CONFINI : Chimica

La chimica. Una scienza che, nonostante abbia cambiato più di ogni altra il nostro modo di vivere, di rado raggiunge le luci della ribalta e, quando lo fa, è spesso perché se ne parla in modo negativo. Bene, il momento di celebrarla è giunto: il 2011 sarà l'anno della chimica, deciso dall'Unesco per ricordare il lavoro delle migliaia di ricercatori senza i quali non avremmo i 70 mila prodotti che, sotto forma di detersivi, plastiche, farmaci, coloranti, gomme, filati, profumi e colle, riempiono le nostre case.
«Una delle ragioni per cui la chimica ha un ruolo pubblico così dimesso» spiega Maria Chiara Montani, che nel saggio Sposare gli elementi (Sironi, pp. 192, euro 16) ripercorre la storia di questa scienza, «sta forse proprio nel suo occuparsi soprattutto di cose molto pratiche». Così, quando si pensa al prototipo dello scienziato, vengono in mente Einstein, Darwin, Galileo o Newton. Ben pochi ricordano invece chimici come Marie Curie, la franco-polacca che sacrificò la sua vita alla ricerca dei primi elementi radioattivi, o Dimitrij Mendeleev, che ordinò in un sistema periodico (la sua famosa tavola) il caos degli elementi. E forse a nessuno verrebbe in mente Fritz Haber. Eppure, senza questo chimico tedesco, molti di noi oggi non esisterebbero, perché fu lui a inventare, nel 1910, un processo per sintetizzare dall'azoto dell'aria l'ammoniaca, con cui preparare quei concimi artificiali che hanno moltiplicato esponenzialmente la produzione di cibo, e quindi le possibilità di sviluppo demografico.

La faccia negativa della chimica è stata messa in evidenza soprattutto negli ultimi cinquant'anni, quando le sono stati imputati inquinamento, produzione di sostanze cancerogene e grandi disastri industriali, come Seveso o Bhopal. « i chimici, come del resto tutti gli altri scienziati del secolo scorso» spiega Vincenzo Barone, professore di chimica teorica alla Normale di Pisa e presidente della Società chimica italiana, «sono stati travolti dal loro stesso successo. Hanno sintetizzato le molecole più efficienti per gli scopi che man mano arrivavano alla loro portata, dal debellare la malaria al costruire oggetti resistenti ed economici, senza valutare quali conseguenze avesse l'immissione di queste nuove molecole nell'ambiente.

«Oggi» continua Barone «la chimica è pronta ad andare anche oltre. I processi che usano come materia prima il petrolio possono essere riconvertiti per utilizzare fonti rinnovabili e si possono progettare sistemi integrati, in cui lo scarto di un'industria diventa la materia prima di un'altra. Spetta però alla politica il compito di creare le condizioni che consentano a questa nuova chimica verde di affermarsi».
La chimica sostenibile è anche una delle maggiori speranze per il futuro dell'industria italiana di questo settore, che, persi i grandi gruppi industriali, deve ritagliarsi nicchie di eccellenza, per sopravvivere alla concorrenza asiatica. Le plastiche biodegradabili, i prodotti per la bioedilizia, la concia ecologica delle pelli sono esempi del risultati raggiunti dalla nostra chimica, tutt'altro che morente, come spesso si sente dire. Restiamo il terzo gigante del settore in Europa, dopo Germania e Francia, con 57 miliardi di fatturato, e un tessuto produttivo spezzettato però fra oltre 3600 aziende.

Ma non c'è solo l'innovazione sui prodotti. Fondamentale per la chimica è che continui la ricerca pura, capace di portare a rivoluzioni tecnologiche epocali. «Nei settori più avanzati» spiega Barone «ormai chimica, fisica e biologia si mescolano in modo inestricabile. L'ingegneria genetica, per esempio, è chimica quando interviene sulle molecole del Dna, ma diventa biologia quando le inserisce in cellule viventi. lo stesso lavoro al confine fra chimica e informatica: creando al computer molecole di potenziali farmaci, posso simularne le interazioni con altri componenti delle cellule viventi, e valutarne il potenziale curativo risparmiando la vita delle cavie, tempo e denaro».
Un altro campo di frontiera della chimica sono i materiali «nanostrutturati», quelli che, ridotti a dimensioni di pochi atomi, rivelano proprietà insospettate. «Un esempio è la comune grafite» spiega Valeria Nicolosi, trentatreenne chimica siciliana. «Ridotta in fogli dello spessore di un solo atomo, diventa grafene, un ma¬teriale più resistente dell'acciaio, straordinario conduttore elettrico, impermeabile ai gas, traspa¬rente e dotato di tante altre sorprendenti qualità».

La chimica, quindi, è più vitale che mai e, come sempre, lavora per risolvere i nostri problemi. Ma bisogna darle i mezzi necessari per correre verso il futuro, anche trovando il coraggio di chiudere con il passato. «Qui ad Oxford» conclude Nicolosi «hanno eliminato le aree di ricerca di metallurgia e petrolchimica, perché ormai considerati improduttive, concentrando le risorse sui campi di maggior futuro. Oggi, in Italia, sarebbe possibile farlo?».
Alex Saragosa Nell’anno che celebra la chimica cambia la sua formula : da tossica a sostenibile Il Venerdì di Repubblica 25 marzo 2011

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