martedì 21 settembre 2010

L'OCCHIO DI GIUDA : Spesa giornaliera 11 centesimi

L’OCCHIO DI GIUDA : Spesa giornaliera 11 centesimi

"Non è necessario che le pene siano crudeli per costituire deterrenza: è sufficiente che siano certe". Nella relazione tenuta in occasione della IV Assemblea Nazionale di Amnesty International nell’aprile 1981 a Rimini, Norberto Bobbio osservava che non è necessario che le pene siano crudeli per costituire una deterrenza; è sufficiente che siano certe; e che la ragione principale per non commettere un reato non è tanto la severità della pena, quanto la certezza che in qualche modo si sarà puniti. Dicendo questo, Bobbio si collegava idealmente con quanto, trecento anni prima aveva scritto Cesare Beccaria nel suo meritatamente celebre “Dei delitti e delle pene”. Beccaria anzi parlava di “dolcezza della pena”: uno dei più gran freni dei delitti, annotava, “non è la crudeltà della pena, ma la sua infallibilità”.

Esattamente l’opposto,come scrive Ilaria Sesana , di quello che accade: pene crudeli e pesanti, ma incerte; e una situazione generale che definire uno sfascio è un eufemismo. Cominciamo dai suicidi. Ogni giorno, nei 206 istituti penitenziari italiani, si registrano in media tre tentativi di suicidio da parte dei detenuti. L'anno scorso sono stati 800; quest'anno, in poco più di quattro mesi, già 300. Un bollettino di guerra che cresce ogni giorno: dal primo gennaio 2010 ad oggi sono già 22 i detenuti che, ufficialmente, si sono tolti la vita in carcere.

Le cause di questo scenario allarmante sono tante: le cattive condizioni di vita carceraria dovute al sovraffollamento; reclusi che, per mancanza di spazi vivono in condizioni molto difficili, spesso costretti a restare ognuno nella proprio branda anche solo per poter parlare tra loro In questa situazione è praticamente impossibile garantire la necessaria assistenza ai detenuti, molti dei quali con disturbi psichici. Per non parlare delle circa 25mila persone detenute per piccoli reati legati alla tossicodipendenza: che semplicemente non dovrebbero stare in prigione ma in comunità terapeutiche e in centri di disintossicazione.

La pena «deve tendere alla rieducazione del condannato». È quanto prevede il terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione. In concreto, significa che ai detenuti devono essere offerte una serie di possibilità (attraverso lo studio, la formazione e l’avviamento al lavoro, ad esempio) per arrivare al «fine pena» con la concreta possibilità di non tornare più in carcere. Un obiettivo estremamente impegnativo, forse il più importante, cui dovrebbe tendere l’intero "sistema carcere". Che però può contare su una dotazione economica irrisoria: meno di venti centesimi al giorno per detenuto a fronte di una spesa complessiva giornaliera di 113 euro per ogni persona che si trova dietro le sbarre.

È quanto emerge da uno studio realizzato dal centro studi "Ristretti Orizzonti" del carcere "Due Palazzi" di Padova, sulla base dei dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, dalla Corte dei Conti e dal ministero della Giustizia. Numeri che permettono di avere un’idea sul costo del sistema penitenziario nel suo complesso: 2 miliardi e 204 milioni nel 2010. «Per quanto riguarda la rieducazione, la spesa risulta a livelli irrisori - spiegano da Ristretti Orizzonti -. Nel "trattamento della personalità e assistenza psicologica" vengono investiti ben otto centesimi di euro al giorno. Appena maggiore il costo sostenuto per le "attività scolastiche, culturali, ricreative e sportive", pari a 11 centesimi al giorno». È con questi soldi che si dovrebbero pagare, ad esempio, gli psicologi che, nella quasi totalità, lavorano in convenzione con l’amministrazione penitenziaria e che possono giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione dei suicidi.

«Nel 2008 la spesa per il carcere ha segnato il massimo storico, con quasi 3 miliardi di euro», spiegano ancora da Ristretti Orizzonti. Ma nel 2010, per effetto dei tagli imposti dalla Finanziaria del 2008 e del 2009 e della sottrazione di 80 milioni di euro relativi all’assistenza sanitaria diventata di competenza del ministero della salute, la spesa fa segnare il minimo storico, con 2 miliardi e 204 milioni di euro. «Così mentre il sovraffollamento ha raggiunto livelli mai visti - denuncia Ristretti Orizzonti - la spesa media giornaliera pro capite è passata dai 198 euro del 2007 ai 113 di oggi». A fare la parte del leone (80% del budget) sono i costi relativi al personale: polizia penitenziaria, amministrativi, dirigenti, educatori etc) mentre solo il 13% del budget è destinato al mantenimento dei detenuti: vitto,corredo, istruzione e assistenza sociale). E c’è poi un’altra voce di spesa molto importante ma che conta su una dotazione economica ridotta: le cosiddette "mercedi dei lavoranti", cioè i compensi per i detenuti addetti alle pulizie, alle cucine e alla manutenzione ordinaria. «Il fabbisogno stimato per il funzionamento dei "servizi domestici" sarebbe di 85 milioni di euro all’anno - concludono da Ristretti Orizzonti - ma per il 2010 ne sono stati stanziati solo 54».

Eremo Via vado di sole ,L’Aquila, martedì 21 settembre 2010

Nessun commento:

Posta un commento