lunedì 28 marzo 2011

STORIE E VOCI DAL SILENZIO : Carlo Tresca ( prima parte )

STORIE E VOCI DAL SILENZIO : Carlo Tresca ( prima parte )

Nella rubrica “Confini” ho anticipato parte della biografia di Carlo Tresca. Nel continuare a parlare di questo sulmonese mi sembra utile riportare qui il testo di una conferenza tenuta presso la sede del Centro di Servizi Culturali di Sulmona da parte della prof.a Elisabetta Vezzosi tenuta il giorno 20 maggio 1994 , Giorno della memoria e pubblicata negli atti curati da Italia Gualtieri . Il testo è diviso in due parti per una migliore lettura

Quando mi è stato chiesto di tenere una conferenza su Carlo Tresca a Sulmona, pensavo che in città tutti sapessero chi era, ma sono stata immediatamente disillu­sa dagli organizzatori: quasi nessuno lo conosceva; era solo il nome di una piazza. È dunque subito emerso il valore della memoria, importante in un momento stori­co-politico come quello in cui stiamo vivendo, in cui la memoria è stata a tratti negata, ridimensionata, manipolata, come dimostrano le frequenti polemiche sul­l'uso pubblico della storia. È in relazione alla funzione sociale dello storico come veicolo di memoria che questo tipo di iniziative sono importanti, poichè permet­tono uno scambio che sia non soltanto una trasmissione di conoscenze, ma comu­nicazione circolare tra relatore e pubblico, nel tentativo di costruire un evento che vada oltre la semplice commemorazione.

È nella speranza che questo scambio circolare potesse avvenire che mi sono oppo­sta al titolo che inizialmente mi era stato proposto "Tresca a 50 anni dall'assassi­nio". Certo Carlo Tresca è stato assassinato ma la sua morte violenta e mai risolta rischiava di oscurare la ricchezza della sua vita, che pensavo di poter costruire, oltre che attraverso le mie conoscenze, con le parole del pubblico.

Vorrei iniziare con due citazioni che mi paiono estremamente significative.

La prima è di Max Nomad, un amico di Tresca, americano, che ha trascritto una sua controversa autobiografia , la cui autenticità non è mai stata riconosciuta. Scrive Max Nomad nel 1951, a otto anni dalla morte di Tresca: "Egli non era uno di quelli che fanno storia del mondo. Se non fosse stato per il suo assassinio da parte dei suoi nemici politici, il mondo in generale non si sarebbe probabilmente interessato delle sue attività. Il suo campo era ristretto: era il mondo dei numero­sissimi lavoratori italiani negli Stati Uniti". E ancora "La storia della sua vita è in gran parte la storia del radicalismo operaio americano dall'inizio del secolo ad oggi. In certo modo, la sua integrità e vistosa personalità potrebbero servire per simboleggiare la psicologia del militante radicale che non si vende per tutta la vita in qualsiasi specifica associazione o per una specifica teoria. Egli era di volta in volta socialista, anarchico, sindacalista, simpatizzante comunista e, alla fine, un libertario senza dogma, il quale persisteva a lottare ... La morte di Carlo Tresca segnò la fine di uno degli "ultimi mohicani" del radicalismo indipendente" .

La seconda citazione è tratta da un opuscolo intitolato Chi uccise Carlo Tresca? e pubblicato a cura di una Commissione non soltanto di amici ma di personalità del mondo intellettuale americano, la Tresca Memorial Committee: "Tresca amava chiamarsi anarchico. E se questo designa l'uomo assolutamente libero, egli era veramente anarchico. Ma dal punto di vista della dottrina pura egli era "tutto per tutti" e nel suo interminabile vagabondaggio intellettuale non cercò mai approcci effimeri o definitivi ancoraggi teorici"

Credo che queste parole, per quanto frammentarie (tra l'altro pochissimo è stato scritto su di lui), diano la dimensione di quello che è stato Carlo Tresca e mettano in fuga almeno in parte le ambiguità che gli sono state attribuite dopo l'assassinio. Il mistero sulla sua morte è legato al dubbio che potesse essere stato ucciso dai fascisti, dai comunisti (si era infatti allontanato dal comunismo internazionaledopo essere venuto a conoscenza delle purghe staliniane) o dalla malavita, dal momento che Tresca si era sempre battuto contro la corruzione politica. Proprio a Sulmona, all' inizio della sua militanza, egli aveva infatti denunciato la corruzione politica cittadina, un elemento che rimarrà un filo rosso della sua attività politica anche dopo l'emigrazione negli Stati Uniti.

Quando Tresca fu assassinato i giornali parlarono molto del caso, mentre gli stori­ci si sono poco occupati di lui, ad eccezione di Nunzio Pernicone che da anni sta lavorando alla biografia di Tresca, di Philip Cannistraro che ha affrontato l'atti­vità di Tresca nell' ambito del movimento antifascista negli Stati Uniti e di Dorothy Gallagher che ne ha ripercorso la vita e l'assassinio .

Molti si sono soffermati sulle ambiguità di Tresca, credo invece più significativo evidenziare la complessità della sua figura, multiforme, sfaccettata, poliedrica, quella di un uomo che è passato dal socialismo all' anarchismo, all' anarcosindaca­Iismo, al comunismo, all' antifascismo, mai per opportunità di tipo politico o clien­telare. Tresca si è battuto, usando una definizione ormai obsoleta, per la "giustizia sociale", e per raggiungere questo obiettivo solo negli Stati Uniti è stato arrestato e condannato 36 volte. I suoi passaggi di campo sembrano essere il frutto di una natura indomabile e passionale, il segno di una difficile e tortuosa crescita perso­nale e politica. Di volta in volta Tresca si è infatti avvicinato al mondo in cui in quel momento più si identificava. La sua forte personalità, ilsuo innegabile carisma, lo ha portato ad un eclettismo politico che non deve esser scambiato con l'ambi­guità ma con un percorso personale anomalo, talvolta opinabile, ma certamente mai dettato da opportunismo.


Vediamo dunque le tappe dell'esperienza personale e politica di Tresca a comin­ciare dal suo periodo a Sulmona. Carlo nacque a Sulmona nel marzo del 1879. Era figlio di un proprietario terriero e la sua famiglia di sei figli era, almeno al mo­mento della nascita, benestante, a metà tra la proprietà fondiaria e il patriziato urbano. Fin da giovanissimo, a sedici anni, fu attratto dai residui del!' ondatagaribaldina manifestatisi, a fine 800, nell'impresa di un gruppo di militanti guida­ti dal figlio di Garibaldi che si erano recati in Grecia per battersi per la libertà del paese. Se la partenza gli fu impedita, la volontà di unirsi a quel gruppo rimane il suo primo gesto di attivismo politico.

Le scelte di Tresca furono in parte condizionate dalle sue vicende familiari, segna­te da un tracollo economico dovuto in gran parte alla crisi dei rapporti economici Italia-Francia che aveva provocato un blocco delle esportazioni. La famiglia non si ridusse in povertà ma le ambizioni di Carlo, che desiderava andare all'universi­tà e divenire avvocato o medico, vennero radicalmente ridimensionate. Dopo una breve parentesi in cui la madre volle mandarlo in seminario (il che spiega tra l'altro il suo fortissimo anticlericalismo), il padre cercò senza successo di avviarlo ad un incarico pubblico. Sebbene Carlo avesse partecipato ad una serie di concor­si per ottenere un impiego nella Pubblica Amministrazione, sia a Sulmona che in altre zone dell' Abruzzo, a Firenze e in altre parti d'Italia, e si fosse dimostrato intelligente e brillante, non riuscì mai a vincere nè ad inserirsi in una graduatoria. Il padre di Carlo, insospettito, indagò su questi insuccessi scoprendo attraverso un amico che il sindaco di Sulmona aveva inviato alle varie commissioni di concor­so, di volta in volta, una velina in cui lo si indicava come un pericoloso sovversivo.

Saranno proprio queste rivelazioni a segnare una svolta non solo per Carlo, ma anche per suo padre che, pur non avendo mai avversato le posizioni politiche del figlio, certo non le aveva condivise. Fu la progressiva coscienza della corruzione politica e clientelare esistente aSulmona a spingere il padre a scrivere, sotto pseu­donimo, sul giornale pubblicato a Sulmona dal figlio a partire dal 19m, "II Ger­me". Sebbene la sua conversione non sia stata immediatamente evidente per i cittadini di Sulmona, essa lo avvicinerà sempre più al figlio, divenuto socialista. Escluso dagli incarichi pubblici, Carlo seguì dunque l'istinto politico sfruttando le sue doti di oratore e intorno ai vent'anni divenne leader del sindacato dei ferro vieri. Era l'azione diretta ad interessarlo, non la teoria, e la sua energia oratoria avrebbe attratto moltissimi proseliti.


Tresca scelse il sindacato dei ferrovieri non solo perché a fine Ottocento essi era­no i più istruiti, ma perchè costituivano la punta avanzata del movimento operaio italiano. Erano gli anni della repressione crispina e i ferrovieri rappresentavano per il governo una delle maggiori minacce all'ordine sociale. Con giustificazioni di ordine tecnico, legate al fatto che Sulmona stava divenendo un importante sno­do ferroviario, molti ferrovieri del Nord, soprattutto macchinisti, furono trasferiti a Sulmona. Si pensava così di neutralizzarli ma ciò non avvenne e Carlo si unì a loro nei primi tentativi di sensibilizzare l'ambiente di Sulmona al socialismo. Fu­rono infatti i ferrovieri a creare a Sulmona, negli ultimi anni del1'800, un circolo politico socialista mentre Tresca fu il primo sulmonese ad affiliarsi al Partito So­cialista Italiano. Uno dei suoi primi atti fu quello di cercare di sensibilizzare i braccianti, una sorta di missione impossibile visto che a livello internazionale i contadini sembravano refrattari al socialismo. Carlo compì un lavoro ammirevole ed estremamente capillare, approfittando della struttura urbana di Sulmona, che vedeva molti contadini abitare non in campagna ma in una fascia che potremmo definire sub-urbana e dunque pendolare tra campagna e città. I loro luoghi di socializzazione e di ricreazione erano dunque in città: erano le taverne i luoghi in cui Carlo Tresca si recava a parlare con loro quotidianamente.

Vissuto inizialmente dai suoi compagni come il figlio stravagante del grande pro­prietario terriero, la sua forte passionalità politica e la grande serietà, il suo sfidare ogni giorno l'arresto per oltraggio o adunata sediziosa, lo resero figura celebre anche tra i braccianti.


Eremo Via vado di sole , L'Aquila, lunedì 28 marzo 2011

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