DIARIO DI UN TERREMOTO . Diario per certi versi prosa e per certi versi poesia 22 - 23 e 24 luglio 2009
L’Aquila 22 Luglio 2009
Ritorno da una visitaalla casa abbandonata
e questo andare e tornare
è come una preghiera detta e ridetta
un interminabile rosario.
Ricordare questa visita
è come un amore che arriva
in altra età
come un silenzio lieve d’oltrevita,
è come conservare una reliquia
con il terrore di un ubriaco.
L’Aquila 23 Luglio 2009
li riunirà sotto un altro tetto
- io non ho più una casa per invitarli –
ma lontano più lontano da qui
là dove sono arrivati, perduti
nel sonno d’oltretempo.
I mei morti dormono
in un futuro già vecchio che
mi porta via
che porta via anche me.
Ero bambino e portavo sempre in tasca
pezzi di spago, bulloni , fionde, dieci lire
erano i miei portafortuna
quelle dieci lire poi bucate
da appendere alla catenina.
Avevo altri portafortuna pezzi di ferro
e tesori che mi avevano regalato
e pietre trovate lunga la scarpata del fiume
ma non portavano per niente fortuna .
Ora porto in tasca cose
che mi avete lasciato
e ho ancora voglia di andare in giro
per rigattieri , mercatini dell’usato negozi
di ferramente
e sfogliare i cataloghi di oggetti come
facevamo insieme
ed è come cercare di fare confusione
mentre attraverso le strade della nostra vita
passata
in compagnia di nuovo di quei portafortuna,
ed è tutto quanto mi è dato
di sapere sulla felicità.
L’Aquila 24 Luglio 2009
Mi domando se c’è uno su 57.000
abitanti di L’Aquila che
pensa a me ora che avrei potuto
stringere la mano ad Obama
e non ci sono riuscito perché
sulla strada era anche vietato l’attraversamento
di greggi .
Potrei essere felice così
e aiutato a restare a L’Aquila contro
coercizioni
felice e motivato almeno per ora.
Sono motivato perché si va a mangiare
in un posto carino la pizza e a bere birra
anche tutte le sere
chi ci va a mangiare la pizza?
Concordiamo chi ci va ? così non troviamo
la fila
ci va chi in questi ultimi cinque anni
ha sempre fatto ottanta centotrenta
di pressione
io l’ho fatto con due pasticche al giorno
schifose che se ti restano sulla lingua
per due secondi in più sono amare
amare.
E’ per mangiare la pizza che resto
a L’Aquila
la fanno buona Mariano e Paolo
Paolo lo conoscete che è il pizzaiolo
Mariano no è un amico mio.
Resto a L’Aquila a L’Aquila
non c’è più folto d’anime e di voci
in giro come una volta
e resto a L’Aquila per quel deformato
passato
che si è fatto vecchio e mi appartiene
come le scarpe
che porto ai piedi e i pantaloni. Non ho
voglia di prendere in prestito ora proprio ora
che le cose vanno così
di prendere in prestito un’altra vita per
trascorrerla
in un’altra città perché non so
quale domani sortirà oscuro o lieto.
Avrei voluto dire ad Obama parolesenza rumore nutrite di stanchezza e
di silenzi
come quelle di questa gente che vive
nelle tendopoli “ che sono scabre ed essenziali
come i ciottoli
mangiati dalla salsedine
scheggia fuori dal tempo, testimoni di
una volontà fredda che non passa”
avrei voluto dire ad Obama e tu mi hai aiutato
a dirlo
o amico Arsenio amico di Eugenio, il mio caro e
amato Eugenio.
Resto a L’Aquila anche per mangiare
il pesce e la birra in un posto carino
un gazebo al Torrione ,pieno pieno di gente
ma dove non ci va Eugenio Montale,
Henry James , Frank Ohara Maurizio Cucchi
Carlo Erba e tutti gli altri
perché allora non sarebbe più il Torrione
ma viale della passeggiata dei poeti
e io sari ancora più felice di rimanere a L’Aquila
non solo per mangiare la pizza e il pesce fritto.
Eremo Via vado di sole , L'Aquila venerdì 1 ottobre 2010
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