giovedì 9 febbraio 2012

COTTO E CRUDO : La terra a chi la lavora !

COTTO E CRUDO  : La terra a chi la lavora  !

Definire  l’automobile come  un motore a scoppio  su cui poggiare il culo  per farsi trasportare da un posto all’altro  è una innocua impertinenza.
Non può certo essere  un’impertinenza ed è forse una irriverenza  quella che considera il motore a scoppio applicato ad una abitacolo  (dicesi automobile, camion  ecc.) di volta in volta come la causa  e l’effetto di fenomeni  individuali e collettivi  che hanno segnato e  segnano la nostra vita ormai da quasi un secolo , nel nostro paese.
Mi riferisco al problema del trasporto  e della produzione di mezzi di trasporto  visti per esempio  nell’ottica delle infrastrutture di questo  paese, delle politiche industriali  ( da Valletta a Marchionne ), degli azionisti o delle famiglie azioniste delle case  costruttrici  di autoveicoli,  dei  concessionari con i loro saloni automobilistici, per arrivare ai così detti padroncini del trasporto su gomma  ( che in questo paese ha scarse alternative in quello ferroviario, cabotaggio e canali  ) ,ai benzinai e alla mancata liberalizzazione delle loro pompe, alle compagnie petrolifere , alle famiglie italiane che ad ogni  rincaro del carburante spendono sempre più per spostarsi.
Un lungo elenco per mettere nel problema  tutti o quasi tutti gli elementi di  analisi  per chi voglia esaminare il problema.
In realtà  voglio però affrontare un solo problema: quello del trasporto   su gomma delle derrate alimentari  che causa  ansie per l’approvvigionamento  ( sciopero  dei trasportatori ), rincaro di costi  ( per l’aumento dei carburanti , per l’inclemenze  atmosferiche ) ,spreco della produzione agricola ( che a certi prezzi viene lasciata sul campo  e anche per altre cause ,vedi politiche di incentivi all’agricoltura da parte dell’Europa ) . Ma soprattutto voglio affrontare il problema della concentrazione delle produzioni agricole che rendono necessarie il trasporto delle derrate da un luogo all’altro del nostro paese.
In alternativa con costi minori  per esempio occorrerebbe dare spazio ai mercati  con derrate alimentare a chilometro zero  preferendo dunque queste iniziative alla grande distribuzione. Che non solo fa il prezzo delle derrate ma  fa anche la politica della imposizione delle derrate stesse. A chi non è capitato di entrare in un supermercato con la lista della spesa fatta a casa guardando nei ripostigli e nei pensili e di uscire dal supermercato con un carrello pieno di tutt’altri  prodotti ,guidati nell’acquisto dal filo del risparmio per le offerte che  il supermercato suggerisce facendo implicitamente una politica di   affermazione di certi prodotti. Molte volte che stanno per scadere.


In un paese come il nostro, la cui logistica dei trasporti – ricorda Coldiretti -  si affida per l’86% alla rete stradale,a schizzare all’insu’ – per reazione naturale –  quando aumenta il prezzo dei carburanti e’ il prezzo dei generi alimentari che, per l’appunto, viaggiano tutti su gomma. Basti pensare, a titolo d’esempio, che benzina, trasporti e logistica incidono complessivamente per circa un terzo sui costi della frutta e verdura e dei prodotti alimentari e delle bevande in vendita nei supermercatiSecondo Federconsumatori e’ ipotizzabile che per la sola spesa alimentare le famiglie italiane dovranno mettere, alla voce uscita, sul piatto della bilancia € 1.000,00 in piu’ rispetto al 2011. La benzina, in definitiva , infiamma la vita e, purtroppo, in particolare il costo della stessa per le famiglie italiane.

Qual è la situazione  delle aziende agricole ?In   Italia il processo di concentrazione delle terre ha ripreso vigore: l’1% delle aziende controlla il 30% delle terre agricole. Circa 22.000 aziende, con una taglia superiore ai 100 ettari, si spartiscono oltre 6,5 milioni di ettari di superficie agricola, e negli ultimi 10 anni c’è un crollo del numero delle aziende con una taglia sotto i 20 ettari. L’agricoltura familiare, quella con una taglia inferiore ai 20 ettari che è il cuore dell’agricoltura italiana, viene decimata.

Sono i dati analizzati dall’ong CROCEVIA, da oltre 50 impegnata nella difesa dell’agricoltura contadina, che lancia il rapporto ‘Terra e agricoltura. Il caso italiano- Land grabbing: case studies in Italy’ (Scarica il Rapporto)

A partire dal Censimento agricolo del 2010 prende in esame i processi di concentrazione, controllo, integrazione, espropriazione delle terre. Sottolineando i limiti delle politiche pubbliche e l’erosione della capacità produttiva agricola. E’ di fronte a questa fotografia dell’agricoltura italiana che bisogna analizzare le norme relative alla dismissione dei terreni agricoli demaniali varate dal Governo Monti‘

La nuova versione del pacchetto agroalimentare è migliorata rispetto a dicembre scorso, ma non affronta i nodi cruciali della crisi della agricoltura italiana’ spiega Antonio Onorati, presidente Crocevia ‘non ci sono misure contro la concentrazione e a favore delle piccole aziende, che per poter resistere e sopravvivere alla crisi devono poter allargare la superficie coltivabile.

Non serve vendere la terra, bisogna facilitare l'accesso alle risorse’.

Come si legge nello studio, infatti, l’accesso alla terra attraverso il mercato fondiario non solo non favorisce l’ingresso dei giovani in agricoltura ma – considerando che di fatto quasi tutta la terra agricola è vicina ad insediamenti urbani – finisce per favorire la speculazione edilizia e il radicamento nell’economia legale di capitali di origine illegale o, comunque, non d’origine agricola.

Finora con le politiche agricole italiane e con la PAC europea è stata favorita l’agricoltura industriale di grande taglia intensiva in capitali, le piccole aziende familiari che hanno resistito nonostante tutto invece sono intensive in lavoro, spiega ancora Onorati, ‘

A differenza di qualunque altro settore produttivo, in agricoltura la qualità dei prodotti è direttamente legata alla qualità e alla quantità del lavoro umano impiegato e solo le piccole aziende agricole hanno la capacità di proteggere e mantenere la produzione delle eccellenze Made in Italy’.

Per riprendere la via dello sviluppo e dell’occupazione, come il Presidente del Consiglio continua a ripetere, sottolinea il presidente di Crocevia ‘ si dovrebbe contare sulle aziende medie piccole e piccolissime – che sono un milione e costituiscono il cuore produttivo del cibo in Italia - sono loro che potrebbero reagire più rapidamente alla crisi se appoggiate con misure strutturali e legislative, che non comportano maggiore spesa per lo Stato. Ad esempio, favorire l'affitto agrario a un equo canone, dare priorità ai giovani e alle donne, e all’agricoltura familiare di piccola taglia, al di sotto di 30 ettari’.

Centrale nello studio ‘Terra e agricoltura. Il caso italiano’ è l’analisi del sequestro del diritto a produrre:

la concentrazione delle terre e del diritto a produrre attraverso il suo sequestro è stato il risultato di politiche e non di una ineluttabile decadenza del settore agricolo. L’Italia, una delle 2 grandi agricolture europee, è oggi ostaggio delle proteste dei camionisti grazie alla innaturale concentrazione solo in alcune regioni di produzioni agricole come latte, carne, frutta e verdura. Fino agli anni 80 queste erano ancora largamente decentralizzate su tutto il paese e distribuite localmente, oggi la dipendenza dal trasporto sulle lunghe distanza testimonia il fallimento della concentrazione del diritto a produrre necessario all’industrializzazione dell’agricoltura.

Garantire un accesso facilitato all’uso della terra per i contadini e proteggerne prioritariamente l’uso che questi ne fanno.

Di questo abbiamo bisogno anche per dare un contributo alle crisi che attanagliano il paese, quella economica, quella finanziaria e quella ecologica. Le aziende che sono scomparse non possono rinascere e la sofferenza di quei fallimenti non sarà compensata, ma almeno si può immaginare di consolidare le piccole aziende contadini e di crearne delle nuove per fermare il processo di desertificazione agraria che ai più sembra ormai inarrestabile. Sono queste le stesse preoccupazioni oggetto della campagna La Terra a chi la lavora! promossa da Crocevia insieme a Terra Nuova e con le organizzazioni contadine dei paesi del sud del mondo.

Fonte   : Il Centro Internazionale Crocevia è un’Organizzazione Non Governativa di Cooperazione Internazionale e Solidarieta’, senza fini di lucro, nata nel 1958 e riconosciuta Ente Morale nel 1962. Da oltre 50 anni Crocevia lavora, insieme alle comunita’ locali e le organizzazioni sociali, nei settori dell’educazione, della comunicazione e dell’agricoltura, promuovendo e realizzando progetti di cooperazione internazionale in Medio Oriente, Asia, Africa e America Latina. Dal 1996 sostiene ed assicura il coordinamento globale dello IPC – Comitato Internazionale Sovranita’ Alimentare - che è lo strumento che supporta la partecipazione autonoma delle organizzazioni dei piccoli produttori di cibo alle attivita’ ed ai negoziati presso la FAO e le altre agenzie internazionali che si occupano dell’alimentazione e dell’agricoltura con sede a Roma.

Per informazioni: Centro Internazionale Crocevia Mob: 3385066806 – mail: crocevia@croceviaterra.

Dunque quanto costano le zucchine, le verdure  e i pomodori  da insalata. Viene da chiedersi  se il  rincaro  del prezzo dipende solo dalla nevicata , dal costo del carburante per il trasporto, dalla speculazione . O anche da qualcos’altro?

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, giovedì 9 febbraio 2012

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