ET TERRA MOTA EST : 6 aprile 2011 ,3.32
In questo silenzio sono nate queste poesie , questo diario di un terremoto ,poesie per certi versi poesia e per certi versi prosa.
Passano le stagioni ,resta il silenzio
-poesie –
1.
Passano le stagioni e i colori
screziati tra le crepe del tempo
rosso cobalto, giallo e verde prato
si insinuano tra i bordi della città
e della campagna nel silenzio
delle notti rigide d’inverno dei giorni
assolati d’estate.
Disarticolare,smontare , disgregare
pietre, cemento, ferro ,asfalto,
ossido di carbonio
riarticolare,rimontare, aggregare
la città.
La città terremotata che sola sale
sul monte e resta lì macchiata
davanti al cielo macchiato
dalla gru dal collo di giraffa
affacciata sul grande buco nero
sul tetto dell’antica Collemaggio.
Passano le stagioni e i loro colori
ed è solo la seconda primavera
dopo l’ultimo terremoto.
2.
E’ silenzioso il vento stanotte
anche lui non ha più parole
e fischi e strepiti e ronzii
come le sagome stordite d’una folla
con le sue fiaccole alla commemorazione.
Stanotte, stanotte anche gli uccelli
si nascondono e le grida del tramonto
presago antico di festa per il riposo
distorcono ancora la notte
la notte che tutto crollò.
Dormiamo da mesi in questo composto
silenzio che sparge fragori
nella mente e nel cuore come rumori
d’una guerra mai conclusa.
E vale la pena di ritirare su
muri e raccogliere pietre e chiudere buche
e continuare a coltivare gerani.
Cari, cari gerani, cari come l’aria
cari come chi vi coltivava e non c’è più.
Sento sovente i suoi passi nella stanza
a fianco ed è come svegliarsi da un sonno
senza alcun altro sogno.
3.
Il vento vaneggia per notti e notti
e queste parole dette e ridette
sono come le ruote crepate d’un auto
come le rose sottocasa odorate e poi sognate.
Il vento delle stranite notti
dopo la paura , la paura delle scosse
sembra luna spolverata nel cielo
sembra acqua di cotone nel cielo .
Non è luna, non è acqua stanotte
è vento di tramontana
inchiodato alle ombre, alle ombre perenni
di una città vuota
tumulto di respiro che l’ha abbandonata
foglia caduta come le altre foglie
che non sono foglie ma pietre e calce
cadute da un cielo che rosicchia
l’anima di chi ha ancora paura
paura in questa città.
4 .
Non sprecate il tempo a parlare di città.
Non sprecate la pazienza,
il silenzio della città corrode le vertebre ,
e riempie il cervello .
E' un'acqua liquida
come uno tsumani .
Metti questo e togli quello
prendi quello e lascia questo.
Così non si fa la città.
Non sprecate il tempo a parlare di città.
5.
Sovente penso nel corso dell’anno
ai giorni d’aprile
e poi quando aprile viene
non ha più voce il ricordo
ma è uno stralunato silenzio
come un piangere senza pianto
perché non è rimasto più nemmeno il pianto
che in quei giorni fu liberazione
dall’inettitudine della disperazione
dal dolore.
Quelli che morirono e quelli che vissero
sono tutt’uno al tiepido sole
di quest’altro aprile che aggiunge
ora tempo al tempo.
Quanto tempo ancora per sommare
questo a quello e tirare la riga
d’un totale che non viene mai
nel verso giusto .
Il verso giusto delle cose che abbiamo abbandonato
nelle case là di pietre e mattoni caduti
di parole e desideri alle intemperie
e al sole delle stagioni.
d’un tempo che può bastare
in un’attesa che non basta mai
fatta d’acqua luccicante che di botto
si ribalta. Si ribalta di botto.
E pensi ogni giorno a tutte quelle rovine
che sbocciano e si espandono.
Altre parole senti.
Zitto, come una volta blandisci
somme e sottrazioni ma già sono andati via anni
e anni dopo anni andranno ancora via e questa città
poi alla fine sarà più lontana della luna.
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