venerdì 13 maggio 2011

BIBLIOFOLLIA : 150 Libri che fecero l’Italia

BIBLIOFOLLIA : 150 Libri che fecero l’Italia


Una mostra celebra al Salone del libro di Torino l’anniversario dell’unità d ‘Italia con un capolavoro per ogni anno. Dalla lista è stata tratta una prima graduatoria di quindici libri.

Su il Venerdì di Repubblica del 5 maggio così scrive di questa mostra Piero Melati .

Non è facile mettere in mostra i libri per la semplice ragione che quel che si vede e si

tocca è, nei libri, quel che meno conta. Appartengono a un altro ordine di realtà, cui si può accedere per una sola via, la lettura. La lettura è un miracolo, un prodigio che si compie all'insaputa di chi lo compie. Spesso, quando vediamo un film tratto da un libro che abbiamo molto amato, ne restiamo delusi, perché nella nostra mente, lo avevamo messo in scena meglio.


C’è , dentro di noi, un regista migliore. Ma, non potevamo certo far leggere tutti i libri pubblicati dall'unità ad oggi. E allora? Come uscirne? Abbiamo oscillato per un po' tra due linee opposte, una volitiva, fortemente simbolica - poche cose, cariche di senso, magari provocatorie- e una invece ispirata all'idea di microcosmo, il tutto in piccolo.

Alla fine, consapevoli dei nostri limiti, ci siamo rassegnati alla seconda. Un Ersotz, dunque, un sostituto, un surrogato, del tutto.

E siccome un limite deve pur esserci e gli anni sono 150, abbiamo detto 150 libri. Ma se fossero stati 1500 o 15 mila, a parte la noia, poco sarebbe cambiato. Ci sono in commercio oggi in Italia circa 500 mila libri, nei 150 anni dell'unità saranno stati qualche decina di milioni. Rispetto ai quali, come si vede, 150 o 1500 non fanno gran


differenza. I 150 libri li abbiamo presi ciascuno nella sua singolarità, senza la pretesa di associarli, apparentarli, inserirli, comporli in linee, tendenze, scuole, parrocchie. Ci è sembrato che ognuno avesse una voce singola e sola e di ciascuna voce abbiamo voluto far sentire il timbro inconfondibile. Dunque per ogni libro una pagina e, quando possibile, una frase che sintetizzi il piglio, il carattere, la fisionomia dell'autore. Oltre, naturalmente,

a una breve, ma doverosa spiegazione del perché il libro è stato scelto e all'indicazione, pratica, non bibliografica, del dove il libro è oggi reperibile.


Ma come li abbiamo scelti i 150 libri? Perché, se è d'obbligo dire - e lo diciamo subito - che questo non è un canone, né una premiazione, né un'onorificenza, nell'esercizio di qualsivoglia autorità, è però anche vero che una, scelta c'è stata e non è male renderne espliciti i criteri. Fatto salvo, naturalmente, che mai come in questo caso tante teste tante sentenze. E anzi tutte le sopradette teste sono invitate a cimentarsi nel difficile esercizio non di trovare che cosa manca, che è facilissimo, ma di scegliere che cosa cassare per far posto ai nuovi entrati. Ora, venendo al dunque, siamo partiti dall'idea che L'Italia dei libri non fosse una mostra della letteratura italiana (che è solo una sua parte), né una mostra della cultura italiana (che è molto più vasta), né una mostra dell'editoria italiana (che è fatta per metà di libri non italiani). Ma che dovesse essere una mostra costruita su due assi. uno quello della varietà, delle diversità di esperienze confluite nell'identità nazionale, l'altro quello della durata, della capacità di sedimentarsi nel tempo, fino a divenire un tratto quasi naturale, non più solo culturale, della fisionomia del Paese.


Questo doppio asse spiega ad esempio l'attenzione alla cultura da un lato e alla grande poesia del Novecento dall'altro. Abbiamo così un po'sacrificato la sociologia: nella scelta tra DArzo e Pitigrilli abbiamo scelto DArzo e abbiamo preferito Rebora a Carolina Invernizio. Ma abbiamo dato forte rilievo a Salgari. grande scrittore e precursore di Quentin Tarantino.

E sempre nella linea di scegliere i libri per quel che sono e non come rappresentativi di qualcosa d'altro, abbiamo rinunciato al Cucchiaio d'argento di Ada Boni, monumento della società italiana, per Le' el di'di mort alegher!, piccolo capolavoro espressionista del balengo Delio Tessa. Però la sfilata dei 150 libri. ciascuno con la faccetta del suo autore, ci sembrava avesse un gusto un po' cimiteriale.


Abbiamo così aggiunto 15 libri dotati di qualche attrazione espositiva,un oggetto, una voce, tre minuti di un film e 15 personaggi. nati e radicati nei libri. ma esorbitanti dai libri stessi. da Croce e Gramsci a Montanelli. Avremmo potuto, a scanso di guai, evitare gli editori. ma il loro peso nella creazione dell'Italia dei libri è stato decisivo. Sia che fossero capitani d'industria, sia che fossero uomini di libri. come i due massimi geni. Luigi Rusca e Mario Spagno!.


Nell'insieme, un intreccio di rimandi e di specchi nel quale si nascondono, sotto vari travestimenti. moltissimi altri libri. ben oltre i 150". Ne esce, alla fine, non certo un coro ordinato, piuttosto un vitale incrociarsi di voci. Illuminato da lampi a volte di perfidia, come quando DAnnunzio definisce Marinetti «un cretino fosforescente». Altre volte di pura intelligenza, come quando Croce

dice che «il legno in cui è intagliato Pinocchio è l'umanità». Altre volte ancora di felicità espressiva, come quando Manganelli vede in De Sanctis non il critico e lo storico, ma «il sindaco» della letteratura italiana, «eletto e stimato da forze ostinatamente progressiste che vogliono conti chiari e niente bighelloni e puttane per le strade»,


La mostra, come ogni favola, ha una sua morale. Anzi due, La prima è la scoperta di una cultura libraria non solo dignitosa, ma alta e ricca: la nostra. La seconda è una riflessione sul cammino che abbiamo percorso in questi 150 anni. Che cosa era, culturalmente parlando, il nostro Paese nel 1861? Quanto eravamo lontani dalla Francia, dall'Inghilterra, dalla Germania? In un secolo e mezzo, attraverso due guerre mondiali e una guerra civile, abbiamo attraversato il deserto, siamo divenuti uno dei grandi Paesi del libro. La nostra mostra vuole essere anche questo, un omaggio agli autori. agli editori, ai bibliotecari. ai librai. a tutta la gente del libro. A coloro che hanno compiuto questo miracolo.


Ecco una specie di hip parade :

1867 Ippolito Nievo Le confessioni di un ottuagenario

1880 Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio

1886 Edmondo De Amicis Cuore

1891 Giovanni Pascoli Myricae

1919 Giuseppe Ungaretti Allegria di naufraghi

1923 Italo Svevo La coscienza di Zeno

1925 Eugenio Montale Ossi di seppia

1929 Alberto Moravia Gli indifferenti

1947 Primo Levi Se questo è un uomo

1948 Giovanni Guareschi Don Camillo

1957 Italo Calvino Il barone rampante

1957 Carlo Emilio Gadda Quel pasticciaccio brutto di Via Merulana

1958 G. Tomasi di Lampedusa Il Gattopardo

1980 Umberto Eco Il nome della rosa

2006 Roberto Saviano Gomorra

Eremo Via vado di sole , L’Aquila venerdì 13 maggio 2011


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