ET TERRA MOTA EST : La città di cartone
La situazione è drammatica: altro che promesse di una nuova città, di ricostruzione rapida, di messa in sicurezza degli edifici storici. Alcuni esperti mostrano nella trasmissione «Presadiretta» di Riccardo Iacona, con Silvia Bencivelli ed Elena Stramentinoli, che hanno condotto un servizio sul terremoto dell'Aquila (Rai3, domenica, ore 21.38). come le nuove case siano costruite su una faglia attiva, altri mostrano lo stato d'abbandono di gran parte della città, altri ancora fanno osservare come in tre anni si sia fatto ben poco.
Una tragedia annunciata. Una tragedia confermata . Tanto che si fa strada la consapevolezza di un “ impossibile ritorno a L’Aquila.” Vedi L’Aquila e vai via.
Già un anno fa nel 2011 la ricerca "Micodis-l’Aquila", condotta alla fine del 2010 dalle università di Firenze, delle Marche e de L’Aquila informava che il 71% degli intervistati per l'indagine Micodis risultava fortemente demotivata ed ha dichiarato che “la vecchia comunità è morta assieme al terremoto”. Oltre il 73% degli sfollati ha lamentato in quella ricerca infatti la “totale mancanza di posti di ritrovo per la comunità”, per i giovani tra i 18 e i 30 anni e per gli over 70. In quanto non si vive solo con un tetto sulla testa, quando si ricostruisce una città è necessario nel contempo servirla di piazze, strade, servizi, luoghi di culto, non si devono creare esclusivamente dei dormitori per la notte per mettersi apposto la coscienza. Per questo il 68% degli intervistati “vorrebbe lasciare la propria abitazione”, ed il 43% ha dei forti disagi psicologici, dati confermati purtroppo dall’aumento di abuso di alcol e droghe. A 2 anni dal terremoto solo il 65% della popolazione risultava occupata. Ne consegue un calo medio di reddito ed una forte diminuzione di iscritti alle università. Il giudizio negativo dell’ideatore della ricerca David Alexander riguarda soprattutto l’assenza nella fase ricostruttiva de l’Aquila, di “una coerente pianificazione della ripresa a lungo termine”, con indicazioni che dicono che ci vorranno decenni “per un ritorno alla normalità”.
Il progetto, coordinato dal Cespro e finanziato dall’Unione Europea attraverso l’università belga di Louvain, è stato curato da uno dei massimi esperti in materia di grandi disastri, David Alexander. Ne risulta che a quasi due anni del terremoto, sono ancora numerosi i problemi relativi alle abitazioni, all’occupazione e soprattutto all’identità stessa dei terremotati. E questo perché come ha sottolineato l’esperto, non è stata data abbastanza attenzione al tessuto sociale.
Dunque il pericolo, stando alle informazioni contenute nel servizio della trasmissione di rai tre “Presa diretta” , è quello di una ricostruzione disordinata, di nuovo a rischio sotto il profilo della sicurezza e quindi un’occasione in parte o del tutto mancata per affermare con forza l’importanza della sicurezza nella ricostruzione. Una ricostruzione che sta lasciando il cuore della città, il centro storico , il nucleo principale della città al “ suo destino “, a fronte di un’occupazione possiamo dire “ selvaggia” del territorio circostante. Nel quale stanno scomparendo le aree verdi, i cui insediamenti sono regolati solo dalla improvvisazione dalla confusione, dalla sproporzione degli insediamenti commerciali , delle inadempienze .L’impressione, guardando il territorio, è quello di una estesa favelas in cui convivono costruzioni di legno o in bioedilizia , alcune delle quali dal costo veramente esorbitante, accanto a “capanne “ ( perché questo diventeranno tra qualche decennio ) , Costruzioni che dovevano essere del tutto provvisorie , costruite per far fronte all’emergenza . Costruzioni con una vita di trentasei mesi. Trentasei mesi per avviare e consolidare la ricostruzione. Dopo di che dovevano essere rimosse. Rimosse ?! Trentasei mesi passati . Già si attende una proroga : e nulla è più definitivo di ciò che viene definito provvisorio. Purtroppo per questo nostro paese e per questa nostra città .
Eremo Via vado di sole, L'Aquila ,mercoledì 1 febbraio 2012
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