Prendo in prestito l’analisi pubblicata da Giustino Parisse a pag. 2 del Centro di Martedì 7 settembre 2010 sulla polemica tra Guido Bertolaso ed Enzo Boschi,( le cui dichiarazioni sono ugualmente pubblicate alla pagina 3 del Centro) per esprimere alcune idee in merito a quello che è la scienza, il ruolo degli scienziati e soprattutto la loro mancanza di umiltà in alcune situazioni,del sempre difficile rapporto tra la scienza ufficiale e quella alternativa e anche in merito a streghe e maghi. . Anche se spesso umiltà vuol dire capacità di dichiarare apertamente e lealmente l’impotenza della scienza di fronte alla natura o per lo meno della cosi detta scienza ufficiale . Ovvero l’incapacità di riconoscere che la ricerca chissà può avvalersi anche di quanto la scienza ritiene non sempre ortodosso perché a volte non esiste l’ortodossia e l'armonia sta insieme con la dissonanza in quanto il mondo è complesso ;quello che conta è l’amore per la conoscenza. Ovvero riuscire a capire che la soluzione di un problema dipende dalla capacità di sviluppare sinergie e collaborazioni, intese e raccordi, affermazione e salvaguardia di idealità e soprattutto di guardare al bene comune come interesse preminente e al di sopra di ogni altra cosa.
Scrive dunque Giustino Parisse: “ Leggo con stupore le dichiarazioni rese dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso e dal presidente dell’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia Enzo Boschi. Mi sono sembrati come quei generali di Napoleone che dall’alto di una collinetta guardavano il campo di battaglia e non si preoccupavano tanto dei soldatifalciati dai nemici ma solo se la loro strategia militare funzionava o meno. Ho scritto mi sono sembrati , perché credo di aver conosciuto bene Guido Bertolaso e so che non è affatto indifferente al dolore dei parenti delle vittime e più volte l’ho visto coinvolto e sinceramente partecipe alle sventure di noi aquilani . E questo aumenta il mio stupore per dichiarazioni che in realtà sono il classico e italianissimo scaricabarile che la colpa sia sempre degli altri”
Fermiamoci un momento qui. Io non conosco Bertolaso per cui se Parise dice che lo ha visto partecipe alle sventure degli aquilani io gli credo. E non è questa la sede per fare un esame dei comportamenti e dei risultati ottenuti in occasione del sisma del 6 aprile dalla Protezione civile a L’Aquila. Quello che mi lascia perplesso sono le dichiarazioni di Bertolaso all’85 congresso della società geologica italiana che si è aperto a Pisa ieri quando si scaglia contro i profeti di sventura “ che si impongono al posto di chi ha scelto la scienza della terra come ragione di vita, il prevalere dell’urlo sul ragionamento , il sovrabbondare dell’emozione suscitata con i metodi mediatici rispetto all’affievolirsi delle voci che ragionano, studiano, analizzano a propongono delle soluzioni”:
Si scaglia contro quelli che chiama profeti di sventura con una retorica che poteva essere risparmiata e ripete nell’intervento, almeno per la sintesi che ho potuto leggere, cose ovvie sugli abusi del territorio, compreso quelli edilizi e le responsabilità degli enti locali. Ma come parla Bertolaso mi domando: come predicatore, come tecnico, come capo della Protezione civile, come politico ? In che ruolo fa questa affermazioni? Sembrerebbe in veste di capo della Protezione civile ma fa pensare che di volta in volta egli cambi giacca con poca coerenza. Sta di fatto che qui si continua a parlare e ad affrontare certi problemi con il solito metodo dello scaricabarile. Ma quant’è tempo di cambiare metodo che sia negato un salto di qualità in questo campo affidando le soluzioni non all’intervento di emergenza che puntualmente ( nessuno lo disconosce ) fa quello che può immediatamente dopo gli accadimenti , ma alla programmazione, alla salvaguardia del territorio, alla repressione degli abusi , all’aiuto agli enti locali perché conoscano e gestiscano il territorio loro affidato con risultati proficui .
Ma continuo a leggere l’analisi di Giustino Parisse : “Boschi arriva ad accusare addirittura i giornali in cerca di scoop. Boschi forse non sa che l’unico scoop che avrei voluto fare nella mia vita era salvare la vita dei miei figli e quella di centinaia di aquilani.Il primo aprile del 2009 avrei voluto fare un titolo di tutta pagina. Aquilani attenzione il rischio è forte. E invece mi sono fidato di lei dottor Boschi e degli altri componenti della commissione Grandi rischi che il 31 marzo 2009 avete liquidato la pratica L’Aquila in poco meno di un’ora. Quella fu e resta una brutta pagina per la scienza italiana al di là delle inchieste in corso”.
Ed è qui che mi sorprendo ancora di più leggendo le affermazioni di Boschi che in parte poi Parisse riferisce anche lui . Dice Boschi “ Stiamo valutando la possibilità di smettere di informare e di non rendere raggiungibili i nostri dati via web perché vengono usati per arrivare a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra . I principali responsabili di9 tutto questo sono i giornalisti e i politici che hanno la responsabilità in caso di terremoti , perché non controllano le strutture. E cercano di scaricare le responsabilità e poi ci sono quelli desiderosi di apparire e che trovano sempre qualcuno che voglia far fare uno scoop.”
Ma come dottor Boschi , da uno scienziato come lei non me lo sarei aspettato : negare l’informazione che oltre tutto è frutto del lavoro di un Istituto pagato con i soldi del contribuente e che deve essere al servizio di tutti. Perché vuole indagare su come vengono utilizzate quelle informazioni ? Lei è uno scienziato , su quelle informazioni dice la sua , altri hanno il diritto di dire altrettanto la loro opinione scientifica , politica, umana.
Questa sua affermazione apre una serie di questioni ma ne voglio affrontare solo due. Boschi sembra dimenticare quando ebbe l’opportunità di dire la sua, qualche anno fa, su dati e rilevazioni che sfociarono in una previsione per la quale un pezzo di territorio fu evacuato. Non avvenne quello che era previsto e un sotto segretario di quel tempo fu chiamato a rispondere di procurato allarme. Dico io meglio procurato allarme che morti sulla coscienza. E poi procurato allarme perché evacuare, tenere desta l’attenzione, preparare strutture alternative in caso di avvenimenti disastrosi, congegnare piani di aiuto, costa. E' il dio quattrino sembra a volte avere le sue liturgie e i suoi altari. Boschi sembra ritenersi depositario dell’unica scienza che non riesce a prevedere i terremoti e che quindi in base a questa certezza conclama e contrassegna gli altri come maghi e streghe. Ebbene, per esempio furono le donne ad essere accusate di stregoneria ed arse vive perché conoscitrici e praticanti di una medicina alternativa anzi di una farmacopea alternativa . Furono messe fuori gioco da una medicina ufficiale retta dall’impero delle case farmaceutiche che fanno la stessa cosa delle multinazionali del petrolio : orientano la ricerca a proprio uso e vantaggio tagliando inesorabilmente ogni risorsa a quelle che a buona ragione potrebbero ritenersi ricerche alternative . E potremmo parlare di Galilei ma a tutti è nota la sua vicenda e non vale la pena di ripeterla qui.
E’ invece importante riflettere su come questo tipo di scienza di cui il dott. Boschi si dice depositario sia incapace di prevedere data e ora dei terremoti . E’ allo stesso modo incapace di manifestare qualche dubbio sulle proprie certezze e non ha l’umiltà di tendere la mano e aprire la porta a chi avanza qualche ipotesi di ricerca e di studio forse diversa come quella a cui attendono scienziati della Grecia con i quali Boschi è in completo disaccordo.
Commette lo stesso errore di certi medici che di fronte all’insorgere di un tumore non sanno far altro che offrire dati statistici e riproporre metodiche e farmaci che servono solo all’utile della case farmaceutiche , rifiutando di sperimentare alternative e confondendo la reale sostanza della condizione del malato al quale a volte non sanno parlare nemmeno umanamente , figuriamoci dal punto di vista scientifico. Mi perdonino alcuni medici , so fare i distinguo .
E mi perdoni anche Parisse se ho preso la sua analisi per dire alcune idee che mi sono venute in mente dopo averla letta.
Quello che mi ha colpito delle sue affermazioni e argomentazioni è il punto dove afferma , dopo aver ricordato che appunto Boschi pensa di non dare più informazioni , quello che testualmente ricopio: “ Boschi che crede di dire una cosa sensata in realtà ammette l’impotenza della scienza e quindi preferirebbe un popolo ignaro di tutto in modo che sì allora qualcuno, potrà pensare di rubare e rivendere quei dati diventati segreto di stato”. Sottolineo questa prospettiva che Parisse apre e che va oltre quello che potrebbe essere il dibattito sulla scienza ufficiale e sulle alternative. Qui si tratta di capire che Boschi non sembra essere il solo ad avere questa preferenza ma è in compagnia di una numerosa schiera della vita pubblica di questo paese che in nome del “ segreto di stato” negano ad un popolo , nei fatti, il diritto alla verità.
D’altra parte, per finire devo dire che Parisse nel riferire sulla polemica tra Bertolaso e Boschi affronta il problema in modo delicato e costruttivo. Io però che non ho tutta la sua delicatezza non posso fare a meno, pensando a quelle dichiarazioni e a quella polemica , di ricorrere alla vecchia saggezza popolare che afferma : “ gli asini litigano e i basti si sfasciano”.
Le foto sono di Patrizia Tocci
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 7 settembre 2010
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