L'Aquila, 9 ott 2011 - L'Aquila deve ripartire proprio dalle sue antiche mura. Per questo il popolo delle carriole, tornato in azione dopo una fase di riflessione, ha deciso di concentrare gli sforzi sulla riqualificazione del tratto della cinta murarie che si affaccia lungo il viale della stazione. Un'azione simbolica tesa a chiedere che le mura vengano sottoposte a vincolo e riqualificate, riportando alla luce anche le sei porte interrate della città. Quello che la gente vuole è che venga realizzato a ridosso delle mura un parco diffuso, un'area dove i cittadini che non hanno più luoghi di aggregazione possano passeggiare e incontrarsi.
Per l'occasione i pochi volontari temerari, visto il tempo inclemente, hanno scovato una stampa della Parigi della Rivoluzione francese in cui è raffigurato come le carriole siano state le protagoniste del movimento di ricostruzione dopo la presa della Bastiglia del 1789. «Anche il popolo delle carriole - era scritto su uno stendardo che guidava il corteo dei volontari - sta ricostruendo barricate etiche e civili contro le fameliche cricche». In processione i cittadini, dal piazzale della stazione, si sono diretti verso il tratto di mura che costeggia via XXV aprile, poco prima però tutti insieme hanno fatto tappa dinanzi ad un grosso masso staccatosi della cinta muraria in seguito al sisma e rimasto lì fino ad ora. Proprio l'enorme cumulo di pietre ha fatto da tavolino per la torta e lo spumante portato dal popolo delle carriole per celebrare i 30 mesi dal sisma. «Immota manet 30 mesi» era scritto sulla torta distribuita a tutti i presenti. Dopo il brindisi liberatorio alla salute del terremoto, tutti al lavoro con carriole, falci, rastrelli, rasa erba e attrezzi da giardinaggio per strappare all'incuria una parte della storia della città. «Sulle mura bisogna attirare l'attenzione – ha spiegato la presidente dell'Archeo club Maria Rita Acone – Da sempre sono state bistrattate dagli aquilani invece secondo noi è necessario creare a ridosso della cinta muraria un parco diffuso». In molti hanno riflettuto sul fatto che perfino la ristretta zona di rispetto delle mura di tre metri dopo il sisma è stata violata in più punti, un esempio per tutti è quello di viale della Croce rossa. La nuova L'Aquila invece deve ripartire proprio dalle antiche mura che, come ricordato dallo studioso aquilano,
Antonio Gasbarrini erano più lunghe di quelle della città di Napoli secondo quanto testimoniato da Pico Fonticulano. «Nella sua mappa della città Pico disegnò 13 porte – spiega Gasbarrini fra una sforbiciata e e l'altra - anche se in realtà erano 12; nel 1275 invece erano solo quattro e collegavano in modo assiale la città. A ridosso delle mura c'era il pomerio, ossia una zona di 5 canne (circa 10 metri) in cui non si poteva né costruire, né seminare né togliere la breccia. Per i trasgressori erano previste multe salate». Fondamentale per Gasbarrini e per tutti i volontari, che le mura siano restituite al loro antico splendore realizzando un parco diffuso. Secondo quanto appreso il sindaco Massimo Cialente avrebbe chiesto 11 milioni di euro per la riqualificazione del perimetro, nessun passo avanti invece sul fronte della tutela se non l'apposizione del vincolo, prima del sisma, lungo il tratto che dalla stazione conduce a Porta Rivera. Secondo Franco Salvati di Legambiente è necessario passare dalla fase della volontà a quella del dovere.
Una parte dell'assemblea cittadina ha criticato la scelta di svolgerela manifestazione in periferia abbandonando il centro storico, chiedendo che la prossima iniziativa torni in centro storico. Una delle volontarie ha posto l'accento sull'importanza di non abbassare la guardia sul centro storico rivelando che molti oggetti preziosi e stemmi nobiliari che si trovavano all'interno di case del centro storico dell'Aquila sono stati rinvenuti al mercatino delle pulci di Porta Portese a Roma. A.Cal.
[Foto di Raimondo Fanale]
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