sabato 16 aprile 2011

TERRA TREMUIT ET QUIEVIT : Ricostruzione ,tempi e problemi .Intervista al Presidente Ordine degli ingegneri



TERRA TREMUIT ET QUIEVIT : Ricostruzione ,tempi e problemi .Intervista al Presidente Ordine degli ingegneri





Cosa ne pensa del processo di ricostruzione fino ad ora eseguito per quanto riguarda la riparazione di edifici classificati A, B e C (ricostruzione leggera)? Si può ritenere conclusa con successo?

Nonostante le difficoltà avute nel 2009 con l'uscita dei primi decreti, possiamo dire che ad oggi, la ricostruzione leggera si sta concludendo con successo. L'ordine degli ingegneri ha portato avanti diverse battaglie dall'uscita dei primi decreti fino al dicembre 2009, permettendo così di far partire i primi progetti. La ricostruzione leggera è proseguita spedita mente e adesso, tranne qualche ritardo sporadico, si sta concludendo con successo. Inoltre c'è da dire che è stata effettuata con un costo di 600 milioni di €, molto inferiore rispetto alle stime. Tutto ciò è stato possibile grazie ad una soddisfacente risposta della classe professionale.

E' stato così evitato un gigantesco esodo della popolazione che, a quasi 2 anni dal sisma, è potuta rientrare nelle proprie abitazioni.

Si legge spesso sulle testate giornalistiche il suo disappunto per quanto riguarda la ricostruzione pesante, potrebbe spiegarci in breve quali sono le reali divergenze?

Innanzitutto c'è da dire che si è sottovalutato cosa vuol dire ricostruzione di un tessuto urbano.

La prima ordinanza sugli edifici E si è avuta il 10 giugno 2010. In quest'ordinanza sono stati dati dei limiti di costo per gli interventi sugli edifici che non possono superare quelli dell'edilizia economica e popolare. Successivamente la regione Abruzzo ha correttamente emanato una delibera fissando i costi per l'edilizia residenziale pubblica. Ma poiché questa delibera è riferita all'intera regione, e poiché l'edilizia residenziale non è uguale per tutto il territorio regionale, sono sorte delle problematiche in quanto, l'edilizia residenziale dell'Aquila, non è conformata per l'edilizia residenziale pubblica. Per questo motivo ho scritto a Chiodi spiegando che questa delibera non poteva essere presa come riferimento ma bisognava conformare la delibera all'edilizia esistente sul territorio.

Un primo passo si è avuto con il decreto n. 27 del2 Dicembre 2010. Nonostante ciò rimanevano aperti ancora tanti problemi, come ad esempio il contributo per le seconde case.

Dopo questo decreto, dietro nostra richiesta, ne sono usciti altri riguardanti edifici di pregio, adeguamento energetico ed edilizia di sostituzione. Ad oggi 17 febbraio dietro nostro input come ordine e soprattutto come persona stiamo definendo pian piano tutti questi aspetti. Posso dire comunque che il grosso è stato fatto, rimane soltanto da . limare qualche dettaglio.


Perché ad oggi i piani di ricostruzione dei centri storici ancora non vengono redatti? A cosa sono dovuti i ritardi?

Per prima cosa voglio dire che sono contrario a mastodontici piani di ricostruzione. Questo termine deriva dalla ricostruzione post-bellica, ed in molti centri colpiti dal sisma non è necessario.

Per piano di ricostruzione non intendo la ricostruzione del tessuto urbano ma una ricostruzione legata ai sottoservizi, alla mobilità e ad alcuni aspetti urbanistici ed edilizi dei fabbricati.

In alcune zone, dove il livello del danno è troppo elevato, è più conveniente demolire la quasi totalità degli edifici e ricostruire nuovi quartieri, lasciando qualche sporadico esempio di testimonio, come testimonianza del terremoto, senza ricostruire totalmente il tessuto urbano.

Questo piano non deve essere un unico progetto che riguarda l'intera ricostruzione di tutto il centro storico, m andrebbe fatto per sub ambiti. In questo modo sarà possibile gestire la ricostruzione in maniera modulare nel tempo sfruttando le risorse economiche disponibili annualmente. Ad esempio, poiché la ricostruzione di alcuni edifici richiede mediamente 3-4 anni, dovrà essere creato un crono programma in modo da distribuire le risorse economiche necessarie in quest'arco temporale.

Tutto ciò naturalmente dovrà dipendere da scelte politiche locali e nazionali.

Secondo lei, la politica locale, a prescindere dal colore politico, sta eseguendo correttamente i propri doveri nei confronti dei cittadini?

Durante tutto il 2009, cioè nella fase emergenziale non possiamo dire di essere stati trattati male, anzi, è stato fatto molto per noi.

Nella fase successiva, abbiamo avuto qualche disaccordo iniziale con la protezione civile, ma poi, lavorando insieme da Agosto a Dicembre siamo riusciti a far partire i primi progetti per la ricostruzione leggera. Il problema è iniziato con il passaggio delle cariche dalla protezione civile ai commissari. Da questo momento in poi ci sono stati dei ritardi e scarse attenzioni.

Per quanto riguarda la politica locale, c'è da dire che il comune de L'Aquila aveva già delle difficoltà trentennali nella gestione dell'ordinario, non dotandosi mai di una struttura moderna. Dopo il terremoto il comune si è trovato così ad affrontare enormi problemi senza avere un'organizzazione adeguata.

Ma soprattutto si è trovato con un consiglio comunale (sia di maggioranza che di minoranza) che non è stato in grado di fronteggiare la situazione, non capendo la gravità del problema.

Ciò che maggiormente rimprovero al consiglio comunale è il fatto di non aver mai interpellato noi dell'ordine e in generale persone competenti nei vari ambiti. Mentre molte delle ordinanze della protezione civile avevano i nostri contributi, ciò non è avvenuto con il comune, proprio a causa della mancanza di collaborazione. Per me il 2010 è stato il buco nero della ricostruzione.

Soltanto ultimamente, con l'assessore Di Stefano, siamo riusciti a lavorare insieme ed i risultati sono visibili nelle ultime ordinanze. Ora ho paura di cadere nella demagogia pre-elettorale dove la non conoscenza dei problemi potrebbe causare ulteriori danni alla città. Voglio dire infine che se sono riuscito a collaborare con le diverse istituzioni è grazie al fatto che non sono legato a nessuno schieramento politico, e posso dire sinceramente che l'unica persona che si è interessata a L'Aquila è il sottosegretario Gianni Letta.


Quanto tempo ci vuole ancora per poter rivivere il centro della città de L'Aquila e dei paesi interessati dal sisma del 6 aprile 2009?

Se il comune entro il 2011 presenta un primo piano di ricostruzione e gli appalti riescono a partire entro il 2012 credo che potremmo iniziare a rivivere una parte del centro storico intorno al 2016.

Per gli altri centri minori invece credo siano necessari almeno 15 anni.

Tutto ciò però dipende naturalmente dalle risorse a disposizione e dalla capacità di saperle spendere.

Fonte Intervista di Mario Ruggeri ed Umberto Mosca del 21 febbraio 2011 all’ing.Paolo De Santis Presidente dell’Ordine degli ingegneri pubblicata su Agorà anno 4 ,n.11, marzo 2011


Eremo Via vado di sole, L’Aqulla,
sabato 16 aprile 2011

Nessun commento:

Posta un commento