
“Va', pensiero, sull'ali dorate/va', ti posa sui clivi, sui colli,/ove olezzano, tepide e molli/l'aure dolci del suolo natal!/Del Giordano le rive saluta,/di Sionne le torri atterrate.../Oh, mia patria, sì bella e perduta!/Oh, Membranza sì cara e fatal!//Arpa d'or dei fatidici vati,/perchè muta dal salice pendi?/Le memorie nel petto raccendi,/Ci favella del tempo che fu!/O simile di Solima ai fati/traggi un suono di crudo lamento,/o t’ispiri il Signore un concento/che ne infonda al patire virtù!”
dovrebbe sostituire “Fratelli d’Italia “ l’inno scritto da Mameli .
Perché proprio il “Va’ pensiero” del Nabucco e non il “Va’ pensiero” di Zucchero Fornaciari che dice :
Va pensiero sull' ali dorate/Cross the mountains and fly over the oceans/Reach the land find the place where all children grow/Every night after listening to this lullaby./There you find the heroes alive protecting the innocents/Bless them all 'cause their simple song is so pure and wonderful./Va pensiero sull' ali dorate/Life's beautiful dream carry on for all night long./Lead them your golden wings every feel will fly away/Take them by the hand help them find an easy wayLead them back to the light back to the light/Where they once used to belongWhere they carry me children as long as they want./Va pensiero sull' ali dorate/Cross the mountains and fly over the oceans/Reach the land find the place where all children grow/Every night after listening to this lullaby/Every night after listening to this lullaby

«Nelle occasioni istituzionali si suona l’inno di Mameli, in quelle politiche il "Va’ pensiero", poi ci sono circostanze dove si possono suonare entrambi. Certo è che la nostra gente sente molto di più il coro del Nabucco, è una questione di identità: vietarlo a priori sarebbe come vietare ai baschi di cantare il loro inno».
Il coro del Nabucco dunque è una questione di identità. Ma di quale identità si sta parlando.
"Va' pensiero sull'ali dorate" lo canta il popolo ebreo che, nel "Nabucco", è stato sconfitto dagli Assiri, deportato in Babilonia e ridotto in schiavitù. Il dolore dell'esilio, dell'allontanamento è un tema molto ricorrente nell'opera lirica. Baricco fa una lettura magistrale di quest’opera e richiama anche un breve testo di Adorno che dice che la felicità è un luogo della memoria, un luogo dell'anima che si può vivere solo nel ricordo. Qualcosa che si è perduto.
E allora mi domando sostituire l’inno di Mameli con un inno del popolo ebraico?
Può essere una sciocchezza.
Scriveva tempo addietro su Città Nuova ( 27.08.2009) Mario del Bello :

Il primo. Quando nel 1842 ci fu la “prima” del Nabucco al Teatro alla Scala, si cantò certo il coro Va’ pensiero (finale dell’atto terzo), destinato poi a sicura celebrità per la semplice e autentica bellezza della melodia. Nessuno lo percepì come un messaggio antiaustriaco o un canto all’unità nazionale, Verdi non ci pensava nemmeno, tant’è vero che dedicò l’opera ad una arciduchessa austriaca. Il Nabucco infatti è, sulla scia del Mosè di Rossini, un’opera “sacra”, e il compositore, come ha affermato egli stesso, si riferiva al salmo biblico n. 136 “Presso i fiumi di Babilonia sedevamo”, e a nient’altro.
Solo diversi anni dopo, quando l’unità d’Italia si stava realizzando, i circoli risorgimentali hanno dato a questo e ad altri cori, di Verdi ,Bellini, Rossini eccetera, un significato patriottico, lontani certo dalle intenzioni degli autori.

Con Mazzini Verdi decise di comporre un inno nazionale che fu Suona la tromba, nel 1848, i cui versi, vedi un po’, furono scritti dall’amico poeta Goffredo Mameli.
La musica di Verdi non era però convincente se poi Mazzini convolò su quella, di più sicuro effetto marziale, di Michele Novaro. Verdi quindi il suo bravo inno nazionale l’ha già scritto e non vale davvero la pena di ripescarlo o di sostituirlo con altra musica sua.
Terzo. Verdi, padano purosangue, era un convinto fautore dell’unità italiana e si diede da fare con i suoi mezzi – musicali ed economici – perché si realizzasse. Fu addirittura deputato nel primo parlamento “italiano” (non padano) del 1860. Poi ebbe la saggezza, ahimè poco in uso oggi, di ritirarsi: gli artisti non sono fatti per la politica attiva: a ciascuno il suo mestiere…
Perciò l’idea ricorrente di Bossi di proporre la musica di un autore “padano” che invece padano non voleva essere ma italiano,e per di più con un brano che tutto è fuorché un inno al riscatto nazionale, suona una offesa alla sua memoria, oltre che un atteggiamento culturalmente non eccelso.

La storia insegna sempre. Se anche gli onorevoli la ascoltassero!...”
E allora se Fratelli d’Italia va sostituito perchè non scegliere tra altre aree celebri del melodramma . Non c’è che l’imbarazzo della scelta per esempio:
Dai campi dai prati, dal Mefistofele di Boito
e anche i dello stesso Verdi
O patria mia dall’Aida
O Signor dal tetto natio da I lombardi alla prima crociata
Nessun commento:
Posta un commento