
Le cause del dissesto idrogeologico sono da ricercarsi nella fragilità del territorio, nella modificazione radicale degli equilibri idrogeologici lungo i corsi d’acqua e nella mancanza d’interventi manutentori da parte dell’uomo soprattutto nelle aree montane in abbandono dove non si esercitano più le tradizionali attività agricole e forestali.

Anche altri dicasteri come il Ministero per i beni e le attività culturali e quello delle Politiche agricole subiranno tagli tra il 20%-30% ma “la situazione economico-finanziaria del Ministero dell’Ambiente è unica e drammatica. Le cose sono talmente gravi da mettere in discussione il ruolo stesso di questo dicastero, la possibilità materiale d’incidere nelle politiche, di contare nei contesti internazionali, di guidare ed indirizzare le azioni settoriali d’interesse nazionale anche in ambiti delicati che riguardano la vita delle persone come quelli della difesa suolo e dell’assetto idrogeologico. Occorre al più presto equilibrare la ripartizione dei tagli su tutti i Ministeri in modo che la manovra sia più equa e non vessatoria rispetto al Ministero dell’Ambiente.” commenta il Presidente del WWF, Stefano Leoni.

Nel dossier si denuncia inoltre il taglio dell’81% dei fondi per gli interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico per il 2011, fondi necessari per prevenire o almeno limitare i danni provocati ad esempio dalle ultime alluvioni.
Secondo il WWF i cinque passi fondamentali per ridurre il rischio di dissesto idrogeologico sono:
1) Istituire le Autorità di distretto, come previsto dalle direttive europee (dir 2000/60/CE “Acque”, 2007/60/CE “Rischio alluvionale”), conferendo loro un ruolo vincolante per il coordinamento delle misure e degli interventi di difesa del suolo e di qualità delle acque a livello di bacino idrografico;
2) riferirsi al bacino idrografico – e non ai confini amministrativi delle Regioni – per qualsiasi programma di difesa del suolo, manutenzione del territorio e di tutela e gestione delle acque;
3) Ripristinare i finanziamenti ordinari per la difesa del suolo drasticamente tagliati anche nell’ultima finanziaria;
4) Garantire l’interdisciplinarietà nella progettazione delle misure e degli interventi di difesa del suolo: la solo ingegneria idraulica, infatti, è totalmente insufficiente ed è necessario progettare anche con competenze di idrogeologia, ecologia, scienze forestali, pianificazione….
5) Avviare un’azione diffusa di rinaturazione del territorio –come sta avvenendo nei più grandi bacini europei come la Loira, il Reno, il Danubio, la Drava… - basata sul recupero della capacità di ritenzione delle acque in montagna (rimboschimenti, governo delle foreste sostenibile) e sul recupero delle aree di esondazione naturale in pianura (ampliamento delle aree golenali, ripristino e ricostruzione zone umide….)
Queste cinque azioni se portate avanti in modo serio possono contribuire ridurre drasticamente il rischio idraulico in Italia.
Eventi meteorologici violenti “evidenziano la drammatica situazione di vulnerabilita’ per il territorio italiano (negli scorsi 9 mesi, le situazioni piu’ gravi in Sicilia, Calabria, Toscana, Campania), cui non e’ garantito un’adeguata sicurezza idrogeologica”. Nei piu’ recenti 80 anni, segnala l’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni- Anbi, “si sono registrate ben 5.400 alluvioni e 11.000 frane”. Secondo il ministero dell’Ambiente, “il 68,6% dei comuni (in Valle d’Aosta, Umbria, Molise, Calabria e Basilicata e’ il 100%) ricade in aree classificate ad alto rischio idrogeologico, che interessano il 7,1% della superficie del paese (2.150.410 ettari)”. In tutto cio’, “ci sono ben 3.458 scuole e 89 ospedali minacciati da frane o inondazioni”.
Partendo dal rapporto di Legambiente “Ambiente Italia 2010 “ Paola Mammarella scrive :

Sono molteplici gli obiettivi di cambiamento e sviluppo.
Energia: L'Italia entro il 2020 dovrebbe arrivare al 17% di produzione da fonti rinnovabili rispetto all’attuale 5,2%, agendo quindi sui consumi per elettricità, riscaldamento, raffrescamento e incentivando l’utilizzo dei biocarburanti. Oggi, invece, con 550 milioni di tonnellate di anidride carbonica, è il terzo Paese europeo per emissioni.

Cave: Il recupero degli inerti presenti nelle cave potrebbe diventare più efficiente attraverso la creazione di filiere virtuose gestite dalla stesse imprese edili. Adeguando i canoni di concessione ai modelli europei si avrebbero anche nuove entrate.
Trasporti: Per la riduzione delle emissioni nei prossimi 5 anni il numero dei pendolari su ferro dovrebbe crescere fino a 4 milioni, grazie a un parco rotabile rinnovato, nuovi treni, maggiori finanziamenti per rafforzare i servizi, priorità agli investimenti infrastrutturali nelle città. Al contrario, i treni pendolari sono quelli più inaffidabili, vecchi, affollati e in ritardo. D’altra parte, l’Italia è il paese con la più elevata quantità pro capite di mobilità motorizzata. Nel trasporto terrestre i mezzi privati coprono circa l'82% della domanda. In rapporto al Pil, infine, l'Italia mostra la massima riduzione della tassazione ambientale in tutta l'Unione europea.
(Fonte Rapporto Legambiente Ambiente Italia 2010 )
Ciao,
RispondiEliminasto organizzando una galleria su Flickr con tutte le foto dell'alluvione.
Volevo sapere se potevo usare le tue oppure a chi potrei rivolgermi.
Grazie
Emanuele