
Poi, avendo alcuni fatto osservare che il tempio era adorno di belle pietre e di ex-voto, Gesù disse: *Di tutto quello che voi ammirate, verranno giorni in cui non resterà pietra su pietra che non sia abbattuta. *Gli domandarono: Maestro, quando dunque accadranno queste cose o quale sarà il segno che queste cose stanno per accadere? *Rispose: State attenti a non farvi sviare, perché molti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e: Il momento è arrivato: Non li seguite. *Quando sentirete parlare di guerre e di sconvolgimenti, non spaventatevi, perché prima devono accadere queste cose, ma non sarà subito la fine. *E aggiunse: Si solleverà un popolo contro l'altro e un regno contro l'altro; *vi saranno grandi terremoti, e in diversi luoghi carestie ed epidemia; vi saranno fenomeni terrificanti e grandi segni dal cielo. *Ma prima che tutto ciò avvenga, metteranno le mani su di voi, vi perseguiteranno e vi trascineranno nelle sinagoghe e nelle prigioni, davanti a re e governanti a causa del mio nome. *Ma questo sarà per voi un'occasione di rendermi testimonianza. *Mettetevi dunque bene in mente di no n premeditare la vostra difesa. *Io vi darò una eloquenza e una sapienza, a cui non potranno resistere o contraddire tutti i vostri avversari. *Voi sarete traditi perfino da genitori e fratelli, parenti e amici; e alcuni di voi saranno uccisi, *e sarete odiati da tutti a causa del mio nome. *Ma neppure un capello del vostro capo perirà. *Con la vostra costanza guadagnerete la vita. *
Il brano continua


Quando Luca scrive verso gli anni 85 ha ancora nella memoria e nel cuore l’evento della distruzione del tempio di Gerusalemme e la capitolazione della città. Sembrò allora a tutti come la fine del mondo o, almeno, la fine di un mondo.
Il linguaggio apocalittico, messo sulla bocca di Gesù, è con tutta probabilità una elaborazione di alcuni insegnamenti del maestro avvenuta in un contesto di crescente opposizione. La comunità, che ancora non è una realtà autonoma dall’ebraismo, già esperimenta una certa diffidenza nell’ambito giudaico, incontra opposizione ed indifferenza nel mondo circostante ed è minacciata da un certo “ raffreddamento” interno.
Alle spalle di questo discorso si avverte una situazione difficile, contrastata. Il futuro della comunità è pieno di ombre, di incertezze e il clima generale non promette nulla di buono.
Il discorso apocalittico “dipinge” ed enfatizza le difficoltà che i discepoli e le discepole dovranno incontrare, ma, soprattutto nella seconda parte del capitolo, conferma la comunità nella fiducia perché “l’estate è vicina” (versetto 30)e il “regno di Dio è vicino” (v.31). Nei versetti dal 34 al 38 Luca riprende l’insegnamento di Gesù sulla preghiera e sulla vigilanza per avere la forza di affrontare i tempi difficili che si presenteranno.
Una lettura storica

Non si tratta di fare calcoli esoterici sulla fine del mondo giocando agli indovini. Si tratta, invece, di guardare in faccia la realtà presente e di assumerci in essa le nostre personali e comunitarie responsabilità. Per nostra fortuna, la realtà spesso ha i colori e il profumo della gioia, dell’amore e della pace. Ma –qui il discorso apocalittico svolge una sua specifica funzione—la storia e il cammino di fede non si arrestano, non perdono senso e prospettiva anche quando si addensano all’orizzonte le nubi più nere e si sono chiuse le strade verso il futuro.
Questa è l’esortazione preziosa da raccogliere: possiamo vivere delle stagioni storiche, personali ed ecclesiali in cui sembra spegnersi ogni speranza e tramontare ogni luce che illumini un sentiero verso il futuro.
Il discorso apocalittico non ci offre le ali d’aquila per volare fuggendo oltre il presente. Ma con il suo caratteristico stile assertivo che avvicina troppo la soluzione, ci esorta a riporre fiducia nella misteriosa presenza di Dio che non abbandona a se stessa la realtà del mondo e non abbandona coloro che cercano di camminare nella vigilanza e nella perseveranza.
Oggi per noi

Eppure il centro della nostra fede è qui: il Dio creatore è soprattutto il Dio che ci accompagna, che immette amore, energie e speranze in tutte le arterie del creato.
Certi momenti di “disperazione storica” sono paradossalmente spazi e pozzi di ripartenza. Certo, dopo anni di degrado, di latrocini e di sporcaccioni al governo, questa Italia è da ricostruire e siamo soprattutto noi che dobbiamo essere ricostruiti sul piano morale, culturale e politico. Siamo noi che dobbiamo ripensare il nostro rapporto con lo straniero, con la terra, con i consumi, con la televisione, con la nostra interiorità.
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