venerdì 8 aprile 2011

CANZONIERE : L’Aquila. Appuntamento a ora insolita

CANZONIERE : L’Aquila. Appuntamento a ora insolita

Leggo sovente due poesie di Vittorio Sereni . “Appuntamento ad ora insolita” compresa nella raccolta “Gli strumenti umani “ di cui ne delimita una sezione e “Ancora sulla strada di Zenna” che appartiene sempre alla stessa raccolta.

In quel volume de I Meridiani di Mondadori ,oltre alle due poesie citate è compreso anche un altro testo “ Una visita in fabbrica “degli anni 1952-58 che pure mi piace leggere e rileggere.


Perché queste tre composizioni di Sereni attraggono il mio sguardo e suscitano emozioni ?

Perché probabilmente mai come ora in questa realtà della città di L’Aquila del post terremoto e nella vita di quelli che vi sono rimasti a vivere si cercano delle certezze. E poiché le certezze sono poche e vanno accuratamente ricercate queste composizioni evidenziano un sentimento comune : Ill continuo bisogno di certificazione , come recupero della propria storia e ricerca di dialogo e rispecchiamento dell’altro. Dove l’altro sta anche per questa città e i suoi destini.

Identità e sicurezze minacciate da ridondanze verbali della vita di tutti i giorni in questa città e quindi anche in questi versi che rispecchiano alcuni sentimenti ed emozioni di quella vita.


Ma è proprio tutto l’impianto di “Strumenti umani “ che dalla poesia “Immediati dintorni “ ad “Appuntamento ad ora insolita “ che induce al pianto, il pianto di uomini che hanno paura, in siffatto contesto, di mancare le esperienze storiche della loro vita e della loro città per incapacità, per fragilità, per difficoltà difficili da superare. Appuntamento che però non si può mancare per non perdere se stessi e la propria città.

A lungo negli anni il dibattito culturale ha meso l’accento sulla città e sulla sua conquista. Da dentro, da fuori , da ogni dove. Sereni è un esponente di questo dibattito come lo fu il sindaco santo di Firenze Giorgio la Pira per citare uno per tutti.

La conquista della città ci sprona dunque ad essere come dice Sereni “ rivoluzionari” Anche se è un termine che non si usa più pur rimanendo sostanzialmente momento di paragone nei modi di essere nel fare e nel non fare.

Ecco allora dunque la necessità di un appuntamento ad ora insolita a L’Aquila in un luogo non luogo che oggi è la strada .

APPUNTAMENTO A ORA INSOLITA

La città - mi dico - dove l'ombra

quasi più deliziosa è della luce

come sfavilla tutta nuova al mattino ...

« ... asciuga il temporale di stanotte» - ride

la mia gioia tornata accanto a me

dopo un breve distacco.

«Asciuga al sole le sue contraddizioni»

- torvo, già sul punto di cedere, ribatto.

Ma la forma l'immagine il sembiante

- d'angelo avrei dettò in altri tempi-

risorto accanto a me nella vetrina: '

«Caro - mi dileggia apertamente- caro,

con quella faccia di vacanza. E pensi

alla città socialista?».

Ha vinto. E già mi sciolgo: «Non

arriverò a vederla» le rispondo.

(Non saremo

più insieme, dovrei dire). ,«Ma è giusto,«

fai bene a non badarmi se dico queste cose,

se le dico per odio di qualcuno

o rabbia per qualcosa. Ma credi all' altra

cosa che si fa strada in me di tanto in tanto

che in sé le altre include e le fa splendide,

rara come questa mattina di settembre ...

giusto di te tra me e me parlavo:

della gioia».

Mi prende sottobraccio.

«Non è vero che è rara, - mi correggo - c'è,

la si porta come una ferita

per le strade abbaglianti. È

quest' ora di settembre in me repressa

per tutto un anno, è la volpe rubata che il ragazzo

celava sotto i panni e il fianco gli straziava,

un' arma che si reca con abuso, fuori

dal breve sogno di una vacanza.

Potrei

con questa uccidere, con la sola gioia ... ».

Ma dove sei, dove ti sei mai persa?

«È a questo che penso se qualcuno

mi parla di rivoluzione»

dico alla vetrina ritornata deserta.

ANCORA SULLA STRADA DI ZENNA

Perché quelle piante turbate m'inteneriscono?

Forse perché ridicono che il verde sì rinnova

a ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia?

Ma non è questa volta un mio lamento

e non è primavera, è un'estate,

l'estate dei miei anni. .

Sotto i miei occhi portata dalla corsa

la costa va formandosi immutata

da sempre e non la muta il mio rumore

né, più fondo, quel repentino vento che la turba

e alla prossima svolta, forse, finirà.

E io potrò per ciò che muta disperarmi

portare attorno il capo bruciante di dolore ...

ma l'opaca trafila delle cose

che là dietro indovino: la carrucola nel pozzo,

la spola della teleferica nei boschi,

i minimi atti, i poveri

strumenti umani avvinti alla catena

della necessità, la lenza ,

buttata a vuoto nei secoli,

le scarse vite che all' occhio di chi torna

e trova che nulla nulla è veramente mutato

si ripetono identiche,

quelle agitate braccia che; presto ricadranno,

quelle inutilmente fresche mani

che si tendono a me e il privilegio

del moto mi rinfacciano ...

Dunque pietà per le turbate piante

evocate per poco nella spirale del vento

che presto da me arretreranno via via

salutando salutando.

Ed ecco già mutato il mio rumore

s'impunta un attimo e poi si sfrena

fuori da sonni enormi

e un altro paesaggio gira e passa.


Eremo Via vado di sole, L’Aquila,
venerdì 8 aprile 2011

Nessun commento:

Posta un commento