
(vedi anche : Sillabari. Passeggiare )
Camminare, passeggiare, correre. L’arte del camminare è un’arte salutista con una patina di romantico.
Il suo valore è spesso oggi proporzionale alla sua rarità come capita per le cose e le specie in estinzioni.
Ma camminare fa parte della storia del nostro pensiero, di una visione del mondo che si basa sulla possibilità e sulla capacità di percorrerlo e ripercorrerlo in senso reale e in senso figurato. Camminare è una espressione di democrazia soprattutto nella vita delle città. La negazione dei compiti e della funzione secolare della città come luogo di incontri, a causa di molteplici fattori (tra cui la necessità di sicurezza, la speculazione edilizia, ecc.) conduce oggi spesso ad una deriva che comporta non solo la riduzione della vita sociale ma mette in discussione anche lo stesso destino della città .

Ci sono luoghi che hanno fatto la città , che le hanno dato un’impronta, una vita, un respiro e che oggi sono sempre più penalizzati come per esempio la sparizione di quartieri degli artisti o marginali in cui si affolla un popolo multietnico che però spesso incute timore, crea preoccupazione perché associato al disordine , alla illegalità. E’ sempre più difficile infatti avere cittadinanza in questi posti che stanno scomparendo sotto la spinta di buldozer che non sono solo quelli metaforici del conflitto delle idee e delle opinioni ma anche quelli reali della speculazione edilizia e finanziaria.
Purtroppo come nel micro , così anche nel macro la tendenza è quella di combattere gli spostamenti e di rendere l’uomo immobile come un corallo o una spugna.

Le immense vastità del mondo sono dunque inutili . Vanno per questo controllate , moderate se non contrastate anche quelle migrazioni di necessità di gente che fugge dalla guerra ,dalla fame e dalle carestie. Là non si tratta di camminare nel senso da cui abbiamo preso lo spunto ed è tutt’altra cosa ma è comunque il senso di un movimento globale a cui appartiene comunque il camminare.


Eliminando gli spazi pubblici e il diritto di percorrerli e di riunirsi viene meno il senso della cittadinanza.
Camminare non è un disprezzo per la città anche quando la tendenza è quella di poter coltivare supposte virtù rurali che poi si realizzano solo per pochi fortunati. E’ una linea di tendenza, un obiettivo posto all’attenzione la cui realizzazione dipende da molte cose.
Ci sono stati nella storia dei cantori della città e fenomeni di fuga dalle campagne e viceversa dalle città . In quel caso Camminare non era fare jogging né forme di ricreazione ma un modo essenziale di essere , di poter essere di dover essere per la vita e a volte per la sopravvivenza.

Il camminare è anche legato ad un discorso post moderno sull’identità, sulla frontiera e sulla libertà.
L’economia locale ha spesso prefigurato i cambiamenti dell’economia globale mettendo in evidenza la perdita della capacità di difendere i nostri posti di vita (essere cacciati da alcuni quartieri per l’alto costo degli affitti o per la speculazione edilizia) e di lavoro ( gli artigiani portati nei nuclei artigiano industriali fuori della città) . L’incapacità di difendere questi luoghi è appunto l’incapacità di camminare e di non saper più camminare . E non saper camminare significa essere incapaci di critica e di ricerca .
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