
Per l'ultimo appuntamento di questa rubrica abbiamo deciso di ascoltare il punto di vista sulla
ricostruzione dello storico medievalista aquilano Alessandro Clementi. Non è stato facile intervi-
starlo. Il professor Clementi, docente universitario in pensione da diversi anni, si è ritirato in quel-
lo che lui definisce "un sereno riserbo di studio e meditazione". Clementi è un gigante buono che
conserva l'innocenza disarmante di un bambino. Seduto alla sua scrivania, un libro tra le mani, inizia l'intervista affidandosi al suo umore sbarazzino: gli piace scherzare su ogni cosa per poi tornare serio e raccontarti quei segreti nascosti nelle pieghe della storia che sono anche un po' i segreti per comprendere il nostro presente. E' una macchina del tempo vivente: in un attimo, mentre parli con lui, ti ritrovi a compiere un viaggio fantastico nel passato senza neanche accorgertene.

Chi è Alessandro Clementi? E' un anziano storico medioevalista, da alcuni anni docente in pensione. Nella mia vita ho insegnato. Sempre. In tutti gli ordini e gradi di scuola. L'insegnamento è stata la grande passione della mia vita. Pensi, ho insegnato persino educazione fisica. Poi lettere, filosofia, ed infine storia. Sono un urnanista nell'anima.
Che cosa rappresenta per lei
L'Aquila? Sono nato a L'Aquila e radicato a L'Aquila. Sostanzialmente, se mi estirpano da L'Aquila mi tolgonoogni possibilità di avere linfa.
Cosa ha cambiato in lei il terremoto del 6 aprile 2009?

aggiungo, l'acquisto di quella casa è stata una delle cose migliori che ho fatto nella mia vita.
Com'è cambiato il suo modo di.vivere la città?

Ascolterei il parere di un insieme di esperti, ma non a livello di "manuale di urbanistica", ma a livello di ogni singolo elemento architettonico.. Esigerei che per ogni edificio si
defrnisse ciò che va fatto e soprattutto ciò che non va fatto. I nostri monumenti sono dei tesori, il
nostro patrimonio architettonico racconta la storia della nostra città. Non abbiamo bisogno di "trattati di urbanistica", ma abbiamo bisognod i urbanisti seri che ci dicano, caso per caso, che cosa bisogna fare.
Secondo Lei, quanto dovremo aspettare per rivedere L'Aquila ricostruita?

glì inizi. Ancora non vedo la progettazione. Siamo a 22 mesi dal sisma, abbiamo una città sernidi-
strutta ed ancora non c'è un'idea di progettazione. E soprattutto non si capisce che cosa saràL'Aquila in futuro.
Gli aquilani stanno dando un apporto significativo alla ricostruzione della loro città o dovrebbero fare di più?

con uno stillicidio di ordinanze confuse, L'Aquila non sarà mai ricostruita. Vede, ciò che fu fatto
nei mesi immediatamente successivi al Grande Terremoto del 1703 dal Marchese della Rocca, Marco Garofalo, venuto da Napoli con poteri di commissario straordinario, fu quello di far approvare, già dal novembre del 1703, cioè ad appena 9 mesi dalla tragedia, l'esenzione fiscale per i cittadini colpiti per un tempo proporzionale ai danni subiti; per L'Aquila in particolare il
pagamento delle tasse venne sospeso per dieci armi. Questo fu un provvedimento giudicato vitale per far ripartire l'economia e la condicio sine qua non per la ricostruzione della città. Il Marchese della Rocca fece poi istituire una tassa straordinaria per permettere la realizzazione di 92 baracche per gli sfollati nella Piazza del Duomo.
Le risulta che oggi siano stati presi provvedimenti seri per dare uno slancio all'economia di questa città?

Quali sono i problemi maggiori che gli aquilani si trovano ad affrontare? Un'economia inesistente, la difficoltà di vivere una vita completamente stravolta, la mancanza di aggregazione sociale. Gli aquilani, tutti, anche quelli che abitano nei comuni del cratere, avevano come punto di riferimento il centro storico dell'Aquila, cuore pulsante della città. Chi ha vissuto il centro fa molta fatica a passeggiare nei centri commerciali.
Quale dovrebbe essere' il ruolo delle istituzioni in questa fase?
Il ruolo delle istituzioni è quello di promuovere gli studi ed i progetti. Ma anche qui mi sembra che non si abbiano le idee molto chiare.
La ricostruzione potrebbe rappresentare una opportunità per L'Aquila?

mente le città. Oggi accade tutto il contrario: non vedo l'effervescenza che avrei sperato nel rocesso di ricostruzione. Ricostruire una città come L'Aquila comporta prendere delle posizioni forti e decise da un punto di vista economico e finanziario. Tutto questo mi sembra che non si voglia. E' tutto un tergiversare intorno alla ricostruzione ed intorno a questa martoriata città.
Da Città magazine . com di febbraio 2011
[ Foto di Simone Francescangeli ]
martedì 22 febbraio 2011
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