venerdì 1 aprile 2011

SILLABARI : Denaro e shopping compulsivo

SILLABARI : Denaro e shopping compulsivo


Una delle caratteristiche della società moderna è la presenza di un diffuso atteggiamento consumistico e di una tendenza ad incoraggiare il comportamento d’acquisto, spesso alimentando falsi bisogni che hanno gradualmente trasformato il possesso del prodotto in una vera e propria fonte di felicità, in uno strumento per costruire una identità sociale accettata e gradita, considerando lo shopping persino una tecnica per scaricare le tensioni di una giornata difficile.

Una conseguenza di questa condizione sociale generale è rappresentata dall’estrema difficoltà a segnare il confine tra acquisto normale e patologia dell’acquisto; pertanto i fenomeni di acquisto compulsivo, definiti anche consumopatie, come la sindrome da shopping, rappresentano spesso il risultato dell’incontro e intreccio tra una manifestazione del disagio individuale e uno stile di vita proposto, alimentato ed esaltato a livello sociale, in una società in cui si fa sempre maggiore spazio l’acquisto del superfluo.


Di questi temi ne parlano due libri , rispettivamente di uno psichiatra Vittorino Andreolì. e di uno psicologo cognitivo, Paolo Legrenzi. Il primo si intitola Il denaro in testa (Rizzoli), il secondo I soldi in testa (Laterza), ma non potrebbero essere più differenti. Mentre Andreoli afferma che il fatto di avere i soldi in testa è un male tipicamente contemporaneo,Legrenzi sostiene che noi abbiamo davvero i soldi in testa, e da sempre, proprio come abbiamo in testa la scrittura e la lettura: sono dotazioni specifiche della mente umana che si proietta nel mondo costruendo arte, religione, politica, filosofia e quella quintessenza degli oggetti sociali che è il denaro. Se le cose stanno così, se il denaro è necessariamente nella nostra testa prima ancora di essere nel mondo, il nostro rapporto con i soldi è davvero lo specchio dell'anima di tutti, e non solo di Arpagone o di Paperone. E ci rivela quanto siamo inclini a sbagliarci, con errori inevitabili, perché, come diceva lppo.crate, "la vita è breve, l'arte è lunga, l' occasione fuggevole, l'esperimento pericoloso, il giudizio difficile".

Per esempio, comprare azioni è il modo più conveniente per investire i propri risparmi. Ma per un immortale o almeno per uno che abbia un'aspettativa di vita superiore ai cento anni, perché le borse alla lunga crescono sempre, però in tempi lunghissimi. Inoltre le azioni hanno un altro difetto: apprendiamo tutti i giorni, dai listini di borsa, il loro valore. Come risultato, siamo informati in tempo reale delle loro vicissitudini, e possiamo facilissimamente cedere alla tentazione di venderle proprio nel momento sbagliato. Cosa che non ci verrebbe mai in mente,se come moltissimi italiani possediamo una casa che crediamo aumenti di valore ,mentre sono i nostri stipendi che si abbassano.”

Ma lo shopping compulsivo o sindrome da shopping rappresenta un disagio psicologico e comportamentale caratterizzato da una tendenza a manifestare vere e proprie crisi di acquisto, una forma di mania delle spese che, nei primi anni in cui è stato descritta, ha fatto guadagnare a questo disturbo anche il termine di oniomania o mania del comprare (Kraepelin E., 1915).


Il comportamento incontrollato viene interpretato come un modo per rivivere un conflitto che ripropone sentimenti infantili , come l’impotenza, la vergogna e la colpa, al fine di tentare di controllarlo ad ogni nuovo episodio di acquisto coatto. L’acquisto compulsivo sembra inoltre rappresentare un tentativo di compensare alcuni desideri infantili repressi, mettendo in atto un comportamento socialmente sostenuto e accettato.

Un altro aspetto psicologico particolarmente evidente in questo disagio riguarda la presenza di un continuo tentativo di riempire un vuoto interiore , manifestata attraverso l’acquisto ripetuto che esprime ciò che si desidera essere ma che, come in un circolo vizioso, ripropone i medesimi vissuti di mancanza interiore che non possono essere colmati attraverso gli elementi esterni.

Questo aspetto è particolarmente evidente nello sforzo di acquistare aspetti interiori attraverso centinaia di libri, spesso comprati per cercare risposte alle domande che sono rimaste inascoltate. In relazione ad alcune dinamiche familiari pregresse, non è raro che si manifestino anche dei tentativi, da parte del compratore compulsivo, di trovare un genitore, reale o simbolico, che si assuma la responsabilità di riparare al danno economico, un atteggiamento che mostra la frequente situazione di stallo nel processo di autonomizzazione, che si esprime anche attraverso l’acquisizione di un potere economico. Inoltre, spesso le persone propense al consumo compulsivo sono state abituate a vivere con dei genitori che hanno sempre manifestato il loro affetto mediante attenzioni materiali che, di conseguenza, vengono ricercate sia nell’acquisto ripetuto, che nelle richieste di aiuto per riparare ai debiti contratti a fronte dell’esasperata attività di shopping.


La dipendenza , espressa prima nei confronti del consumo e poi attraverso la ricerca di aiuto nel gestire le difficoltà economiche, mostra come questo tipo di disturbo spesso sia l’esito di un’educazione che trasmette l’idea di essere incompetenti, un aspetto che ha portato a parlare di patologia dell’autonomia, dal momento che il disagio esprime una distorsione dell’autonomia che, attraverso una transitoria ricerca di libertà, riporta puntualmente alla dipendenza.

L’acquisto, in questo disturbo, è legato a prodotti che esprimono indirettamente il pensiero su di sé nonché il desiderio di modificare parti di sé concrete o intangibili, riempiendo quello che è stato definito il Sé vuoto o Empty Self (Cushman P., 1990 ).

Va, infine, ricordato che un elemento importante che frequentemente stimola l’acquisto è l’ansia che può rappresentare una condizione di partenza che spinge a cercare di scaricare la tensione psicofisica in eccesso. Per tale ragione un training di rilassamento si può rivelare spesso un ottimo punto di partenza per cominciare a gestire il problema, diminuendone la frequenza.

Bibliografia

  • Christenson G.A., Faber R.J., De Zwaan M., (1994). Compulsive buying: descriptive characteristics and psichiatric commorbility, Journal of Clinical Psychiatry, 55, 5-11.
  • Pallanti S., Koran L., (1995). Disturbi del controllo degli impulsi NOS e SSRI: il Citalopram nel Pathological Gambling e Compulsive Shopping, Italian Journal of Psychopathology, 9, 1-9.
  • Alonso-Fernandez F., (1996). Trad it. Le altre droghe , Edizioni Universitarie Romane, Roma, 1999.
  • Pani R., Biolcati R., (1998). Shopping compulsivo , Edizioni Quattroventi, Urbino.
  • Caprara G.V., Barbaranelli C., (2000). Capi di governo Telefonini Bagni schiuma , Raffaello Cortina .

Per lo shopping vedi anche http://www.benessere.com/psicologia/arg00/sindrome_da_shopping.htm


Eremo Via vado di sole , L’Aquila,
venerdì 1 aprile 2011

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