Una conseguenza di questa condizione sociale generale è rappresentata dall’estrema difficoltà a segnare il confine tra acquisto normale e patologia dell’acquisto; pertanto i fenomeni di acquisto compulsivo, definiti anche consumopatie, come la sindrome da shopping, rappresentano spesso il risultato dell’incontro e intreccio tra una manifestazione del disagio individuale e uno stile di vita proposto, alimentato ed esaltato a livello sociale, in una società in cui si fa sempre maggiore spazio l’acquisto del superfluo.
Ma lo shopping compulsivo o sindrome da shopping rappresenta un disagio psicologico e comportamentale caratterizzato da una tendenza a manifestare vere e proprie crisi di acquisto, una forma di mania delle spese che, nei primi anni in cui è stato descritta, ha fatto guadagnare a questo disturbo anche il termine di oniomania o mania del comprare (Kraepelin E., 1915).
Un altro aspetto psicologico particolarmente evidente in questo disagio riguarda la presenza di un continuo tentativo di riempire un vuoto interiore , manifestata attraverso l’acquisto ripetuto che esprime ciò che si desidera essere ma che, come in un circolo vizioso, ripropone i medesimi vissuti di mancanza interiore che non possono essere colmati attraverso gli elementi esterni.
Questo aspetto è particolarmente evidente nello sforzo di acquistare aspetti interiori attraverso centinaia di libri, spesso comprati per cercare risposte alle domande che sono rimaste inascoltate. In relazione ad alcune dinamiche familiari pregresse, non è raro che si manifestino anche dei tentativi, da parte del compratore compulsivo, di trovare un genitore, reale o simbolico, che si assuma la responsabilità di riparare al danno economico, un atteggiamento che mostra la frequente situazione di stallo nel processo di autonomizzazione, che si esprime anche attraverso l’acquisizione di un potere economico. Inoltre, spesso le persone propense al consumo compulsivo sono state abituate a vivere con dei genitori che hanno sempre manifestato il loro affetto mediante attenzioni materiali che, di conseguenza, vengono ricercate sia nell’acquisto ripetuto, che nelle richieste di aiuto per riparare ai debiti contratti a fronte dell’esasperata attività di shopping.
L’acquisto, in questo disturbo, è legato a prodotti che esprimono indirettamente il pensiero su di sé nonché il desiderio di modificare parti di sé concrete o intangibili, riempiendo quello che è stato definito il Sé vuoto o Empty Self (Cushman P., 1990 ).
Va, infine, ricordato che un elemento importante che frequentemente stimola l’acquisto è l’ansia che può rappresentare una condizione di partenza che spinge a cercare di scaricare la tensione psicofisica in eccesso. Per tale ragione un training di rilassamento si può rivelare spesso un ottimo punto di partenza per cominciare a gestire il problema, diminuendone la frequenza.
Bibliografia
- Christenson G.A., Faber R.J., De Zwaan M., (1994). Compulsive buying: descriptive characteristics and psichiatric commorbility, Journal of Clinical Psychiatry, 55, 5-11.
- Pallanti S., Koran L., (1995). Disturbi del controllo degli impulsi NOS e SSRI: il Citalopram nel Pathological Gambling e Compulsive Shopping, Italian Journal of Psychopathology, 9, 1-9.
- Alonso-Fernandez F., (1996). Trad it. Le altre droghe , Edizioni Universitarie Romane, Roma, 1999.
- Pani R., Biolcati R., (1998). Shopping compulsivo , Edizioni Quattroventi, Urbino.
- Caprara G.V., Barbaranelli C., (2000). Capi di governo Telefonini Bagni schiuma , Raffaello Cortina .
Per lo shopping vedi anche http://www.benessere.com/psicologia/arg00/sindrome_da_shopping.htm
venerdì 1 aprile 2011
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