Il movimento «sa benissimo chi siamo. E sapeva quello che intendevamo fare. Come lo sapevano gli sbirri. Lo abbiamo annunciato pubblicamente». Sono le parole di F. un black bloc trentenne intervistato da Repubblica che racconta come la preparazione per gli scontri di Roma durante la manifestazione degli indignati vada avanti da un anno. «Abbiamo fatto un 'master' in Grecia», ammette F. Che così racconta: «Per un anno, una volta al mese, siamo partiti in traghetto da Brindisi, con biglietti di posto ponte, perchè non si sa mai che a qualcuno viene voglia di controllare - afferma - E i compagni ateniesi ci hanno fatto capire che la guerriglia urbana è un'arte in cui vince l'organizzazione. Un anno fa avevamo solo una gran voglia di sfasciare tutto. Ora sappiamo come sfasciare. A Roma abbiamo vinto perchè avevamo un'organizzazione». F. descrive al quotidiano i dettagli dell' «organizzazione»: «eravamo divisi in due 'falangi'. I primi 500 si sono armati a inizio manifestazione e avevano il compito di devastare via Cavour.
Altri 300 li proteggevano alle spalle». «Ci hanno lasciato sfilare a via Labicana e quando ci hanno attaccato lì - prosegue l'anonimo black bloc intervistato da Repubblica - anche la seconda falange dei 300 ha cominciato a combattere. E così hanno scoperto quanti eravamo davvero», e poi a piazza San Giovanni «l'ultima sorpresa». «La sera di venerdì avevamo lasciato un furgone Ducato bianco all'altezza degli archi che portano a via Sannio - dice F. - Dentro quel Ducato avevamo armi per vincere non una battaglia ma la guerra». Quanto alle forze dell'ordine, F. afferma che «dal G8 di Genova in poi si muovono sempre più lentamente. Quei loro blindati sono bersagli straordinari. Prenderli ai fianchi è uno scherzo. Squarci due ruote, infili un fumogeno o una bomba carta vicino al serbatoio ed è fatta».
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, lunedì 17 ottobre 2011
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