Il dono tra l’impossibile e il pensabile
di Susanna Janina Baumgartner
Affinché vi sia effettivamente dono, non deve esserci reciprocità, scambio, debito contro-dono che rende il dono una trappola per afferrare l’altro nella rete dell’obbligo, per legare e togliere libertà all’altro. Il donatario ha il dovere di non dovere, se vi è dono, e il donatore di non dare per scontata la restituzione. Bisognerebbe non riconoscere il dono come dono, perché già riconoscendolo come dono, come presente, entra in gioco uno scambio, a livello simbolico, che pone una condizione o condizioni fra chi dona e chi riceve. E tuttavia non vi è dono senza l’intenzione di donare; intenzione che fa correre al dono il rischio di trattenersi. Il dono, come l’evento, come evento, deve restare imprevedibile, ma restarlo senza trattenersi. Deve apparire
È necessario che ci sia evento, dunque richiesta di racconto ed evento di racconto, affinché ci sia dono o fenomeno di dono. Il dono e l’evento non obbediscono a niente, se non a principi di disordine, cioè a principi senza principio; devono lacerare la trama, devono perturbare l’ordine della causalità, in un istante.
L’oblio, se è costitutivo del dono, non può essere privo di un rapporto con l’oblio dell’essere; l’oblio è un altro nome dell’essere. Condizione affinché si dia un dono, è che vi sia oblio dal lato del donatario e dal lato del donatore. Non vi deve essere “soggetto” che conservi nella memoria il dono; se vi è memoria, verrà ricordato come simbolo in generale, come simbolo di un sacrificio che implica immediatamente una restituzione.
Il sacrificio si distingue sempre dal dono puro (se ce n’è). Il sacrificio propone la sua offerta solo nella forma di una distruzione contro cui scambia, spera o dà per scontato un beneficio. Lacan scrive, riguardo al sacrificio, che non è destinato né all’offerta né al dono, ma alla cattura dell’Altro nella rete del desiderio. Un dono, nella sua purezza, non deve essere legato e nemmeno essere legante, obbligante.
Il dono, eccedendo, dona il tempo. Dove c’è il dono, c’è il tempo. Questo dono del tempo, è anche una domanda di tempo. Non è nel tempo, ma chiede e prende tempo. Il dono si legherà, pur senza legare, alla necessità di una certa poetica del racconto. Il donato del dono non accade, se accade, che nel racconto. E in un simulacro poematico della narrazione.
mercoledì 22 giugno 2011
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