mercoledì 2 marzo 2011

DIARIO DI UN TERREMOTO .Diario per certi verso poesia e per certi versi prosa 6,7 e 8 agosto 2009

DIARIO DI UN TERREMOTO .Diario per certi verso poesia e per certi versi prosa 6,7 e 8 agosto 2009

L’Aquila, 6 Agosto 2009

Io portavo il trombone

per intonare una litania

di popopò popopopopò popopò

e mi ero anche iscritto a second life

per svagarmi un po’

ma non sono io quel tipo che va a protestare

come uno scalmanato

anche se ora ci vorrebbe da protestare e

protestare bene

perché è mutato l’accento,altro il colore.

Sulle inutili macerie non si compirà

il miracolo

un’ombra si accamperà e l’illusione

non riuscirà a mostrarci l’azzurro del cielo :

il giorno che piangemmo

sembra dimenticato, quante chiacchiere,

il mio orologio si è innervosito

ed è schizzato in aria e mi ha chiesto

di dimenticare la definizione del tempo;

quanto tempo è passato e quanto ne passerà

e aumenterà questo menefreghismo

lava e indossa

quanto tempo ci vorrà per tornare a casa

anche se allora tornavamo a casa

per sognare sempre

di essere in un altro posto per sognare

un’altra casa e la pubblicità alla tivvù

ci aiutava

ora facciamo uno sforzo per svegliarci

e per sperare che forse è stato un brutto sogno.

Il trombone me lo ricorda che è un’altra

cosa

popopò popopopopò popopò.

L’Aquila, 7 agosto 2009

L’elenco dei morti per tumore, infarto

e morti ammazzati sulla strada

a tavola tra – passami il sale e il pane –

- non mi và più niente, basta così –

- questo ragù era proprio buono –

diventa quasi un’abitudine

tanto che più numerose delle drogherie

sono diventate ormai le pompe funebri.

La rassegna dei morti di ciascuno di noi

compare a tavola un giorno si e un giorno no

che poi Claudio ci racconta

quando viene a trovarci sempre catastrofi

di persone, di famiglie, di luoghi.

E’ tornato Michele e parla solo con Dio

anche Sergio è tornato e non parla molto

Francesco è tornato raffreddato

vorrei andare via e non vorrei andare via

non so qual è la semplice cosa da fare

ed è certo che bisogna dire una buona volta

“qui finisco” “ qui ricomincio” come quei morti

che camminano dentro di noi

e a volte per economia come dice il mio poeta

usano le nostre scarpe.

L’Aquila, 8 Agosto 2009

Il silenzio ha preso casa all’esterno

e all’interno dei muri

nessuno parla più di quella notte

pieno di scale , porte

e muri pericolanti, dei passi ipocriti

scricchiolanti sugli oggetti caduti

e diventati cocci

delle conversazioni sotto voce .

Non si entrava e non si usciva quella notte.

sulle maniglie delle porte

restano attaccate le mani dei morti

e ora se qualcuno fa per parlare

si mette la mano sulla bocca come

a coprire uno sbadiglio

come per nascondere le parole.

Infatti si dicevano quella notte

-coraggio !-

Sul punto di venire strappati

si dissero per un istante - coraggio !-

si dissero così le case, i giardini, gli archi

i ponti e coraggio dissero

quelli che un giorno

avrebbero di nuovo chiamato casa

quelle pareti cadute, quei tetti sbilenchi

quelle grondaie divelte, quelle case crollate.

-Coraggio ! -. mi sono ricordato che cosa

vuol dire

vuol dire rincorrere i sogni e mettere a posto

le tegole del tetto

mettere a tacere la paura e spalare i cocci

triturati

controllare il colesterolo e sperare

che siano prese in considerazione le tue

sofferenze di ogni giorno

essere capaci di meravigliarsi che

qualcosa sia ancora in piedi

e non riuscire a darsi pace

a darsi pace una volta di più

per quello che è successo.

Tenda n. 2 del Complesso "L. Ferrari " Via Acquasanta L'Aquila

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