giovedì 2 dicembre 2010

SETTIMO GIORNO : Incontro al Signore che viene

SETTIMO GIORNO : Incontro al Signore che viene

Inizia un nuovo anno liturgico. La prima domenica d’Avvento apre le porte al futuro senza dimenticare il presente e ci invita alla vigilanza e alla disponibilità.

Adventum : una parola che ci riempie di speranza e che ci vuole ricordare che Dio non è lontano dagli uomini , non è lontano dalla storia ma viene in mezzo a noi, ci viene incontro e soprattutto ci raggiunge nella dimensione storica ed esistenziale , che è poi , in definitiva, la dimensione della salvezza. Cristo Gesù, figlio di Dio, incarnadosi nel senso della vergine Maria avvera la grande promessa della salvezza ma attraverso la storia umana . Certamente l’avvento è tempo di attesa e di promessa . Però non dobbiamo domandarci che cosa aspettiamo (la salvezza) ma chi aspettiamo ( Cristo ). Dal punto di vista psicologico questa attesa è un atteggiamento importante perché si attende ciò che si desidera, ciò che si ama. Per esempio l’attesa del rientro a casa dove ci aspettano gli affetti familiari o il rientro a casa di una persona che ci è cara. Ecco perché Dante nella sua Commedia esprime questa attesa con versi sublimi con quel “ ai naviganti intenerisce il core “ perché è proprio a quell’ora quella del rientro a casa che si fa struggente il ricordo per chi non ha casa , o l’ha persa . L’attesa ci proietta dunque in una dimensione “altra”. Per esempio che cosa c’è di più importante dell’attesa di una madre che attende il suo figlio di ritorno dalla guerra o di ritorno da un viaggio. L’Avvento dunque è tempo di attesa e ci ricorda l’attesa per la venuta del Signore. In realtà come prima si accennava tutto il tempo di attesa ci prepara e ci ricorda la seconda venuta del Signore e solo verso la fine del tempio di Avvento che l’accento cade sulla preparazione al Natale. Per gran parte del tempo di avvento la liturgia, la preghiera, le letture ci ricordano e ci preparano alla seconda venuta del Signore. Quella finale che è per ciascuno di noi il momento della morte individuale ed è per la comunità dei credenti quel tempo in cui passata la scena di questo mondo ci saranno terre e cieli nuovi.

Quando ciò accadrà non è dato sapere e l’Avvento ci ricorda che non bisogna preoccuparsi appunto di quando queste cose accadranno ma ci esorta , anche attraverso le parole dello stesso Gesù Cristo ad essere preparati per quel momento. Questa condizione psicologica e di spirito permette di guardare all’avvento con una profondità nuova e diversa e permette di capire le letture che nella prima domenica di avvento vengono proclamate. Non è tanto l’attesa del Natale ma è l’attesa della seconda venuta del Cristo che ci de3ve mettere nella condizione di ricerca e di cammino. Noi aspettiamo colui che amiamo al di sopra di tutte le cose e aspettiamo la sua dimensione di ricapitolazione appunto di tutte le cose . Il Papa Benedetto XVI nel suo ultimo libro intervista ricorda come che forse , riflettendo sulle realtà di vita di questo mondo , si è perso la dimensione vera della vita che è appunto quella in Cristo Gesù e del compimento del tempo in una dimensione diversa da quella terrena che appunto ci darà la pienezza della vita.

La profezia di Isaia, dunque, per la prima lettura annuncia che il Messia è colui che apre le porte di Gerusalemme , cioè il Regno a tutte le genti . Il profeta che accompagna il tempo dell’Avvento nel suo brano 2 , 1-15 vede con un cocchio spirituale il momento in cui Gerusalemme diventerà il monte della salvezza per tutti : “ Verranno molti popoli e diranno : Venite saliamo sul monte del Signore , al tempio del Dio di Giacobbe , perché ci insegni e le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri. Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice tra le genti e arbitro tra molti popoli …”

Gerusalemme dunque città della pace è il futuro di piena riappacificazione . Quella riappacificazione che è il senso e il valore del piano di salvezza per il quale noi siamo invitati a riprendere con coraggio il nostro cammino in un contesto di comunione e di pace , segno di speranza per tutti gli uomini che si uniscono così al cammino della Chiesa stessa.

Ecco perché Paolo dice che in attesa del Signore bisogna svegliarsi dal sonno perché la salvezza è più vicina . Nella lettera ai Romani al cap. 13 ,11-14 afferma : “ La notte è avanzata , il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno , : Non in mezzo ad orge ed ubriachezze, non tra lussurie e impurità, , non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo” Il Signore Gesù Cristo che viene .

Il Vangelo di Marco (24, 37-44) ci dice con parole inusuali che sono di un genere letterario che non appartiene ai nostri discorsi quotidiani che la vita dell’uomo sarà sottoposta a giudizio. Dio separerà lucidamente quello che nella storia di oggi sembra procedere in modo indistinto e in apparenza tranquillo. Questo accadrà all’improvviso come per esempio ai tempi di Noè per cui siamo ammoniti il futuro che auspichiamo e intravediamo deve diventare il presente che noi plasmiamo. Un presente che ci pone nella condizione di essere continuamente preparati . Le parole di Gesù ci ricordano che dobbiamo essere come quel padrone di casa che sa in anticipo che la sua casa sarà visitata dai ladri e si farà trovare preparato. Cristo ci invita a vegliare e ad essere pronti per la sua venuta e a non farci distrarre dalle cose del mondo . Comprenderemo così la precarietà della vita e la grazia di avere luce ai nostri passi attraverso le sue parole. E’ certo dice Paolo chi8 ci separerà dall’amore di Cristo la morte, la spada? No certamente perché nella dimensione dell’Avvento noi siamo comunque vincitori.

Eremo Via vado di sole, L’Aquila, lunedì 29 novembre 2010

Nessun commento:

Posta un commento