POESIE : Visioni estravaganti
1.
Che cosa ci porta via la morte
con gli occhi ripieni di buio
tra i fiori di prato e la monotonia
delle facce .
Che cosa ci porta via pigra
e lenta ,incantata e silenziosa …
Che cosa ci porta via
Se non abbiamo più niente ,
così forse valer la pena di rinunciare
anche a morire.
2.
Ho scoperto che posso morire ,
la mia morte,
io che non avevo fine
io che mi riflettevo in una domanda
d’amore che sconnetteva
i confini tra le pietre e l’uomo
pazzamente innamorato ,
perché quella domanda
non ha ancora una risposta.
Il sussurro delle cose
come in un liquido amniotico ,
le une sulle altre,
accatastate e in fasci ,
sparse e raccolte,
si estende nella stanza,
per le strade, dentro i caffè, ai supermarket
per inscenare in un affresco stinto
il grave e muto incanto
del mondo
e io vi ritrovo e mimo
un lungo elenco di biografie
degli uomini, delle donne, dei giovani
dei vecchi della mia città.
La simmetria delle sequenze poi
è come un respiro amplissimo
colmate da cadenze
come di facce in fila
e con voce cava le conto
e non finisco mai di contarle ;
ogni volta ricomincio
ed è l’inutile esercizio
degli scatti d una macchina fotografica
demente.
Perché mi porto
nella borsa , con il pane
della colazione
questi fogli di poesia
come un lezionario di sentimenti,
come un rimario
di perdute stupidità,
come un sillabario d’incoscienza,
come uno spartito
inascoltabile .
E non porto invece il mio silenzio .
Perché ho voglia di parole
quanto sarebbe meglio tacere
le parole dei giorni di un’esaltazione
lontana,lontana come quei cieli
limpidi di altri giorni
su un altro luogo
da dove vedevamo
il giorno futuro
diventato troppo presto questo presente.
Nel mezzo della strada
sotto fanali allampati
da una luce
più forte del sole
tossicomani, alcolisti ,prostitute
celebrano la somma
dei fatti umani
con l’incarnazione indifesa
di padri, madri
fratelli e sorelle ,
mi accodo all’interminabile
processione
e le consonanze e dissonanze
stridono nelle vocali
dei nomi perbene
tra i quali anche il mio .
Sugli alberi nati
tra le stelle ,gli uccelli
del mondo delle fate cinguettano
i canti, i trilli,gli accordi,le melodie,
i contrappunti
che increspano l’aria
e affogano i profumi :
Sui binari di chissà quale
Immaginaria ferrovia
le ruote d’un treno investite
dal calore dei suoni
rimbalzano e si rincorrono
e nel sonno si stempera ogni cosa
in attesa del grigio del mattino
con il suo fascino nuovo .
Da un grembo bianco
di sole e di luce la notte lascia
posto al mattino e sembra
un mondo di pace.
Il profumo fiabesco
di mele arrostite per colazione
è come l’odore penetrante
dell’acqua di mare in una bottiglia .
Così al risveglio
lo stupore si confessa al mutismo
di un poeta emarginato
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, giovedì 30 giugno 2011
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