lunedì 27 settembre 2010

COPIA INCOLLA : La principessa degli stracci

COPIA INCOLLA : La principessa degli stracci

(la Venere degli stracci di Michelamgelo Pistoletto )


Vorrei abitare in un film tipo “ tenera è la notte” e incontrare Abe North, compositore alcolizzato, meraviglioso, triste e divertente. Nelle sue espressioni quotidiane, ma divino nella musica.

Vorrei camminare in quegli spartiti ma la mia storia è come la storia di alcuni oggetti: l’ombrello, la bicicletta , la caffettiera che sopravvivono ai tempi in cui sono stati creati. Come loro anch’io resisto all’epoca in cui sono nato e mi sono spinto pericolosamente in anni estranei dove forse non c’è più posto.

Io so che c’è in giro una buffa ignoranza , che è poi una bellezza fuori luogo , l’ignoranza di tutti quelli che pensano e si sentono moderni perché tra non molto saremo tutti antichi.

Io sono antico. Il Novecento è ormai un museo e se ti aggiri in quel mezzo secolo che è parte della mia vita scopri cose che non avresti mai pensato esistessero o fossero degne di considerazione, o solo comunque interessanti allo sguardo. Ci si dovrebbero portare intere scolaresche perché è questo l’unico modo per aiutarli a crescere . Vedere operai che salgono sui ponteggi e poi cadono , sentire le pallottole che vanno a rincorrere le bottiglie molotov, correre con le bandire sulle piazze , ancora pane e lavoro e le loro lotte e le loro canzoni , dono del popolo americano, andare al mare con la lambretta e salire ai paesi di montagna con la cinquecento che tira come una bestia , incontrare ancora greggi di pecore e borghesi impegnati nei tornei di canasta o di bocce ma anche sugli spalti di enormi campi sportivi per la partita di calcio una volta solo della domenica e le casalinghe in cerca dei punti della Mira Lanza.

I ragazzi la smetterebbero di cercare quello che è nuovo perché è nuovo .

E poi i vecchi. Portate i vecchi in quel grande museo che è il Novecento perché è il modo giusto di andarsene , un buon modo di salutare . Io come me ne andrò, come saluterò? Ma non è ancora tempo. Per questo mi fermo a riflettere , ora che il mio Novecento è appena passato, perché ogni epoca è un groviglio di abitudini , mode, speranze, simboli destinati a cambiare, a volte a svanire.

Lo so che anche i morti erano allora vivi. E mi soprendo ad esternare una certa vanità. Una specie di senso di superiorità verso i tempi nuovi speculare allo schermo di chi sorride di qualcuno soltanto perché è stato sorpassato dalla storia.

A volte mi sembra di intessere un colloquio immaginario con un’ombra. La principessa degli stracci. Ella mi dice sovente : “ Sono stata qui prima d’ora . Ho visto questa stanza e ho camminato su questi pavimenti. Vivevo sola prima di conoscerti. E ho visto il tuo stendardo sventolare sulle piazze dei paese ma l’amore non è una marcia vittoriosa : è un alleluia freddo e impastato. Io ti aspettavo e quante volte ho detto alla tua giovinezza sono qua ma..”

Voi che leggete dunque dimenticate le mille volte che avete sentito dire che l’amore vince , che l’amore trionfa , che l’amore ti permette. Anche questo, si anche questo. Ma l’amore del mio secolo è stato un brivido inspiegabile di quell’amore che è come far fuori qualcuno che ti ha superato. E ho atteso la principessa degli stracci per un altro amore. Non è arrivato né l’amore né la principessa degli stracci.

Questo terribile modo di combattere la lotta politica , di combattere per acquisire un posto di lavoro , per difendere un interesse , per procurarsi un guadagno ha ucciso l’amore. L’amore che portava la principessa degli stracci.

E se non sei d’accordo, se non fai parte di quella cricca , se vuoi essere e rimanere onesto nel peggiore dei casi diranno0 che sei gay : il che non è vero. Però se lo dicessero a me non lo considererei negativo , perché non me ne importa nulla. Poi io sono felice, a dire il vero , di interpretare cento ruoli di gay in fila se fossero delle buone parti della vita.

Ah la vita e le sue parti in commedia. Ah la vita.

Le cronache, le favole, le distorsioni inevitabili grazie alle quali conosciamo la realtàà poi sanno parlare di noi come la verità non sa fare.

Quando riscopriamo ancora vivi gli eventi impolverati dagli anni nella soffitta , li guardiamo spesso con un misto di nostalgia, incertezza, stupore.

Ci domandiamo perché tra vecchi ricordi e antiche passioni , perché stiamo ancora lì. E non sappiamo dare una risposta credibile. Ci sorprendiamo a pensare che la verità non ci appartiene e le menzogne e i malintesi , le cantonate della cronaca sono tutto fuorché un’illusione. Allora ci disperiamo perché volevamo essere un’altra cosa e invece siamo quello che siamo.

Allora cosa è che ci porta ad interessarci di qualcosa? Che cosa ci porta a tralasciarla? Nella vita ci nutriamo di icone che però utilizziamo a nostro consumo, uso e abuso. Il confine tra concreto e fantastico si fa sfumato.

La coerenza inganna? Usare gli aggettivi in modo casuale porta ad un risultato: Grandi effetti poca verità. Enfatizzare l’ambivalenza però come valore positivo. Positivo come l’ortodossia ma anche la dissonanza perché il mondo è complesso e ha bisogno di entrambe le cose.

In questi pensieri ho visto una donna . Ella mi ha detto che ha vissuto qui tanto tempo ma io l’aspetto che torni ancora perché ora mi trova qui.

La principessa degli stracci. Solo lei è capace di avvolgersi i capelli in una vecchia sciarpa rossa e non sembrare uscita da un campo profughi ma dalle mani di un stilista o di un pittore naif.

A strapiombo nel futuro mi è sembrato di averla già incontrata in un mese di agosto che ricordo di qualche anno fa. A quel mese di agosto, specchio di confronti e confessioni. Agosto che racconta di noi meglio di ogni altro mese: agosto che è appena passato e che guardo da questo mese di settembre. Ho visto una donna d’agosto. E’ la principessa degli stracci ch’io attendo per dare un volto e un significato. Lo so che poi vorrei appiccicarla alle stelle cadenti e vederla correre per la Via Lattea e io correre con lei .

Questo brano è il copia-incolla di frasi prese in prestito da pagine di riviste, quotidiani e qualche altra pagina. scritta e stampata che mi è capitata per le mani. Non so nemmeno attribuire le singole citazioni tanto è spezzettato il copia - incolla . Probabilmente in questo modo è nato qualcosa di completamente diverso dai contesti dai quali le frasi sono state estrapolate. Questo è un esperimento che ho intenzione di continuare magari copiando pezzi più estesi da altri scritti così da metterli assieme essendo in grado di citarne la fonte . In un altro post ho esaminato più a lungo questa ipotesi del copia –incolla.

Tutto ispirato guardando la “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto .


Eremo Via vado di sole , L’Aquila ,lunedì 27 settembre 2010






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