martedì 18 ottobre 2011

AUTODAFE’ : Andrea Zanzotto

AUTODAFE’ : Andrea Zanzotto

Il poeta Andrea Zanzotto è morto oggi all'ospedale di Conegliano Veneto. Il 10 ottobre aveva compiuto 90 anni. Zanzotto, il cui nome era stato caldeggiato più volte per il Nobel della letteratura, era stato ricoverato ieri ed è spirato alle 10.30 per un collasso cardiocircolatorio. Il grande intellettuale negli ultimi anni era stato ricoverato varie volte.

L'esperienza partigiana e l'attaccamento al suo 'territorio' ed al suo passato ne hanno segnato l'opera, tornando attraverso i temi sociali, politici e ambientali. Nel giorno del suo 90° compleanno era stato intervistato dal Tg3 del Veneto nella sua casa di Soligo: "Che cosa si capisce della vita dopo 90 anni? Niente - aveva risposto al giornalista - per dire parole che valgano la pena bisognerebbe almeno averne 900 di anni...".

"Non ho nulla da dire", ha detto Luciano Cecchinel, che Zanzotto considerava il suo erede. "Avevo sentito per telefono Andrea tre giorni fa e l'avevo sentito in difficoltà, come però era capitato altre volte. Nulla lasciava presagire il peggio".

Scrive Flora Botta in http://lnx.whipart.it/letteratura/3608/poesia-zanzotto-sovrimpressioni-florabotta.html “C'è un costante riferimento al ciclo della vita in ogni concetto espresso da Zanzotto: il nascere, il vivere e il morire. Dei pensieri, dei ricordi, di quello che è stato ieri. Tutto si esplica e si costruisce nella negazione e in quello che non è, per scomparire ed esistere proprio attraverso questo incessante ritmo esistenziale. Non solo. Accanto al ricordo sfumato di quei paesaggi, egli registra i mutamenti di un'epoca, tra disincanto e illusione, tra superstiti meraviglie e territori inquinati, tra luoghi incantati e "sempre più orge e ammucchiate/ e intrichi di catene alimentari...".

Continuando afferma ancora : “La natura diventa dunque la più grande musa del poeta, la sua più intima compagna. E quel paesaggio antico resuscita e muore attraverso le sue parole sia nei concetti che lo esprimono sia nella scelta grafica che li accompagna. Nel primo verso di "Ligonàs", II, infatti, il lemma "paesaggio" viene rinchiuso in parentesi quadre e cancellato, nell'intento di significare un'esistenza privata della sua originaria bellezza, del sue essere incontaminata, inviolata, limpida e pura. Tuttavia, questo "scheletro con pochi brandelli", com'egli definirà il paesaggio, diventa terapia al "nero del fato, benessere per l'io del poeta "tu dài, distribuisci con dolcezza/ e con lene distrazione il bene/ dell'identità, dell''io'"... Diventa il tramite per guardarsi, analizzarsi, scomporsi e ricomporsi nella stessa natura. L'io si estrinseca nel vento, nella luna, nel sole, nelle valli, nei fiori, nelle formiche. Esce da sé per viversi in lei, in una unione salvifica, che preserva la memoria di quel che fu. Esce da sé rimuovendo la contingenza storica, quel post-hiroshima devastante per desiderio assoluto di esprimere la bellezza edenica della natura, dimenticando consciamente l'uomo in quanto come egli stesso affermerà: "Non avrei potuto più guardare le colline che mi erano familiari come qualcosa di bello e di dolce, sapendo che là erano stati massacrati tanti ragazzi innocenti."

Zanzotto iniziò a insegnare all'età di sedici anni. Laureatosi in Lettere all'Università di Padova nel 1941, ebbe come insegnanti il poeta Diego Valeri e il latinista Concetto Marchesi. Zanzotto partecipò alla Resistenza veneta nelle file di Giustizia e Libertà occupandosi della stampa e della propaganda del movimento.

Nel 1946, terminato l'anno scolastico, decise di emigrare. Si recò in Svizzera ed in seguito in Francia per poi rientrare in Italia alla fine del 1947 quando sembravano riaperte le prospettive d'insegnamento. Negli anni dal 1947 al '50 partecipò al Premio Libera Stampa di Lugano dove venne segnalato dalla giuria e dove ebbe modo di conoscere molti letterati e critici tra i quali Carlo Bo e Luciano Anceschi. Si dedicò inoltre alla preparazione di diverse prove di concorso e della laurea in filosofia. Completati gli esami necessari, al momento della tesi incentrata su Kafka, si fermò a causa dell'insufficiente conoscenza del tedesco. Ottenne l'abilitazione in italiano, latino, greco, storia e geografia e nell'anno scolastico 1949-50 insegnò al Liceo Flaminio di Vittorio Veneto.

Nel 1950 concorse al Premio San Babila per la sezione inediti: la giuria era composta da Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Vittorio Sereni e gli attribuirono il primo premio per un gruppo di poesie, composte tra il 1940 e il 1948, che sarà poi pubblicato nel 1951 con il titolo ''Dietro il paesaggio'', l'esordio poetico che gli fece abbandonare l'insegnamento.

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Che cosa si capisce della vita dopo 90 anni? Niente''. Cosi' il poeta Andrea Zanzotto aveva risposto in un'intervista al Tg3 del Veneto il 10 ottobre scorso, giorno del 90imo compleanno, che aveva trascorso nella

sua casa di Pieve di Soligo, sulle colline trevigiane. ''Cosa vuole che si capisca in 90 anni ? - aveva aggiunto - Per dire parole che valgano la pena bisognerebbe almeno averne 900 di anni...''.

Scrive oggi , giorno della sua morte il Fatto quotidiano : “ Che sarà della neve/che sarà di noi?/Una curva sul ghiaccio/e poi e poi… Inizia così «Sì, ancora la neve”, una delle più ispirate poesie di Andrea Zanzotto, il grande poeta morto oggi, a novant’anni, all’ospedale di Conegliano Veneto.

…che sarà del libero arbitrio e del destino/e di chi ha perso nella neve il cammino… continua il testo. E già da questi pochi versi si intuiscono le tematiche care al poeta che sempre nella sua lunga vita è stato in prima fila nelle battaglie per la giustizia sociale e per la difesa dell’ambiente….

…I primi a riconoscere le sue doti furono i grandi poeti che componevano la giuria del premio San Babila (Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Vittorio Sereni) che gli attribuirono il primo premio per un gruppo di poesie, composte tra il 1940 e il 1948, che sarà poi pubblicato nel 1951 con il titolo Dietro il paesaggio.

Poeta molto prolifico, non abbandonò mai la professione di insegnante, alla quale affiancò quella di critico letterario: scrisse per L’Approdo letterario, Nuovi argomenti, Il Giorno, L’Avanti!, Il Corriere della sera. Fra i suoi più importanti volumi in versi va senz’altro ricordato il volume La beltà (1968), tuttora considerato la raccolta fondamentale della sua opera.

Sempre attento all’attualità, non solo politica, nel 1969 pubblicò Gli sguardi, i fatti e Senhal, scritto subito dopo lo sbarco sulla luna. Un incontro fondamentale fu quello, nel 1976, con Federico Fellini, con il quale collaborò per il Casanova. Nel 1970 scrisse poi alcuni dialoghi e stralci della sceneggiatura de La città delle donne.

Poeta sperimentale (“L’idea dello sperimentalismo l’ho sempre implicitamente accettata perché non ho mai creduto a una poesia “immobile”, pur avendo sempre davanti modelli classici, irrinunciabile luce ed enigma) Zanzotto non ha fatto parte di gruppi e correnti letterarie: “Io credevo alle amicizie, alle sintonie parziali, non ai gruppi. Il gruppo rappresentava per me la gestione di qualcosa di extraletterario, mentre io pensavo che ognuno dovesse seguire la sua strada e poi confrontarsi con gli altri”.

Tutta la sua poetica ha ruotato attorno all’uomo e ai suoi misteri: “L’uomo sta ribollendo nel proprio enigma, e la poesia non può dare che dei lampi di “consolazione”, nei quali appare ancora il miraggio dell’autofondazione e dell’autogiustificazione dell’essere. In essa c’è dunque un qualche valore, almeno provvisorio. Ma il quadro che abbiamo di fronte è quello di una catastrofe “ecologica” della mente».

Su You Tube vedere assolutamente tre video : 1) Andrea Zanzotto e il “Quartiere del Piave “ 2)Andrea Zanzotto i versi nati dall’indignazione 3) E la nave va

Da "IX ECLOGHE"

"L'attimo fuggente"

"Le front comme un drapeau perdu"

Ancora qui. Lo riconosco. In orbite

di coazione. Gli altri nell'incorposa

increante libertà. Dal monte

che con troppo alte selve m'affronta

tento vedere e vedermi,

mentre allegria irrita di lumi

san Silvestro, sparge laggiù la notte

di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.

E. E, puro vento, sola neve, ch'io toccherò tra poco.

Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.

In voi fui, sono, mi avete atteso,

non mai dubbio v'ha offesi.

Sarai, anima e neve,

tu: colei che non sa

oltre l'immacolato tacere.

Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.

E' questo il sospiro che discrimina

che culmina, "l'attimo fuggente".

E' questo il crisma nel cui odore io dico:

sì, mi hai raccolto

su da me stesso e con te entro

nella fonte dell'anno.

Biografia

Andrea Zanzotto è nato a Pieve di Soligo (Treviso) nel 1921. Si è laureato in Lettere all'Università di Padova nel 1941e ha vissuto a lungo in Francia e Svizzera. Tornato in Italia, si è stabilito nel suo paese natale, dove vive tuttora. Poeta, traduttore e critico letterario, Andrea Zanzotto è un attento osservatore del nostro tempo ("scrivo versi per attraversare quest' epoca rotta e accidentata"). Le sue opere sono state tradotte in varie lingue e gli sono stati conferiti numerosi premi in Italia e all'estero (Premio Viareggio 1979, Premio Librex-Montale 1983, Premio Feltrinelli dell'Accademia dei Lincei 1987 per la poesia). È unanimemente considerato dalla critica come uno dei più importanti poeti del secondo Novecento.

Bibliografia sintetica

Tutta la sua opera poetica (e parte dell'opera in prosa) è compresa nel Meridiano Mondadori ''Le poesie e prose scelte'' (1999).

Dietro il Paesaggio, 1951 Vocativo, Mondadori, 1957IX Ecloghe, Mondadori, 1962La Beltà, 1968

Gli sguardi i fatti e Senhal, Mondadori, 1969Pasque, 1973Filò, 1976Essere Venezia, con F. Roiter, Magnus, 1977Il galateo in bosco, Mondadori, 1978La storia dello zio Tonto/La storia del Barba Zuchon, Lisciani e Giunti, 1980 (Corraini 1997) Fosfeni, Mondadori, 1983Idioma, Mondadori, 1986Filò. Per il Casanova di Fellini, con F. Fellini, Mondadori, 1988Fantasie di avvicinamento, Mondadori, 1991 Aura e disincanti nel Novecento letterario, Mondadori, 1994 Sull'altopiano e prose varie, Pozza, 1995 Meteo, Donzelli, 1996 Parole per vivere, con D. M. Turoldo, Casagrande, 1996 Lagune, con F. Roiter e H. Hesse, Marsilio, 1997 Poesie (1938-1986), Mondadori, 1997

Poesie e prose scelte, Mondadori, 1999 Di là dal Piave. Sulla strada del vino bianco, con G. Bruno e A. Madaro, Biblos, 2000 Poesie, Mondadori, 2000 Sovrimpressioni, Mondadori, 2001 Scritti sulla letteratura, Mondadori, 2001Pracht-La beltà, Folio, 2002 Valdobbiadene. Terra felice con G. Comisso, Biblos, 2002 Gli sguardi, i fatti e Senhal/Signale Senhal. Ediz. italiana e tedesca, Folio, 2002 Leggere e scrivere in tutti i sensi con G. Bevilacqua e G. Quarenghi, Morgana, 2003 La storia dello zio tonto o del Barba Zhucon, con Marco N. Rotelli, Corraini, 2004

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 18 ottobre 2011

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