L’Aquila, 19 Luglio 2009
Co
città
distrutta dal terremoto in questo caro vecchio
mese di luglio ?
Mi sento come l’immagine di un quadro
balenato alla mente
e mi vergogno di questo secolo
anche se devo sorridere
questo secolo che è così frivolo
a parte l’amore ( non pronunciatelo)
che non ha ancora capito che ci è successo

ma forse perché è appena all’inizio
è giovane giovane come un bambino.
Come ti senti.
Mi dolgono le giunture per la nuova
stagione
ed è inutile domandarsi che stagione sarà
così piovosa e buia come luglio l’ha accolta.
Luglio in realtà si vergogna un po’
e quel signore l’altro giorno ai giardinetti
gli diceva per ora affettuosamente
che certi scherzi non si fanno e che
alla sua età

ma il poco sole forse gioverà
a smorzare l’arsura che di per sé
è già forte.
Che arsura è? E’ quella
della litania del pianto e del dolore
pianto e dolore per la morte di questa città.
L’Aquila, 20 Luglio 2009
Che roba sono questi sogni
tutta roba inutile, parole inutili ,
però
per le quali il cuore non si dà pace.
Mi basta solo
che la sera accendano la lampada
all’immagine
laggiù al mio Vico Spezzato
tanto più in questo mese di luglio
luglio come quell’anno
che un orlo di neve inumidiva ancora
il Morrone
e Paolo era ancora vivo e tu dormivi
nella nostra stanza.
Perché vivere per questi sogni
è roba da niente è come andare
al Grande Fratello.
E noi, mi domando, di che puntata
facciamo parte
la trasm
o qualche emittente locale.
Mi sento come un passeggero di una notte
che è andata, tutta una tirata
sotto le stelle
e ci vorrebbe un bicchiere di vino per
dissotterrare la memoria.
Sono roba da niente questi sogni
ma senza di loro è come vivere in percentuale
anche se poi alla fine tra i fatti
e i confatti
ci basta il nostro cinque per cento
perché della vita questa è la dose
come direbbe il fornaio
nel fare l’unico pane che valga
la pena di fare.
L’Aquila 21 Luglio 2009
E’ certo che mi è cascato l’occhio
sugli shorts
e l’ho sbirciata, avrei voluto vedere a te,
ed è inopinabile il parallelo, è certo
il parallelo
tra Valeria Marini in marcia tacco punta
e quella sconosciuta
affacciata sul marciapiede del Torrione
e la guardavano fannulloni, buonanulla, perditempo
che passavano, anzi mentre lei passava
suppongo che sia stato il momento più felice
all’infinito
per quei visi lunghi e barbuti
cuori imbarbariti
occhi normalmente appesi alle tette
delle donne
madonnamadonna detto tutto attaccato
che casino che fate con questi vostri sguardi
maliziosi
ma no, ma no , non vi fate ingannare
questo è giorno di piccoli prodigi
this is day for small marvels
perchè oggi è consentito guardare
e voi continuate a guardare
a chi piacciono le ciccione a chi
piacciono le sardelle
e se le ciccione non piacciono d’estate
non vi preoccupate, non vi preoccupate
verrà l’autunno
e metterà a pari le sorti.
Eremo Via Vado di sole ,L'Aquila
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