Afferma la FAO che i prezzi dei prodotti agricoli hanno segnato nei primi mesi del 2011 un aumento che non si registrava dal 1990.
Del 3,4% è cresciuto in gennaio, rispetto a dicembre il paniere di riso, grano , formaggio e zucchero. Solo il prezzo della carne e rimasto invariato.
Il prezzo del riso è quello che cresce di più ed è due volte e mezzo quello del 2008; quello dello zucchero è raddoppiato in questo stesso periodo e in soli dodici mesi il prezzo dei cereali è cresciuto del 26%.
Sono tre le cause principali di queste escalation che sta mettendo in difficoltà i mercati e le nazioni già segnate dalla crisi globale: l’aumento dei consumi delle nazioni emergenti , il susseguirsi di drammatiche calamità naturali che creano grandi difficoltà ai produttori e la speculazione.
Tanto più che i comportamenti umani contribuiscono a rendere la situazione difficile . Proprio a causa di tali comportamenti i fenomeni atmosferici sembrano uscire dal loro carattere di eccezionalità tanto che la loro frequenza è diventata una costante. La produzione per esempio è stata determinata dalle poche piogge e dagli incendi in Russia, dalle alluvioni nel Bangladesh, Pakistan ,Indonesia e Australia. La siccità ha anche caratterizzato le province dell’Ovest degli Stati Uniti , il Brasile , l’Argentina e la Cina.
Tutti i paesi dove sono esplose delle rivolte a causa della carenza di prodotti alimentari già da tempo lamentavano difficoltà di tenuta sul fronte economico e istituzionale . Queste popolazioni destinano quasi tutto il loro reddito all’acquisto di prodotti alimentari. L’aumento di questi prodotti mette le famiglie in crisi perchè sfora il magro budget a disposizione e quindi crea l’indebitamento e comunque difficoltà a far fronte alle più elementari esigenze di sussistenza.Come già si ricordava alcuni eventi tra i quali quelli atmosferici hanno colpito anche i produttori di derrate alimentari cruciali per la sopravvivenza mondiale : la Cina e l’Indonesia leader della produzione del riso , Russia, USA, Australia e Argentina produttori di frumento , Stati Uniti, Brasile ed Argentina della soia.
I prezzi della produzione sono stati sottoposti ad ulteriori pressioni dal comportamento di alcuni paesi ( che potrebbero essere contagiosi ) che hanno fatto scorte di prodotti alimentari come nel caso del Bangladesh per il riso e l’Arabia Saudita per il grano.
Prezzi che se negli Stati Uniti alla produzione e al consumo aumentano con una velocità doppia rispetto all’inflazione nei paesi arabi subiscono un surriscaldamento generale.
Cina e Indonesia ed anche Corea del Sud fronteggiano queste situazioni raffreddando l’inflazione con l’aumento dei tassi di interesse e la rivalutazione delle rispettive monete nazionali anche se ciò potrebbe determinare a lungo andare problemi di stabilità interna.
La Fao afferma ancora che se nei prossimi giorni dovessero esserci dei buoni raccolti questi non basterebbero a garantire l’equilibrio con la domanda sui mercati mondiali .
Scrive Maurizio Ricci su Repubblica il 4 marzo u.s..Questi prodotti “ Rincareranno ancora:la Fao, che è il braccio agricolo dell'Onu, stima che, di fronte ad una domanda crescente, nel corso de12011 ci sarà "una brusca diminuzione" delle scorte di grano e cereali nei magazzini mondiali, con ulteriori tensioni sui prezzi. E la corsa del cibo si incrocia con quella del petrolio, che la crisi libica sta mantenendo a livelli, mai più visti dal 2008. Insieme, cibo e petrolio stanno alimentando un'inflazione, ancora bassa, se si ripensa agli anni '70 e '80, ma anomala, rispetto agli ultimi 20 anni. A gennaio, nell' area euro i prezzi sono saliti, rispetto ad un anno pri ma, del 2,3 per cento, al di là del limite de12 per cento che si è fissata, come regola, la Bee, Ancora a novembre, il ritmo di au- mento dei prezzi era dell' 1,9 per cento. In buona misura, questa spinta era stata prevista dalla stessa Bce che, tuttavia, come altre banche centrali, prevedeva che sarebbe stata riassorbita nell'ultima parte dell'anno. Le notizie che arrivano dal fronte degli alimentari e da quello del petrolio fanno pensare, invece, che l'inflazione continuerà a salire.
A questo punto, tutti davano per scontato che, all'interno della Bce, sarebbero salite le pressioni per un aumento del costo del denaro: oggi, con il tas so all' 1 per cento, di fatto la Bce presta soldi ad un costo inferiore all'inflazione. Trichet sembra avere accolto queste pressioni: il riferimento ad una "forte vigilanza" sul fronte inflazione, fatto dal presidente della Banca centrale, riecheggia quello del 2005, un mese prima di alzare i tassi. I più pensano che, il meseprossimo, il costo del denaro, in Europà, sia destinato a salire. Il problema è che non è una medicina buona per tutti. E' buona per la Germania, dove la ripresa economica è vigorosa, assai meno per l'Italia, la cui economia viaggia a metà della velocità della media europea.
Cibo e petrolio sono merci internazionali e la loro inflazione è importata”E probabilmente anche per i prezzi alimentari la strada è quella della creazione di una bolla di speculazione,fenomeno che ha caratterizzato le ultime vicende mondiali.
venerdì 11 febbraio 2011
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