lunedì 20 giugno 2011

E ET TERRA MOTA EST : E io parlo ora di questa città

ET TERRA MOTA EST : E io parlo ora di questa città

Sono veramente preoccupato per il destino di questa città. Com'è possibile che sulla statale 80 tra il bivio per l'ospedale regionale e la rotonda che immette al viale che conduce alla sede della scuola guardia di finanaza, sia nata una baraccopoli da far paura. Che cosa c'è in quelle baracche che tra non molto dovrebbero essere rimosse e che se perdureranno nel tempo renderanno quel sito una vera favelas. Com'è possibile che a distanza di due anni dal terremoto si cominci ora a costruire dei map in certe zone . Come si fa a tollerare che, appunto a distanza di due anni dal terremoto, si costruiscano ancora moduli provvisori dovunque. Moduli che dovrebbero essere rimossi tra un anno perchè ,se non erro ,l'ordinanaza permetteva costruzioni provvisore appena dopo il sisma da rimuovere appunto dopo tre anni.

Ma esiste un piano regolatore e una regolamentazione anche per le costruzioni provvisorie? E ancora nella ristrutturazione degli edifici classificati A,B e C chi controlla sugli abusi

A guardarsi attorno a volte mi viene in mente che forse fratello terremoto si è un po' distratto e che ci si dovrebbe rimettere di nuovo d'impegno per fare un po' di ordine .Esagerato ?

Ma io non so parlare bene di queste cose. So farmi solo delle domande .

E anche lamenti . Ecco uno dei miei lamenti poetici

Non sai volare e io ti guardo.

Per simulare il volo, per fuggire

il bruciore del cuore

non basta serbare questa dolcezza

stanca

di uomini rimasti soli

perduti tra tristezze infinite

e carte di mondi fantastici.

Non basta. Ci vuole

uno stupore, un capogiro

come solo una città sa dare.

Ma è tutto come in una citazione

dove si è slegato il filo del discorso

e non si capisce più niente:

E io parlo ora di questa città come

di un arsenale di dolori e tristezze,

per rappezzare tristezze e dolori.

Lo so , è difficile anche da dire. Ma

che potevamo fare allora se non

piangere in silenzio. Raccogliere

in fretta le nostre cose e

andare via. E siamo andati via.

Eremo Via vado di sole , L'Aquila, lunedì 20 giugno 2011


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