STORIE E VOCI DAL SILENZIO : Occasioni scippate
Agli inizi degli anni sessanta, l’Italia vantava alcuni poli di eccellenza scientifico-tecnologici che il mondo le invidiava in quattro settori strategici: informatico, petrolifero, nucleare, medico. Oggi, in pieno terzo millennio, è il fanalino di coda tra i paesi più sviluppati proprio per scarsità d’innovazione e ricerca. Perché? Un libro inchiesta ricostruisce per la prima volta la storia di quattro casi emblematici del modello di sviluppo avviato e smantellato in quegli anni a tempo di record, evidenziando il filo rosso che li lega e che spiega perché ciascuna di quelle esperienze è fallita.
Il caso Olivetti, il caso Mattei, il caso Ippolito e il caso Marotta, vale a dire nascita e morte della rivoluzione informatica che ha portato alla progettazione del primo pc e dei primi microprocessori del mondo; inizio e fine dell’autonomia energetica del paese, oltre che della competizione col monopolio angloamericano del petrolio; soppressione del Cnen, che ci aveva portato al terzo posto per produzione di energia elettrica di origine nucleare; decapitazione dell’Istituto superiore di sanità, che fece dell’Italia uno dei primi tre produttori di penicillina grazie anche all’invenzione del microscopio elettronico. Quattro incubatrici di un modello di sviluppo economico e sociale basato sulla ricerca scientifica, gettate alle ortiche tra le faide politiche interne e le pressioni e i sabotaggi internazionali in piena guerra fredda. Attraverso la cronaca, la
stampa, la letteratura, e una serie di interviste a testimoni diretti e a esperti, il libro offre un angolo visuale tutto nuovo da cui guardare alle radici del declino attuale.
Perché i politici italiani, cavalcando il boom economico del Dopoguerra, non hanno valorizzato gli artefici di alcune tra le scoperte più innovative nel campo della fisica, della chimica e dell'ingegneria? Come si spiega la scelta di perseguire un modello di sviluppo economico a rimorchio di nazioni trainanti, sganciato dal mondo della ricerca accademica, teorica e applicata? Domande alle quali
Marco Pivato, giornalista scrittore e divulgatore scientifico, risponde con un libro inchiesta pubblicato per la collana Donzelli virgola,
IL MIRACOLO SCIPPATO - Le quattro occasioni sprecate nella scienza italiana negli anni sessanta.
Un viaggio a ritroso nella seconda metà del secolo breve per cercare di comprendere come fu premiata l'intraprendenza di quegli studiosi e dirigenti industriali che perseguivano il sogno della modernizzazione e del rilancio di un paese che usciva con le ossa rotte dall'ultimo conflitto mondiale. Alcuni dossier sono maggiormente noti al grande pubblico, come il
caso Mattei, che ha ispirato un film di successo, e il fenomeno
Olivetti, il marchio italiano di macchine da scrivere antesignano dei moderni computer, poi superato dai microchip Made in Usa e dalle industrie del Sol Levante. Da segnalare anche il caso
Marotta, travolto dalle vicissitudini dell'Istituto superiore di Sanità, che fece dell'Italia, ricorda la presentazione, uno dei primi tre produttori di penicillina grazie anche all'invenzione del microscopio elettronico.
Meno nota ma non per questo meno interessante è la vicenda di
Felice Ippolito, una inedita figura di geologo, fisico e manager pubblico, con un'attrazione fatale per l'uranio a fini pacifici. Pivato descrive l'epopea di Ippolito prendendo le mosse nel solco della tradizione dei fisici italiani, la celebre scuola di via Panisperna a Roma. Tra il 1956 e il 1963 Ippolito diventa la punta di diamante di un movimento che brucia le tappe, Frascati, Ispra, il sincrotrone, la fondazione dell'istituto di Fisica nucleare, traguardi inanellati uno dopo l'altro fino ad arrivare ad accarezzare il sogno della prima centrale nucleare tutta italiana. Progressi tecnologici, brevetti e studi ambiziosi sembrano in grado di moltiplicare la risorsa superando la nostra dipendenza energetica dai produttori petrolifere. Da Saragat a Craxi, passando dalle lobby delle multinazionali degli idrocarburi, la ricerca di Pivato sulle traversie che sbarrarono la strada a Ippolito è costellata di citazioni, documenti, rimandi alle scelte di governo e alle grandi questioni internazionali, che finirono per rivelarsi intoppi burocratici capaci di fare a pezzi la grande idea di un idealista che aveva osato sognare una risorsa energetica illimitata, sfruttare l'atomo a fini pacifici. Da leggere.
Marco Pivato, di formazione chimico farmaceutico, si è specializzato in giornalismo scientifico alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste. Attualmente è redattore presso il gruppo del Quotidiano Nazionale. È membro della Società di tossicologia italiana (Sitox), dell’Unione giornalisti italiani scientifici (Ugis) e dell’Associazione stampa medica italiana (Asmi).
Intervista con l'autore, Marco Pivato
RIMINI - Notizie cultura - mer 09 feb 2011
di Lorella Barlaam
In libreria "Il miracolo scippato" (Donzelli) Le occasioni sprecate della scienza italiana
Ai sommari cahiers de doléances sul nostro ritardo scientifico e tecnologico risponde l'acuta analisi del giornalista scientifico riminese Marco Pivato, che nel suo saggio "Il miracolo scippato. Le quattro occasioni sprecate della scienza italiana negli anni sessanta", appena uscito da Donzelli, porta alla luce le radici dell'attuale declino. Identificandone, come in un giallo, circostanze e moventi. E colpevoli.
Il caso Olivetti, il caso Mattei, il caso Ippolito e il caso Marotta... le "quattro occasioni sprecate" del sottotitolo. Perché, Marco, queste vicende possono considerarsi emblematiche?«Perché sono i primi esempi in cui l'emergere della necessità di alfabetizzarsi alla cultura scientifica è stata, con ricadute devastanti, rifiutata: gli italiani hanno inventato la radio (Marconi), il nucleare (Fermi e Ippolito), le plastiche (Natta) il primo computer a transistor commerciale della storia (Olivetti), ha cercato di rendersi energeticamente indipendente (Mattei) e preparato i Nobel che hanno fatto la farmacologia moderna (all'Istituto superiore di Sanità di Domenico Marotta). L'Italia è stata la culla di tutto quanto sopra poi tutto ci è stato scippato e smantellato dalla politica. In che modo? Leggere per credere.»
Da poeta ad autore di un saggio che racconta le ragioni profonde del nostro ritardo e dello scollamento tra mondo della ricerca ed economia...«Non è un cambio di interessi. In "A poca voce" ho tentato di parlare di scienza in versi, riservando alla fine del libro un breve saggio sui rapporti tra scienza e poesia. I giornalisti si occupano di tutto per mestiere, ma ognuno ha la sua specialità e passione: io studio l'impatto della cultura scientifica nella società. L'ho fatto - da giornalista - porgendo il microfono, scavando nella letteratura e nella rassegna stampa dell'epoca. La cultura scientifica può declinarsi in tanti ambiti, da alcuni meno esplorati come la poesia ad altri più riconoscibili come la sociologia. In Italia, storicamente, è prevalso il primato della cultura umanistica - probabilmente perché siamo il centro del mondo antico e perché "soffriamo" di certe eredità crociane - rispetto a quello della cultura scientifica. Ma sta cambiando qualcosa...»
E cioè?«Temi di inizio e fine vita, cellule staminali, ogm, smaltimento dei rifiuti, cambiamenti climatici, internet... la scienza è uscita dalla torre d'avorio ed è così affare di tutti. Siamo stati, del resto, anche chiamati a votare in materia di scienza; sull'aborto, sul nucleare, sulla fecondazione medicalmente assistita, sull'uso degli embrioni. Conoscere la cultura scientifica è diventato un diritto-dovere.»
FONTE http://www.chiamamicitta.net/1000/3297/notizie/RIMINI_/Barlaam_Lorella/articolo/Intervista_con_lautore_Marco_Pivato.html
http://club.quotidiano.net/q/marco_pivato_il_miracolo_scippato_donzelli_editore
Eremo Via vado di sole , L'Aquila, venerdì 10 giugno 2011
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