SILLABARI : Politica e antipolitica ( I )
Consideriamo dunque i termini politica e antipolitica. E cominciamo proprio da quest’ultima. Che da opposizione alla buona politica significa oggi contrarietà alla politica, estraneità, indifferenza alla politica , fuga dalla politica in generale . Oppure scrive Giorgio Galli” un’ideologica pretesa che la politica sia inutile ,una truffaldina complicazione di questioni semplici che, se non esistessero quei parassiti che sono i politici ,potrebbero essere risolte benissimo col buon senso pratico , con la competenza tecnica , oppure con l’armonia automatica del mercato. Questa accezione al termine,in realtà, fa torto sia alle soggettive intenzioni di quasi tutti coloro che – per reazione alla declinante condizione della politica oggi – si definiscono ( o più spesso vengono definiti) antipolitici sia alla storia e alla stessa logica: non è mai esistita una teorizzazione dell’estraneità alla politica (dall’otium degli antichi all’Anarca di Junger) che non avesse un implicito significato politico, di protesta contro una politica tanto cattiva da costringere il soggetto alla secessione per mettere in salvo la propria libertà. Anche l’antipolitica è essa stessa politica , è catturata dalla politica fuori della quale c’ è solo il dio o la bestia.
In realtà , insomma è proprio l’antipolitica a custodire ( almeno implicitamente) un progetto politico e a definire ‘antipolitica’ quella che è oggi la politica ufficiale. Nell’antipolitica vengono insomma alla luce - che gli ‘antipolitici lo vogliano o no - gli elementi essenziali della politica : la polemicità ( il conflitto) la questione dell’ordine, l’esigenza del pubblico consenso. (…) La politica non ha un’essenza in senso proprio e infatti è stata definita in ogni modo possibile : arte regia e follia , demone e destino, energia del conflitto esistenziale e assalto al cielo, sfida lanciata all’insensatezza delle umane sorti e Spirito oggettivo , nobile arte e lucida scienza (…) In realtà politica è indefinibile perché, nonostante la sua oggettività , non è un oggetto : è un orizzonte ,una qualità intrinseca al nostro esistereassociati . Si è nella politica ma non si stringe mai la politica in modo definiti vo perché si dà storicamente e spazialmente , non naturalmente. Perché è una risposta sempre mutevole alle domande che necessariamente sorgono dalla vita collettiva : qual è l’origine del potere tra gli uomini e quali sono le ragioni dell’obbedienza e della rivolta ; quali sono le istituzioni il cui potere si manifesta , quali sono i soggetti che hanno parte (e quale?) al potere; quali sono i discorsi e chi li fa con cui il potere viene legittimato e criticato , e in quali rapporti stanno con altri discorsi che investono anch’essi radicalmente la dimensione umana , come l’etica, la religione, il diritto.
Che molte delle risposte moderna moderne date a queste domande non siano più fungibili , che grande parte del personale politico sia inadeguato , che il discorso pubblico balbetti, che cinismo e apatia dilaghino , che lo spirito civico e pubblico sia quasi assente, è appunto la crisi della politica. Ma da questa crisi si esce con un’antipolitica positiva e non rassegnata , cioè con la critica e l’assunzione di responsabilità nel segno dell’impegno (…) “perché la politica è un impegno ine ludibile ed è lo strumento per dare risposte.
Ottimo articolo, molto interessante e ben articolato. Penso che l'antipolitica contenga in sé la politica ideale,la proiezione di un progetto futuribile. Ho scritto un articolo simile ultimamente nel mio blog. Sono contento di averti trovato. http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/10/16/rock-antipolitik/
RispondiEliminaUn saluto! E a rileggerci presto!