Non entro minimamente nel merito della vita personale e dell’esperienza politica del Presidente del Consiglio dei ministri e capo del governo italiano in questo momento.
Sono convinto che viviamo in una democrazia i cui valori vanno difesi come dovere di ogni cittadino e che una democrazia forte come la nostra può permettersi questo continuo andirivieni nei suoi valori . Che sono ben saldi e che appunto compongono il corredo genetico di ogni cittadino. Certo a volte si scende a livello dell’oplita greco che come cittadino imbracciava le armi per difendere la democrazia. Una democrazia che vive per cicli e moduli.
Qualcuno afferma che probabilmente siamo alla fine di un ciclo , quello del Presidente Berlusconi perché forse ,semplicemente perché, tutto prima o poi finisce . Ma è da vedere . Quello che ho disapprovato e disapprovo è che questo uomo in veste di poltico ha una spiccata capacità di dividere il popolo del suo paese. L’epoca per me potrebbe essere ricordata come un’epoca di divisione degli italiani ,pro e contro . comportamento che a mio avviso ha nuociuto a questo paese.
Quindi non posso fare a meno di ricordare che in molte culture la barba rappresenta un vero e proprio elemento di espressione esteriore della dignità virile (come ricordano anche espressioni del tipo "l'onor del mento") ed è tagliata solo perchè è indice di invecchiamento.
Presso gli Ebrei il taglio della propria barba veniva equiparato ad un atto sacrilego, invece il taglio di quella altrui era considerato un gesto di odio e di offesa.
In ambito islamico, poi, molti religiosi, cercando di assomigliare il più possibile al Profeta Maometto (che la tradizione vuole avesse la barba), ritengono indispensabile per ogni buon credente lasciarsi crescere la barba. Essa è a tal punto divenuta simbolo di questa ostentazione religiosa che in molti paesi i fondamentalisti vengono detti "i Barbuti" per antonomasia.
Se nel Trecento in Italia la barba era portata esclusivamente da uomini di legge e dagli anziani, solo due secoli dopo tornò di moda, e nel Seicento barba e baffi subivano il trattamento con ferri caldi per essere arricciati, e venivano unti e profumati con olio di cedro e di gelsomino.
La moda settecentesca della parrucca richiese la pelle rasata e si dovette attendere il periodo risorgimentale per un ritorno di fiamma della barba, a cui venne attribuito, questa volta, un significato politico.
Quindi la barba non è cosa di poco conto e consigliare di tagliarla perchè induce diffidenza mi sembra la negazione di secoli di cultura.
Per non parlare poi della “barba del profeta “
In almeno due occasioni, il Sigillo dei Profeti si sarebbe pronunciato sulla barba; secondo gli apostoli Al-Bukhari e Muslim, Maometto esortò i credenti dicendo loro “distinguetevi dai mushrikeen (idolatri), tenete la barba e regolate i baffi”. E, in un’altra occasione, fu ancora più chiaro: “Curate bene i baffi e fate crescere la barba”.
Nelle religioni rivelate, qualunque cosa i profeti dicano deve poi essere contestualizzata e inserita nel resto della dottrina, suscitando dispute anche feroci tra le diverse correnti teologiche. Anche se si tratta in fondo “solo” di barba.
Così le scuole della Sharia, la legge islamica, per tagliare la testa al toro tirano in ballo Satana in persona, che, come riporta il Corano [Surah An-Nisaa 4:119] disse:
“Li condurrò in tentazione finché essi non cambieranno la creazione di Allah”.
Quindi, visto che Allah ha certamente creato la barba, guai a chi la taglia. Proibizione che in una certa misura riguarda anche le donne, che non dovrebbero alterare il loro corpo con tatuaggi, depilazioni e pratiche simili.
Un po’ come nel Tajikistan pre-rivoluzionario, dove la barba fluente era la divisa dei miliziani islamici. Anche l’Urss ebbe grattacapi per via della barba del poeta Foteh Abdullo, considerata un po’ troppo “islamica” dal Partito comunista della repubblica socialista sovietica del Tajikistan.
Invitato ad alcuni “colloqui di rieducazione”, il poeta si difese sostenendo di essere un ammiratore di Karl Marx, e di imitarne anche l’acconciatura. Argomentò poi che lo stesso Vladimir Lenin, per tacere del Conducator Fidel Castro portava fluente barba. Commosso da tale fervore rivoluzionario, il segretario del Partito dovette ammettere che il popolo ama le barbe. La popolarità del poeta andò alle stelle e la vicenda diventò argomento di caustiche barzellette su quanto fosse boccalone il potere moscovita.
Essendo un poeta, Abdullo era evidentemente bravo con le chiacchiere, ma forse la burocrazia sovietica era (almeno in tema di barba) meno rigida di quella statunitense.
E si potrebbe continuare ma questa riflessione potrebbe diventare una braba !
venerdì 15 aprile 2911
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