SILLABARI : Danza e scuola di ballo
L’amica Katia mi invita sempre su Facebook alle attività della sua scuola Kg dance latino. Le sono grato perché mi fa in qualche modo partecipe delle sue iniziative alle quali sono coinvolto per interposte persone (Grazia e Sonia che le frequentano). Mi è capitato ultimamente di leggere questa pagina di P. Anselmi nell’articolo di R. Tomassoni La danza come espressione di armonia e totalità psicosomatica in L’Immaginale n. 1,1983, pag. 125 che così si esprime : “ Danzando gli uomini si pongono su un piano di realtà psicologica differente da quello normale: divengono animali, cacciatori,esseri divini ed eroi, luna , vento , sole, si immergono in unoschema di rappresentazioni mitiche che vengono riattualizzate a vantaggio dell’individuo e del gruppo. L’uscita dal sé ordinario non è una finzione, una recita, ma una realtà: i partecipanti non avvertono alcun distacco tra il personaggio rappresentato e chi lo rappresenta… in un testo cristiano delle origini è scritto : all’universo appartiene colui che danza, chi non danza non può conoscere ciò che accade”.Leggendo così questo brano mi sono venute in mente alcune considerazioni che voglio condividere .C’è stato un tempo nella storia dell’uomo in cui la danza era un mito ossia uno spazio di gesti che unendo corpo e spirito attuava un interscambio simbolico tra l’uomo e il mondo, tra lo spirito e la materia.Il corpo in quella situazione assumeva un ruolo importante , alla pari della mente, perché accumulava e trasmetteva una sapere ( in quanto esso stesso oggetto di sapere).
Successivamente proprio uil corpo è divenuto un ingombro imbarazzate e sgradevole. Forse c’entra qualche cosa Platone che ha legato la materialità , tanto per dirla in estrema sintesi, alle parti basse del corpo.
Sta di fatto, come scrive Paolo Mottana “…il corpo delle origini era stato il luogo deputato allo scambio e al contatto con il mondo della natura , la sua subordinazione al mondo dello spirito lo rende un ostacolo e un peso sulla via della realizzazione individuale. Il corpo sarà destituito di valore e di pregnanza simbolica a favore del mondo delle idee e della ragione . Il corpo come luogo dell’istinto , dell’animalità e della natura contrapposto allo spirito come regno della contemplazione delle idee , come rarefazione ed estinzione della sensibilità materiale , come dimensione acquietata del dominio logico.”
Per molto tempo questa scissione ha tenuto banco ed anzi si è via via acutizzata.
Tutta la cultura occidentale si erge allora secondo schemi di tipo separativo ed ascensionale al di sopra del corpo .
Ma avviene ancora di peggio. Se il corpo era stato separato dallo spirito nei secoli precedenti, a partire dal Novecento “…questo movimento diaieretico si consuma fino alle sue forme estreme nella cultura del ventesimo secolo , come riduzione del corpo e dell’immagine a merci, a complementi strumentali di un regime di dominio del mondo in cui viene ipostatizzata la ratio economica e il valore di scambio. Il corpo feticizzato e simulato , equivalente della merce e fatto merce esso stesso, e il corpo simulacro, purasuperficialità che maschera il vuoto compare come valore necessario in un’economia che ne propone la cura ai fini di una transazione commerciale sul mercato del lavoro e su quello della seduzione in modo indifferente ( l’uno e l’altro essendo ampiamente intrecciati e fruibili). Il corpo gonfiato e levigato dell’estetica e della fitness ( il cui contro canto disperato è il rigonfiamento abnorme di tipo buliminico o l’annientamento scheletrico di tipo anoressico) fa adeguato pendant alla estenuazione dell’immaginario nella fiera impazzita del bombardamento pubblicitario, della serialità televisiva e cinematografica e della definiiva equivalenza della creazione artistica con la merce.
La traumatizzante espansione di un’immagine totalmente priva di sfondo simbolico , disperatamente schiacciata su un piano monodimensionale , quello della sua strumentalità alla vendita e alla razionalità calcolante , prosciuga ogni possibilità di promuovere il gesto creativo in senso liberatorio, si esso corporeo o figurativo”
E’ per questo allora che mentre la nostra società, il nostro paese, soffoca letteralmente di escreti una scuola che, attraverso il ballo, la danza promossa poi specialmente tra i bambini , che vuole restituire creatività a chi la frequenta, è cosa importante . Anche se occorre fare dei sacrifici per affermare quello che Katia vuole dire con le sue iniziative in una società in cui la creatività è oggetto di predazione da parte di una cultura che vuole ciascuno preteso alle cure fittizie di sé, come atleta del consumo, vale la pena di farli.Il ballo e la danza dunque come li propone Katia e la sua scuola sentono la nostalgia di un legame , di una ricongiunzione tra cielo e terra, tra occidente e oriente ,tra est ed ovest della terra, tra corpo e spirito, tra immagine e pensiero (vedi le sue coreografie ).Mentre la ragione economica della nostra società si appresta in modo sempre più accanito a strumentalizzare gli ultimi margini di alterità istintuale, delle emozioni e della differenza espressiva , il ballo , la danza diventano uno strumento di difesa.
Nasce così un territorio “intermezzo”, di esercizio “immaginale” ed espressivo inteso anche come possibilità di deletteralizzare l’azione , la seduzione, la sessualità, il lavoro, il potere e riscoprirne la metaforicità.Si ritrova così il fondamento invisibile dell’incarnarsi nel mondo che poi in definitiva è ancora buona parte di quel mito dei primordi per una ricomposizione e riappacificazione tra corpo e mente, tra corpo e spirito, tra il sé dunque e il mondo stesso.
Eremo Via vado di sole, L’Aquila,sabato 23 ottobre 2010
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