mercoledì 2 febbraio 2011

MEDITERRANEO : Gli ultimi faraoni

MEDITERRANEO : Gli ultimi faraoni

Non accadeva da più di mille anni. E si che nel suk di Khan el Khailili non si ha l’abitudine di misurare il tempo. Bel Ali è stato costretto ad andare via. Era un capo ,un tempo. Interpretava i sentimenti dei suoi sudditi. Il suo potere corrotto quale è poi diventato è stato spazzato via da una spontanea rivolta di piazza. Solo gente comune, uomini e donne di Tunisia che sono scesi per le strade per chiedere pane e lavoro ed esprimere la solidarietà ad un loro Jan Palach tunisino , uno di loro che per dimostrare la sofferenza del popolo si è dato fuoco come si dette fuoco Jan Palaci in Polonia contro i carri armati dell’invasione russa del suo paese .

Una vittoria quella del popolo tunisino veramente stupefacente tanto che nessuno si aspettava quel subitaneo crollo. Tantomeno la Francia per esempio il cui governo sembrava paralizzato “ all’idea che lo scenario introiettato per decenni in un’area relativamente minore della sua sfera d’influenza nordafricana non esistesse più” E continua Lucio Caracciolo : “ Ma la scintilla tunisina rischia ormai di incendiare l’intera regione. Nessuna autocrazia araba si sente al sicuro. A cominciare dalla più strategica, l’Egitto . Uno Stato autoritario con una sottile vernice parademocratica.

Ottanta milioni di abitanti di cui un terzo di analfabeti e moltissimi giovani senza futuro, ostaggio del trentennale regime di Hosni Mubarak. Garante ben remunerato degli Stati Uniti e di Israele contro la deriva islamista incarnata dai Fratelli mussulmani . Mubarak poteva ragionevolmente credere , fino a ieri, di trasmettere lo scettro al figlio Gamal, in omaggio alla successione dinastica (tawrith). Come un faraone. Prospettiva oggi improbabile se non impossibile” . Improbabile e impossibile perché i due milioni di persone che hanno occupato la piazza del Cairo nella manifestazione di martedì 1 febbraio lo esortano ad andare via entro venerdì 4 febbraio. Esortazione che potrebbe trasformarsi in un bagno di sangue vista la determinazione che mette Mubarak nel non ascoltare alcuno compresa l’amministrazione degli Stati Uniti. Si fronteggeranno venerdì, con Mubarak ancora nella sua residenza , sulla piazza, due opposte fazioni quella dei suoi sostenitori e quella della protesta della piazza. E se l’esercito non si frapporrà sarà probabilmente ma veramente un bagno di sangue comunque vada a finire .

Continua per questo Lucio Caracciolo “ Le rivolte di piazza che scuotono l’Egitto forse non produrranno la rapida caduta del regime. Perfino in Tunisia, dopo Ben Ali – imposto a suo tenpo dai nostri servizi segreti nella logica della prevenzione del caos e/o dell’islamismo _ l’avvenire resta incerto., con gli uomini del passato intenti a mutar pelle.


Ma ovunque nella regione gli automatismi dinastici sono sotto scacco. In Libia dove sono apparentemente in lizza due figli di Gheddafi di diverso orientamento. In Yemen , uno stato fallito dove secondo Washington si sta riorganizzando Al Qaeda, il cui anziano leader . Ali Abdullah Saleh, ora nega di aver mai pensato di trasmettere il comando al figlio Ahmed, mentre monta la protesta in piazza. Persino in Arabia Saudita, dove la monarchia è esplicita,l’onda d’urto potrebbe scuotere antiche certezze. Il fascino delle analogie medianiche – il Nord

Africa e la Penisola arabica solcate da un’unica grande rivolta popolare e giovanile nel segno di Twitter e Facebook – non deve farci perdere di vista le profonde differenze tra un paese e l’altro. Né illuderci sulla scontata transizione verso regimi più o meno democratici “.

Certo una parte di questo nuovo lavoro di avvio alla democrazia dipenderà molto anche dagli Stati Uniti d’America e dall’Europa come molta parte dell’attuale situazione di regimi è da loro dipesa nel lontano e vicino passato.

Infatti può succedere in Egitto che gli apparati di sicurezza possano prendere direttamente il potere, perché ne hanno la capacità prevenendo gli islamismi . Come può collassate lo Stato stesso producendo vuoti geopolitica. America ed Europa staranno a guardare? O che pensano di fare. ?


Riprende Lucio Caracciolo : “ Di sicuro una fase è finita Lo status quo è saltato.”

Infatti la crisi della Tunisia segnala la crisi degli equilibri politici dell’intera regione.Lo scenario potrebbe far vedere alcuni regimi che saltano, alcuni che cambiano colore , alcuni che diventano più rigidi .

La nostra periferia è dunque in ebollizione .

Dunque in Tunisia ha vinto la piazza. Scrive Bernanrdo Valli : “ E’ normale che il fatto sia definito storico e provochi brividi nel Maghreb e nel Maschreck, nel mondo arabo d’Occidente e d’Oriente : brividi di malessere, se non proprio di paura , tra i potenti tra i colleghi di Ben Ali , ma anche stimoli per sperare tra quelle che ancora si chiamano masse ; le masse arabe che possono sognare di poter imitare un giorno i tunisini. “

Un fatto storico soprattutto perché la rivoluzione tunisina ha dimostrato che, malgrado l’Islam sia stato snaturato, come dice El Baradel, già venti o trenta anni dopo il Profeta e interpretato affinché chiunque regni goda di un potere assoluto , e ne risponda solo davanti a Dio con una interpretazione, dunque , molto conveniente per chiunque governi , è comunque possibile cacciare quei governanti .


Eremo Via vado di sole , L’Aquila,
mercoledì 2 febbraio 2011

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