HISTORICA : «Ore plangamo de lu Siniore» Una Passione giullaresca aquilana dal Codice di Celestino V

Ore
plangamo de lu Siniore», una Passione giullaresca aquilana dal Codice
di Celestino V è il nuovo allestimento che vede lavorare in sinergia
importanti enti culturali abruzzesi, un evento teso a valorizzare lo
ricchezza culturale del territorio abruzzese ed aquilano.
Alcuni
mesi or sono il musicologo Francesco Zimei ha identificato - riuscendo
anche a decifrarla - lo melodia che accompagna il frammentario planctus
volgare della Passione di Montecassino, databile alla metà del XII
secolo. Si tratta della più antica intonazione di un testo in lingua
italiana. La scoperta, già annunciata in un convegno internazionale, ha
permesso di ricostruire, con lo musica originale, la sua versione
integrale, pervenuta sotto il titolo di Lamentatio beate Marie de filio
in un codice dell'ultimo quarto del Duecento appartenuto a Pietro del
Morrone e attualmente conservato con lo segnatura manoscritto l
nell'Archivio Capitolare dell'Aquila.

Il
testo, un componimento strofico di carattere giullaresco in quartine
monorime di doppi quinari, narra gli episodi che vanno dall'arresto di
Cristo alla sua sepoltura ed è sostanzialmente ripartito tra voci
narranti e la Vergine, mentre l'esiguo ruolo assegnato al Protagonista
(un solo verso dalla cattura alla morte oltre al racconto, pur in prima
persona, della sua discesa agli inferi) suggerisce che all'epoca -
considerando anche il fatto che l'esecuzione era affidata a dei giullari
- non si facesse ricorso a un attore vero e proprio, ma a un Crocifisso
con le braccia snodabili adattabile alle posture richieste dai vari
momenti della Settimana Santa, come testimoniato da numerose sculture
prodotte nell'Italia Centrale fra XIII e XIV secolo.

Di
qui l'idea di portare in scena, con tutti gli elementi originari, lo
più antica Passione italiana. La realizzazione, curata dallo stesso
Zimei, da anni attento studioso della drammaturgia medievale, è una
coproduzione fra Teatro Stabile d'Abruzzo, I Solisti Aquilani,
l'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, l'Istituto Abruzzese di Storia
Musicale e con il patrocinio della Curia Metropolitana dell'Aquila. Si
tratta anche, probabilmente, del primo spettacolo in tempi moderni a
recuperare l'uso di un crocifisso snodabile nelle sue valenze sceniche
originarie, per l'occasione realizzato dallo scultore Paolo Iacomino,
docente all'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, su modello aquilano del
XIII secolo.
La
stessa coerenza storica è applicata ai costumi, realizzati da Giovanna
Di Matteo sui modelli del ciclo di affreschi dell'oratorio di San
Pellegrino a Bominaco, ai gesti e alle movenze dei personaggi,
ugualmente ricavati dall'iconografia e da antiche tradizioni popolari
(come il lamento delle prèfiche per le Pie Donne o l'incedere della
processione conclusiva con il passo "a cunnulella") e perfino all'uso di
alcuni strumenti musicali, lo cui presenza - del tutto estranea ai
Vangeli - appare suggestivamente documentata nelle scene della
trecentesca Via Crucis della chiesa di Santo Stefano a Castelnuovo, per
le quali l'anonimo pittore locale dovette ispirarsi a una sacra
rappresentazione cui aveva personalmente assistito.
Lo spettacolo,
della durata di circa un'ora, ha una geometria di tipo cruciforme:
aperto e concluso da una processione - recante, nella scena finale, il
feretro del Cristo morto, con la partecipazione del pubblico -,
sfruttando dunque lo navata centrale in senso longitudinale, sarà
ambientato, secondo il tipico anacronismo medievale, davanti all'altare
centrale, avendo come fulcro il Crocifisso e gli altri personaggi
disposti ai suoi lati, sempre secondo l'iconografia del periodo.

L'
esecuzione è affidata agli eccellenti musicisti-attori della Compagnia
"Hora Decima". Fondata all'Aquila nel 1996 da Francesco Zimei, "Hora
Decima" costituisce il coagulo di due precise e complementari
esperienze: quella medievistica e quella popolare. La fusione dei due
generi, rappresentati rispettivamente dall'ensemble Micrologus e da
Lucilla Galeazzi entrambi nomi di consolidata notorietà internazionale
-, ha portato al concreto recupero di sonorità a gesti di un medioevo
molto differente da quello oggi eseguito nelle sale da concerto: a
partire dagli strumenti utilizzati, ricavati non già - come di solito
avviene - da modelli pittorici, rilevanti spesso solo sul piano
estetico, ma dalla viva tradizione orale, laddove sia ancora in grado di
fornire modelli attendibili e incontaminati. Ospite di numerosi
festival in Italia e all'estero, nonché delle frequenze di Rai
International, di Radio 3 e della Radio Vaticano, "Hora Decima" ha
inciso due CD: per lo Warner Fonit le Laude Celestiniane della
tradizione medievale aquilana (1997) e per lo Multimedia San Paolo O
amor de povertate. Canti francescani del XIII secolo (2002), riscuotendo
sempre unanimi successi di pubblico e di critica.
Lo spettacolo
nasce nell'ambito di "Progetto Abruzzo", la nuova attività che vede il
TSA promotore ed incubatore delle più vitali iniziative culturali del
nostro territorio in collaborazione con le Amministrazioni Provinciali
di L'Aquila, Chieti, Pescara e Teramo.
Ricostruzione
musicale e drammaturgia di Francesco Zimei (dal manoscritto 1
dell'Archivio Diecesano Aquilano "Codice di Celestino V") Con Lucilla
Galeazzi, Marta Ricci, Nora Tigges, Goffredo Degli Esposti, Luca Della
Casa, Gabriele Russo, Enea Sorin;
Scultura scenica: Paolo
'acomino Costumi: Giovanna Di Matteo Movimenti scenici: Lorenzo D'Amico
Assistente alla realizzazione della scultura scenica: Antonello Antico
Collaborazione alla realizzazione dei costumi: Sora Cecchini Consulenza
storico-artistica: Germano Boffi Consulenza linguistica: Enrico Zimei
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, mercoledì 16 maggio 2012
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