Quest’anno ricorre il centenario della nascita del massmediologo Marshall McLuhan, che negli anni ‘60 aveva già previsto la rivoluzione digitale dei nostri tempi.Per l'occasione nel corso di una conferenza intitolata «McLuhan: tracce del futuro. The future of the future is the present», organizzata dell’Osservatorio TuttiMedia - Media Duemila dell’università Sapienza di Roma è intervenuto Derrick de Kerckhove, il massmediologo canadese che ha diretto il McLuhan Program in Culture & Technology a Toronto e oggi in Italia è direttore scientifico della rivista Media Duemila:“Le potenzialità della Rete sono infinite - ha dichiarato de Kerckhove - e la trasparenza, con la massima circolazione possibile delle informazioni, deve esserne una caratteristica essenziale. Dopo l’era del petrolio il futuro dell’economia si baserà sulla velocità di Internet - continua il direttore scientifico di Media Duemila - ed è per questo che i governi si mobilitano, per trovare un accordo globale. È necessario - sottolinea ancora de Kerckhove - che una volta decise le regole fondamentali, una sorta di carta di navigazione e di accesso alla Rete, si organizzi un consorzio internazionale che nei fatti già esiste, ma che deve avere però un riconoscimento formale affinché il mondo interconnesso diventi un capitolo fondamentale della politica dei governi locali”.Il convegno è stato l'occasione per divulgare i dati sull'economia di Internet in Italia: nel 2010 più di 31 miliardi di euro, pari al 2% del Pil. Una cifra destinata a raddoppiare entro il 2015. Un dato importante sebbene ancora lontano dal 7,2% del Pil in Gran Bretagna e dalla prospettiva del 5,5% per il 2015 in Francia.
Maria Pia Rossignaud, direttore di Media Duemila e vice presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, ha spiegato a proposito di questo tema avanzato da Kerckhove che gli incontroi del convegno stimoleranno la partecipazione attiva di chiunque vorrà iscriversi per l’elaborazione di nuove proposte su temi focali di attualità. Gli Atelier hanno anche lo scopo di avviare ricerche, sostenute da borse di studio, e di creare seminari itineranti su McLuhan, il profeta del villaggio globale, in altre università italiane. Con gli atelier - ha concluso Rossignaud - provochiamo la connessione fra esperti, studenti, ricercatori, gente comune affinchè condividano un problema e ne immaginino le soluzioni».
Il sociologo belga-canadese Derrick de Kerckhove è contesissimo nei corridoi del Dipartimentimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’università La Sapienza di Roma, anche perchè, proprio come le potenzialità della Rete di cui è paladino, si lascia avvicinare con naturalezza da qualsiasi studente. A margine del convegno sul centenario del massmediologo Marshall McLuhan, organizzato dalla direttrice dell’Osservatorio TuttiMedia Maria Pia Rossignaud e da Media Duemila, de Kerckhove risponde a qualche domanda sul ruolo delle tecnologie della comunicazione nella primavera araba.
A Francesca Paci che lo ha il sociologo de Kerckhove dice :"E' la comunicazione la chiave dei cambiamenti della politica. La Rete è nemica dei dittatori" che è in sintesi il senso di quello che ha detto poi e che si riporta di seguito .
Cosa è successo in Tunisa, in Egitto ma anche in Libia, in Siria, in Bahrein, in Yemen? Ci volevano internet, skype e i cellulari per abbattere dittature pluridecennali?
«E’ successo semplicemente che ormai tutti hanno chiaro quanto la comunicazione sia la chiave dei cambiamenti politici contemporanei. In realtà il cambiamento è cominciato una decina d’anni fa nelle Filippine dove, nel 2001, Joseph Estrada fu il primo presidente a essere cacciato da una mobilitazione popolare convocata via Sms. E pensare che all’epoca le compagnie telefoniche non avevano ancora capito il potenziale rivoluzionario dei messaggini e li mettevano a disposizione gratuitamente».
Sebbene oggi sembra che blog e social network abbiano preso il sopravvento, il vecchio cellulare dà ancora battaglia, come dimostra l’importanza di twitter nel risveglio arabo. E’ così?
«Nelle Filippine, come oggi nel mondo arabo, il cellulare è assai più diffuso del computer, e soprattutto lo precede. La seconda fase della rivoluzione comunicativa, dopo le Filippine, la vediamo nell'Iran delle elezioni 2009, dove twitter diventa in poco tempo la voce dei dissidenti. In realtà da principio twitter non ha una grandissima diffusione all’interno dell’Iran ma la possibilità di retweet i messaggi moltiplica la forza comunicativa dei dissidenti e alla lunga serve da modello per le rivolte del mondo arabo».
E’ dunque il cellulare il collegamento tra l’Iran 2009 e l’Egitto 2011?
«Le nuove tecnologie hanno messo le ali alla protesta. E’ successo nelle Filippine, in Iran e infine in Egitto. In Tunisia ha funzionato più Facebook di twitter, ma cambia poco. Tutti questi moltiplicatori comunicativi hanno trasformato l’opinione pubblica locale in globale e la rivoluzione è dilagata».
Cosa direbbe delle rivolte nel mondo arabo Marshall McLuhan?
«Da una parte è la prova che il mezzo è davvero è il messaggio, ma c’è un’altra riflessione di Mc Luhan ancora più calzante ed è quella sulle linee di forza. La primavera araba, dalla Tunisia all’Egitto fino ai paesi più conservatori come lo Yemen, lascia traparire le linee di forza ossia le tendenze naturali al desiderio di trasparenza, convergenza, implosione, la cui prima espressione è l’elettricità, poi il calore, la luce e l’energia seguite dall’informazione e infine la comunicazione, ossia l’era del cellulare e del computer. E’ quest’ultimo stadio che consente i cambiamenti politici, per questo oggi, per la prima volta, governi come quello cinese si proteggono dal nemico YouTube».
Perchè l’Occidente, dove si sono sviluppate le nuove tecnologie, appare più timido nell’utilizzarle politicamente di quanto non facciano paesi in via di sviluppo come quelli mediorientali o nordafricani?
«Perchè l’Occidente non si è ancora sganciato da un periodo di iperindividualismo legato alla scrittura. Il mondo arabo invece, costretto a compiere un balzo temporale dal XVI al XXI secolo, ha assaltato le nuove possibilità comunicative aggrappandovisi per emergere dalla propria condizione di arretratezza».
Cosa seguirà alla fase della comunicazione?
«Tornerà Giordano Bruno, nel senso che saremo noi a decidere la Storia invece di esserne vittime. E non riguarderà una sola area geografica: passeremo dalla fase continenttale alla fase globale».
Derrick de Kerckhove, sociologo e docente universitario, è il direttore del Programma McLuhan in Cultura e Tecnologia ed autore di "La pelle della Cultura e dell'Intelligenza Connessa"
Eremo Via vado di sole , L'Aquila,
mercoledì 1 giugno 2011
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