L'AQUILA. E' un documento scritto da ingegneri dell'Aquila (Maria Grazia D'Ascanio, Giovanni Di Filippo, Arturo Fiamma, Gennaro Luciano, Volfango Millimaggi, Antonello Pellegrini, Gianfranco Ruggieri, Antonello Salvatori). Ne pubblichiamo stralci con una premessa per chiarirne il senso. Gli ingegneri aquilani sono preoccupati dall'ultima ordinanza che indica il prezzario regionale per l'edilizia agevolata riferimento per la ricostruzione dell'Aquila. In base a tale prezzario (e dopo simulazioni fatte dagli stessi ingegneri) il costo a metro quadro per rifare le case sarebbe di meno di 800 euro. In questo modo, dicono i tecnici, L'Aquila non sarà mai ricostruita e chi vorrà rifarsi la casa dovrà pagare la differenza di tasca sua. Ecco cosa scrivono gli ingegneri:
«Ci si chiede: perché non si presentano i progetti per le case E? O meglio la domanda sarebbe: perché pur avendo i progetti pronti per le case E (quelle crollate o con danni gravi ndr) non vengono presentati? I motivi sono diversi ma uno impera sovrano: i prezzi per la ricostruzione. Tali prezzi non incidono solo sugli edifici da demolire e ricostruire ma anche su quelli oggetto di riparazione costituendo questi stessi prezzi il limite di convenienza oltre il quale si deve procedere alle demolizioni. La Regione è arrivata a definire le soglie di costo unitario per la costruzione (edilizia agevolata) con la delibera 614 del 9 agosto pubblicata sul Bura il 24 settembre 2010. Questa delibera definisce un costo di partenza (808 euro al metro quadrato) e delle ricorrenze che danno diritto ad incrementi percentuali che possono portare ad un costo base di appalto per la ricostruzione al massimo pari a 1.180 al metro quadrato. Ancora altre ricorrenze (oneri complementari, indagini, spese tecniche, acquisto area) portano ad incrementare ancora questo costo per arrivare ad un totale massimo pari a 1.690 al metro quadrato. Questo è il prezzo teorico che alcuni amministratori hanno indicato quale somma certa messa a disposizione per ricostruire. Magari fosse così, ma non lo è. Morale della favola: la superficie convenzionale (che la delibera definisce come complessiva) è notevolmente inferiore a quella lorda effettiva. Facciamo un esempio concreto, basato su un progetto completamente sviluppato. Per un condominio di 18 appartamenti da 95 metri quadrati con piano cantinato e piano sottotetto accessibile, la superficie complessiva calcolata ai sensi dell'articolo 5 della delibera assomma a poco meno di 1.600 metri quadrati che moltiplicati per il costo unitario complessivo derivante dall'applicazione dell'articolo 1 della stessa delibera, quantificato in circa 1.410 al metro quadrato, porta ad un riconoscimento di un contributo per la ricostruzione pari a circa 2.256.000 euro. La superficie lorda complessiva da riedificare però assomma a circa 437 metri quadrati lordi per piano per 7 impalcati (piano seminterrato, cinque piani abitativi e piano di sottotetto) ovvero circa 3.059 metri quadrati. Se dividiamo la somma che la delibera ammette come contributo con la superficie lorda complessiva abbiamo un costo di costruzione unitario reale pari a circa 737 al metro quadrato. E nelle cifre su esposte non sono comprese né la demolizione né lo smaltimento. Dato che un costo di ricostruzione reale ammonta a circa 1.200 al metro quadrato per ricostruire il proprio fabbricato i 18 condomini dovranno integrare il contributo ottenuto (con i calcoli eseguiti ai sensi della delibera regionale) di una somma pari a circa 463 euro a metro quadrato che per la superficie da riedificare ammontano a circa 1.416.317 ovvero ancora una integrazione ad personam pari a 78.684 euro. L'esempio riportato è relativo ad un condominio ex-ater interamente riscattato dagli attuali proprietari. Sorge un dubbio: chi avrà il coraggio di andare a dire ai proprietari (pensionati con redditi non alti) di versare il contributo integrativo? Per chiudere in maniera costruttiva pensiamo sia utile fare una proposta. La delibera regionale potrebbe trovare un'applicazione parzializzata rimandando poi alle precedenti e specifiche ordinanze la definizione della parte dimensionale. In sostanza: la delibera regionale 614 dell'8 settembre 2010 nei comuni del cratere e ai fini dei progetti finalizzati alla ricostruzione deve applicarsi limitatamente al contenuto dell'articolo 1 relativamente alla quantificazione dei prezzi unitari rinviando alle ordinanze la definizione delle superfici come da esse definite ovvero in riferimento alle superfici lorde complessive coperte».
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, giovedì 21 ottobre 2010
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