venerdì 25 febbraio 2011

ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : Animali metaforici


ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : Animali metaforici


L'importanza che gli animali hanno sempre avuto nella vita concreta dell'uomo e nella favolistica moraleggiante (Esopo, Fedro, La Fontaine) ha avuto come conseguenza l'uso metaforico dei nomi di moltissimi animali. La nuova accezione è per lo più spregiativa,

ma può anche essere positiva.

Di una donna stupida si dice che è un'oca (questo già nel Cinquecento, mentre è molto recente l'oca giuliva), di una che cerca d'attirare l'attenzione degli uomini che è una civetta (perché quest'uccello attira la preda sbattendo le ali e occhieggiando, catturandone così l'attenzione), di una generosamente disponibile che è una vacca o una troia, di un uomo lussurioso che è un porco o un mandrillo; un cocciuto è un mulo, un ignorante un asino. Una persona vile è una pecora, una pronta a cambiar bandiera rapidamente un camaleonte, per la caratteristica, che quest'animale ha, di cambiare la tinta della pelle, uniformandosi ai colori circostanti.


Chi saccheggia fra le rovine d'un terremoto o d'un bombardamento per impadronirsi di masserizie e oggetti abbandonati, o chi, in occasione di sequestri di persona o di simili eventi, interviene con telefonate per trarne profitto, è uno sciacallo. Chi estorce denaro con ogni mezzo è una sanguisuga o una piovra. La storia di quest'ultima è abbastanza interessante: si tratta d'una parola usata nel dialetto delle isole anglo-normanne (ove significa propriamente «polipo »), che Victor Hugo divulgò in francese (pieuvre),a ttraverso il suo romanzo TRA V AILLEURS DE LA MER, del 1 8 66. Le traduzioni di quest' opera fecero entrare in italiano il termine, che in questi ultimi tempi è stato largamente adoperato per indicare sia la droga sia la mafia.

Ad una persona astuta si dà della volpe (« il conte duca è una volpe vecchia, parlando col dovuto rispetto, che farebbe perder la traccia a chi si sia », dice il podestà nei PROMESSI SPOSI), ad una coraggiosa del leone,mentre termine abbastanza generico d'insulto è cane eper coprire una persona col massimo disprezzo si dice che è un verme.


Chi ripete acriticamente le parole altrui, o fa ciò che fanno gli altri, è un pappagallo, ma con questo termine si indica anche l'utensile di cui si servono gli ammalati per orinare restando a letto. I nomi degli animali infatti, oltre che per indicare persone che hanno determinate qualità, servono anche ad indicare o ggetti, strumenti, apparecchi, la cui forma ricorda, spesso vagamente, quella dell'animale. Oltre al pappagallo ricordiamo la gru, cioè la macchina usata per sollevare e trasportare carichi, il cui braccio ricorda il lungo collo dell'uccello omonimo, e la giraffa degli studi cinematografici e televisivi. Fra i mezzi di trasporto meritano un cenno almeno la cicogna, che indica sia un aereo da ricognizione, capace di decollare e atterrare in uno spazio assai limitato (fu adoperato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale) sia un autocarro a due

piani usato per il trasporto di automobili dalla fabbrica alle filiali o alle sedi dei concessionari di vendita, e le gazzelle e le pantere della polizia. La gazzella è chiamata così per la sua agilità e velocità, mentre la pantera fa riferimento all'abilità nel balzare sulla preda.


Anche uno speciale carrello delle ferrovie, munito di rotaie, per il trasporto dei carri merci su strada ha preso nome da un animale, in questo caso iloccodrillo, a causa del suo aspetto snodato che ricorda quello,del grosso rettile. Ma con lo stesso nome si indica anche un morsetto per contatti elettrici (in questo caso

dai denti, che ricordano la lunga bocca dell'animale), e, nel linguaggio iornalistico, il necrologio delle persone illustri, preparato quando sono ancora in vita.

Quest'ultima denominazione si richiama alla credenza,che ha dato origine anche all'espressione lacrime di coccodrillo, secondo cui quest'animale verserebbe lacrime

dopo aver divorato un uomo.


Particolare fortuna, linguistica s'intende, ha avuto la cavia, un piccolo roditore (in italiano è chiamato più comunemente porcellino d'India) che, a causa della sua utilizzazione per esperimenti nei laboratori scientifici, si adopera soprattutto nell'espressione far da cavia, usata talora anche scherzosamente per « essere la persona su cui si esegue qualche verifica», « prestarsi a compiere un'operazione rischiosa».


Eremo Via vado di sole, L’Aquila, venerdì 25 febbraio 2011

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