Dov’era una volta il tennis , nel piccolo rettangolo difeso dalla massicciata su cui dominano i pini selvatici, cresce ora la gramigna e raspano i conigli nelle ore di libera uscita. Qui vennero un giorno a giocare due sorelle, due bianche farfalle, nelle prime ore del pomeriggio. Verso levante la vista è ancora libera e le umide rocce del Corone maturano sempre l’uva forte per lo sciacchetrà. E’ curioso pensare che ognuno di noi ha un paese come questo e, sia pur diversissimo, che dovrà restare il suo paesaggio immutabile
Accade che le affinità d’anima non giungano
Ai gesti e alle parole ma rimangono
Effuse come un magnetismo. E’ raro
Ma accade
Può darsi che sia vera soltanto la lontananza verso l’oblio, era la foglia secca
Più del fresco germoglio.
Tanto ed altro può darsi o dirsi.
Comprendo la tua caparbia volontà di essere sempre assente
Perché solo così si manifestala tua magia.
Innumeri le astuzie che intendo.
Da tempo stiamo provando la rappresentazione
ma il guaio è che non siamo sempre gli stessi.
Molti sono già i morti, altri cambiano sesso,
mutano barbe volti lingua o età.
Da anni prepariamo (da secoli) le parti,
“il signore è servito” e nulla di più.
da millenni attendiamo che qualcuno
ci saluti al proscenio con battimani
o anche con qualche fischio, non importa,
purchè ci riconforti un nous sommes là.
Purtroppo non pensiamo in francese e così
restiamo sempre al qui e mai al là.
Le parole
se si ridestano
rifiutano la sede
più propizia, la carta di Fabriano, l’inchiostro
di china, la cartella
di cuoio o di velluto
che le tenga in segreto.
Le parole
quando si svegliano
si adagiano sul retro
delle fatture, sui margini
dei bollettini del lotto
delle partecipazioni
matrimoniali o di lutto.
Le parole non chiedono meglioche l’imbroglio dei tasti
nell’Olivetti portatile,
che il buio dei taschini, che il fondo
dei cestini, ridottevi
in pallottole;
le parole non sono affatto felici
di essere buttate fuori
come zambracche e accolte
con furore di plausi
e disonore;
le parole
sono di tutti e invano
si celano nei dizionari
perché c’è sempre il marrano
che dissotterra i tartufi
più puzzolenti e più rari;
le parole
dopo una lunga attesa
rinunziano alla speranza di essere pronunziate
una volta per tutte
e poi morire
con chi le ha possedute.
Da Eugenio Montale : Dov'era il tennis ,Ex voto,Qui e là ,Le Parole
Eremo Via vado di sole , L'Aquila, domenica 22 maggio 2011
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