domenica 26 settembre 2010

COPIA INCOLLA : Non resta che tagliare la corda

COPIA INCOLLA : Non resta che tagliare la corda

(Vedi manifesto del copia incolla. Questo è un copia incolla )


Che il tempo fosse andato fuori di giri, ne avevo avuto spesso la sensazione . Piccole contraddizioni, incongruenze. Come cercare un interruttore che non c’è o salire su un gradino che non esiste. Crepe che si aprivano nel corso normale delle settimane. Macchie di umidità tra un pensiero e l’altro. A volte mi prendeva il sospetto che avessi passato la vita altrove, ma non lo ricordassi più. E che Old Town, la mia città, fosse completamente fittizia , con tutti i suoi abitanti e negozi, edifici strade , le sue automobili , i suoi calendari. Nelle mie periodiche allucinazioni la realtà ammutoliva , le cose svanivano : al posto di un chiostro di bibite non restava che un bigliettino di carta con il suo nome. Solo le parole non cessavano di esistere.

Allora credevo di essere uno psicotico , un malato di mente, un fannullone che poter vivere risolveva tutti i giorni un gioco idiota.(1)


Io non sono che un’intrusione sovversiva nel vuoto pneumatico e ordinario delle cose . Sono lo sbattere contro il vetro di un uccellino impazzito , in cerca di un altro posto per essere. Di una seconda occasione. Per non sentirmi un guscio vuoto ; per non restare invischiata e soffocare nella norma borghese del metter su famiglia, e avere un lavoro , e una carriera , e una villetta ampia e luminosa sulla collina.

Sono io stessa la salita d’asfalto nero tutta tornanti che conduce fino alla nostra casa. A ogni curva, ci sono dei conti da fare : con il mio scarso talento ; con mio padre suicida in una camera d’albergo e mia madre morta alcolizzata ; con la mancanza di coraggio del mio Charles Bovary azzimato e isterico. Per me non c’è alcuna possibilità di fuga , neppure nell’amore. Nessuna primavera nascosta nel mio nome. Nessuno abito da cocktail nero o vestito blu o grembiulino di candida organza che possa riassumermi.. Il mio destino dovrà necessariamente risolversi in un disordine tragico, nella lenta emoraggia di ogni speranza.(2)


Eppure se avessi conosciuto John ci sarebbe una speranza, quella di tagliare la corda. Perchè :

John è sicuro che il novantanove virgola nove per cento della gente accetta un lavoro che non gli piace solo per mettere su una casa molto carina, molto deliziosa…

John aveva creduto che April Johnsn Wheeler e suo marito fossero diversi, ma si sbagliava.

John a volte parla di sé in terza persona .

John sa che ci vuole una certa dose di coraggio per rendersi conto del vuoto in cui si vive , ma molto di più per scorgere la disperazione

E allora non c’è altra scelta che tagliare la corda. ( 3 )

Tagliare la corda!

E’ la ragione per cui la mia musica è piena di fughe , di tentativi disperati. Arrivare a suonare quello che si è davvero, aprire la porta del tempo. Perché suonare è come stare in un orologio. Il tempo è un ascensore, un viaggio nel metrò. Le stazioni sono i minuti. Solo la musica può tirarci via o metterci dentro al tempo. Queste sono le cose difficili, non i volteggi dei trapezisti o improvvisare fraseggi in dodici tonalità. Guardare è una cosa difficile . Suonare senza dopo è una cosa difficile . Senza che ci sia un dopo. Dare una proroga e un respiro alle cose. Muoversi nelle visioni o in una moltitudine di amori, come in un verso di Dylan Thomas. Soffrire tutto il tempo.

Forse per questo quello che suono lo sto suonando domani. In un istante dove non ci sia altro che sempre. Chi mi ha sentito soffiare dentro allo strumento , seduto su una scatola di cartone, non ha più dimenticato quando la forma del mio sassofono somigliasse a un punto interrogativo rovesciato. (4)

(1)Philip K Dick. Tempo fuor di sesto , 1959

(2)Richard Yates , Revolutionary Road , 1961

(3) Richard Yates , Revolutionary Road , 1961

(4) Julio Cortàzar, Il persecutore, 1959

Eremo Via vado di sole, L’Aquila, domenica 26 settembre 2010



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