“Contemplavo sempre il Signore innanzi a me ; egli sta alla mia destra perché io non vacilli . Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua e anche la mia carne riposerà nella speranza perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione “
Attraverso la voce profetica di Davide noi possiamo contemplare, nella nostra vita di oggi la resurrezione di Cristo. Quelli che l’hanno vita e ne sono stati testimoni ce la raccontano in termini concreti e reali e ci invitano , in termini altrettanto concreti e reali, ad incontrare quel Gesù Cristo che messo a morte , morì, fu sepolto e resuscitò il terzo giorno.
Il racconto che gli apostoli ci fanno di quell’avvenimento ci invita a non aver paura , ad aprire le porte della nostra vita a Cristo sollevando il velo che spesso copre il nostro sguardo e appunto di allontana da lui .
Così Luca , negli Atti degli apostoli di questa terza domenica da Pasqua/ A ( 2,14° 22-23 ) e Pietro Apostolo nella sua prima lettera (1 , 17-21) che afferma di “essere stati liberati non a prezzo di cose effimere , come argento ed oro ….” “ ma con il sangue prezioso di Cristo ,agnello senza difetti e senza macchia . Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo … e Dio lo ha resuscitato dai morti e gli ha dato gloria.”
Davide dunque guarda a Cristo con il dono della profezia, gli Apostoli guardano a Cristo con il dono della testimonianza noi guardiamo a Cristo con il dono della fede.
E’ proprio questo dono appunto che ci permette di aprire le porte a Cristo , le porte della nostra vita per un incontro costante. Solo che quel dono della fede che vive della gratuità, appunto perché è un dono , deve essere continuamente rinsaldato con un atteggiamento di disponibilità ma anche di collaborazione.
E proprio Luca nel suo racconto dell’incontro tra i discepoli di Emmaus e il loro Signore che ci aiuta a comprendere il cammino della fede.
Perché Luca ci conduce per mano a riflettere appunto su quelli che sono i presupposti per un incontro con Cristo. Dice il racconto evangelico che ad un tratto si aprirono loro gli occhi e riconobbero il loro Signore. Quante volte i nostri occhi sono chiusi. E’ certo l’iniziativa è sempre del nostro Signore Gesù Cristo che si fa riconoscere ma sta a noi preparare questo incontro con quello che Luca sembra evidenziare : studio delle scritture, accoglienza degli altri, disponibilità e soprattutto condivisione di quel pane di vita che è anch’esso sommamente dono .
Come ad Emmaus il Signore si affianca al nostro cammino e percorre con noi le strade della vita in un viaggio di speranza per sollevarci dalle nostre tristezze e dalle nostre delusioni.
“eucarestia, comunione e carità” sono i punti sostanziali come dicono i vescovi per andare incontro al Signore che viene “ che viene incontro all’uomo… facendosi suo compagno di viaggio “ come afferma Benedetto XVI in Sacramentum caritatis .
A rigore di cose, non si tratta di una apparizione, e Luca evita di usare questo termine, dal momento che all'evangelista interessa porre l'accento sull'itinerario da percorrere per "riconoscere" una Presenza, e non sul fatto di "vedere" una Persona. Si può allora parlare di una catechesi itinerante che sviluppa il cammino quotidiano che dobbiamo compiere per "riconoscere" Gesù "vivente" in mezzo a noi.
Se si considerano in sequenza le due domeniche di Pasqua che precedono, è possibile riconoscere la pedagogia con la quale la liturgia ci guida a vivere il mistero del Risorto. Nella prima domanica di Pasqua si ribadiva la verità storico-mistica della risurrezione di Gesù. La precedente seconda domenica di Pasqua ci aveva guidato ad addentrarci al significato della identità del Signore-risorto con il Signore-crocifisso, annunciando i frutti di questo mistero nel perdono dei peccati e nel dono dello Spirito Santo.
Questa pedagogia, iniziata con la domenica di Risurrezione, continua in questa terza domenica di Pasqua in forma specifica e molto istruttiva, invitandoci a comprendere il brano del Vangelo "come cammino che porta alla fede" nel Signore risorto.
La svolta avviene “nello spezzare il pane”, un modo nuovo e colmo della sua presenza in loro, nei loro cuori, molto più che attraverso gli occhi e gli orecchi. I discepoli hanno chiesto al viandante che li accompagnava di rimanere con loro e nello spezzare il Pane riconoscono il Signore in mezzo a loro. L’Eucaristia è il vero modo di “rimanere” di Gesù in noi e di noi in lui.
Quelli della via. Così erano chiamati i discepoli, prima di esser detti cristiani. Gente che cammina, che segue una strada, come Israele nel deserto. I cristiani andranno pure nel deserto, ma non senza una guida, essi vanno dietro il Signore; il camminare del Vangelo non è un vagare, vagabondare. Spesso il cammino è come quello dei discepoli di Èmmaus: prima col volto triste, ma poi rifatto pieni di gioia.
Èmmaus è l’esemplare del dialogo della verità. Verso Èmmaus camminano due persone che, nonostante la delusione, hanno ancora il coraggio di stare insieme. La loro interrogazione è sulla morte: lo hanno crocifisso, è finita e loro ci speravano tanto! Non hanno elementi per superare la tristezza; avevano creduto, sperato, ma ora sono disperati. Ecco però un terzo che si affianca al loro cammino, commenta la Parola e li invita al banchetto. Questo terzo è la verità, il vero interprete (ermeneuta) che apparecchia la cena, dando se stesso in cibo. I due torneranno gioiosi nella comunità-chiesa. Il loro dialogo – dia-logos – è stato il luogo nel quale il Logos ha parlato. I discepoli di Èmmaus hanno vissuto un'esperienza di verità e questa verità è coincisa con l’amore di avere Gesù in mezzo a loro. Questa sarà la loro testimonianza.
Nel testo sono inseriti anche passi i tratti da Quram e http://www.rosarioleverano.it/news/content/36/9/commento-al-vangelo--terza-domenica-di-pasqua--emmaus.htm
martedì 10 maggio 2011
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