SETTIMO GIORNO : Il vangelo del vangelo
Le letture dalle Sacre Scritture che vengono proclamate nella XXIV domenica del tempo ordinario (Anno C9 ci inducono a riflettere sulla misericordia di Dio. Su questo auo atteggiamento di incontro dell’uomo attraverso un abbraccio che rinnova e ricrea. Ma anche attraverso una ricerca continua e costante che il Padre fa venendo incontro alla sua creatura cercata nello smarrimento del mondo e nella colpa del peccato.
“Ci sarà più gioia nei cieli per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”.Le letture dalla Sacre scritture pongono in evidenza alcuni brani che per la loro notorietà, per assurdo, passano a volte inosservati perché sembrano dire cose ovvie, ascoltate e riascoltate.
Chi non conosce per esempio il brano dell’Esodo (32, 7-11,13-14) in cui si parla di un popolo incostante e infedele che si costruisce un idolo di metallo e lo sostituisce all’unico vero Dio. E come Dio sia tentato di punirlo severamente e che rinunci a questa punizione per l’implorazione alla misericordia da parte di Mosè potendo , lo stesso Mosè, invocare il ricordo di Abramo, Isacco e Israele che mostrarono la loro fedeltà ad un Dio altrettanto fedele.Chi poi non ricorda la conversione di Paolo , il persecutore diventuo l’apostolo delle genti (Prima lettera a Tomoteo 1,12-17) che prima era un bestemmiatore , un persecutore e un violento. Attraverso la misericordia di Dio egli è stato ripieno di grazia nella fede. E ancora chi non ha presente le parabole della misericordia contenute nel vangelo di Luca (15, 1-32).
Va riconosciuto che spesso di fronte alla notorietà di questi brani bisogna metteresi in una diversa disposizione di animo e di ascolto. Perché non capiti come a colui che guarda ogni giorno per esempio un capolavoro dell’arte pittorica o arcitettonica e che per abitudine, per assuefazione, per troppa familiarità non ne sente più l’impatto emozionale a differenza di chi li vede per la prima volta. In questo stato d’animo bisogna cercare in questi brani i particolari , le infinite sfumature del senso di quello che vogliono ancora e sempre dirci in modo dunque instancabile e pervicace.
Tutti i brani delle letture appunto evidenziano la misericordia di Dio a cominciare da quello stupendo canto dei salmi il così detto miserere che sembra essere stato scritto da re Davide quando si è ravveduto dalla colpa di aver portato nel suo letto un’altra donna e di aver contribuito alla morte del compagno di quest’ultima.In particolare per esempio l’episodio del vitello d’oro è emblematico del percorso del popolo di Dio nella storia della salvezza. Quante volte questo popolo si è costruito un vitello d’oro riproponendo infedeltà e tradimenti?
Certo va detto che nel contesto culturale del popolo d’Israele costruire un animale di metallo non era poi una grande infedeltà in quanto, in quella cultura questa effige rappresentava non la sostituzione del Dio ma solo il suo trono, il suo piedistallo. La Scrittura parla di vitello di metallo per alleggerire il senso e il significato di questo simbolo. Perché il vitello d’oro fu inteso come un toro , simbolo della fecondità, adorato da altri popoli e per questo potenziale tentazione in fieri per il popolo di Israele . Un popolo che si allontana dal suo Dio che al posto di punirlo per questo, mosso a compassione , esprime la sua misericordia e il suo perdono in un abbraccio.
E’ lo stesso abbraccio del padre verso il figliol prodigo . In quest parabola che è appunto il culmine del vangelo di Luca , il testo greco usa per l’espressione “ il padre di commosse “ un verbo composto che nella traduzione contiene il sostantivo viscere. Ovvero l’amore di questo padre ha qualcosa di materno, è appunto viscerale. Così l’abraccio di Dio è viscerale .
La parabola fa parte di un brano che contiene altre due parabole e viene definito com “il vangelo del vangelo” in quanto se l’intero libro di Luca dovesse andare perduto basterebbero questi tre brani ( Cap. 15, 1-32) a darcene e dircene l’importanza.
Dicevamo che il punto più alto di questa narrazione è la parabola del figliol prodigo o del padre misericordioso o dei due fratelli che vuole ricordarci che la misericordia di Dio è gratuita e che il nostro atteggiamento deve essere sempre quello di disposizione al pentimento e di riconoscimento del nostro essere peccatori. Luca racconta in modo anche un po teatrale di come il padre esca dalla casa per andare incontro al figlio che lo faccia vestire e calzare dai suoi servi e che ordini di far festa uccidendo il vitello grasso. In realtà egli muove incontro ad un figlio che non è pentito, ad un figlio interessato che ha fame : Per questo lo previene , gli muove incontro, lo accoglie di nuovo perché…possa pentirsi.E’ questa dunque una prospettiva nuova della misericordia del padre che Cristo ci indica con forza. E’ la prospettiva del Buon Pastore che lascia le altre cento pecore e va a cercare , appunto “va a cercare “ si noti bene, quella smarrita e la riconduce nel gregge.
Ma in questi brani c’è anche una provocazione che è quella contenuta in affermazioni come “ vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte , più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”, oppure “chi di voi se ha cento pecore e ne perde una non lascia le altre novantanove”, oppure ancora “ io ti servo da tanti anni e non ho mai disubbidito ad un tuo comandamento”.
Provocazione per tutti noi che vuole dirci come bisogna sempre riconoscersi peccatori e che seguire Cristo non è una moda ma è vivere ogni giorno , ogni giorno della nostra vita, ventiquattrore per ventiquattrore, alla luce della sua parola osservandola e praticandola in ogni cosa che facciamo. E vuole anche dirci che la dimensione del perdono è offerta da sempre nel sacramento della riconciliazione che rappresenta appunto quella necessità di aperta dichiarazione della propria impotenza e del proprio bisogno della grazia che tutto rinnova, tutto ricrea, che tutto converte a nuova vita.
Eremo Via vado di sole , L'Aquila, domenica 12 settembre 2010
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