesso , portandoci a raggiungere la certezza che riconoscere il proprio peccato ci restituisce sempre dignità attraverso il perdono gratuito.

E’ però la parabola del creditore che sembra ingenerare qualche confusione quando Gesù dice :” Per questo io ti dico : sono perdonati i suoi molti peccati , perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco ama poco”. Sembra che Gesù voglia in qualche modo spronare a molto peccare. Non è così, anche se Lutero poi dirà “ ama fortemente e pecca fortemente”. Non è così perché bisogna leggere il brano nel contesto del mondo dei farisei per i quali bastava l’osservanza della legge e rendere giusti .

E’ poca cosa dunque quello che per il fariseo era tutto la giustificazione per mezzo della legge.Il perdono sta esclusivamente nella misericordia di Dio che restituice la libertà , la libertà anche dalla legge .
Così il salmista può affermare : “ (Sal. 31(32))Ti ho fatto conoscere il mio peccato /non ho coperto la mia colpa./ Ho detto :” Confesserò al Signore la mia iniquità”/ e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Dunque che cosa salva? Non la considerazione di sentirci giusti per aver osservato la legge e quindi di non aver bisogno di conversione ma la capacità di affidarsi a Dio sempre perché sempre l la nostra fragilità ci mette nella condizione di fare quello che è male ai suoi occhi.
I precetti dunque non bastano , bisogna amare come San Bernardo di un amore “la cui misura è quella dui essere senza misura e andare oltre la legge perché “ se la giustificazione viene dalla Legge Cristo è morto invano”
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