giovedì 10 febbraio 2011

MEDITERRANEO : L’incognita islamista alla prova

MEDITERRANEO : L’incognita islamista alla prova


L’evento che pareva impossibile , e cioè il cosiddetto “cigno nero “, “ improbabile e imprevedibile”, evocato a Davos, è in pieno svolgimento in Egitto , e l’onda lunga della rivolta rischia di travolgere o indebolire irre parabilmente il regime di Hosnoi Mubarak, leader numero uno di quelle “ repubbliche ereditarie” che hanno provocato la rabbiosa reazione della gente. Quanto accade al Cairo, ad Alessandria, a Suez non è molto diverso da quanto è successo in Tunisia e da quanto sta accadendo nelle Yemen del presidente Saleh. Più in generale è tutto il mondo arabo in rivolta, con differente intensità, nei confronti di poteri inamovibili incrostati di privilegi, di arroganza, di avidità. E troppo sordi alle legittime richieste della società civile. Che ha preso coscienza per la prima volta grazie ad una moltitudine di giovani in gran parte disoccupati , che frequentano Facebook, Twitter e YouTube , e hanno scoperto per la prima volta le pulsioni di una democrazia non imposta dall’alto o importata dall’estero, ma creata e consolidata con i contatti sulla rete, che ora molti ( a cominciare dall’Egitto) cercano di oscurare ma che è impossibile spegnere.

Ci si chiede che cosa potrà accadere al Cairo dove ad opporsi al regome di Mubarak, alle ambizioni presidenziali di suo figlio Gamal e all’influenza del binomio apparato militare –servizi segreti non è soltanto il progressista e premio Nobel per la pace Mohamed ElBaradei , ex direttore dell’Aiea.

Il rischio vero è che la piazza in rivolta possa raccordarsi stabilmente con gli oscuri disegni del Fratelli mussulmani che da sempre sono una spina al fianco del regime laico di Mubarak. L’incubo è un Egitto sotto il controllo della “fratellanza” desiderosa di rivincita, una Palestina nella mani di Hamas e un Libano controllato da Hezbollah.


C’è subito una sostanziale differenza da spiegare. Se in Libano l’instabilità è dettata in gran parte dal dio-denaro, in Egitto e in Tunisia la protesta è infiammata dalla povertà, dagli aumenti dei prezzi dei generi di prima necessità e da una disoccupazione crescente. La stragrande maggioranza degli egiziani è giovanissima. Ed è su questo disagio esistenziale che i Fratelli mussulmani possono puntare, anche se è difficile prevedere ogni mossa di quest’ultimi visto che finora, con scaltrezza , gli estremisti islamici si sono fatti un punto d’nore di non comparire lasciando ad altri la paternità degli umori di una piazza che per la prima volta ha attaccato alcuni palazzi simbolo del potere : il quartier generale del partito nazionale democratico,feudo del presidente Mubarak e di suo figlio Gamal e il ministero degli Esteri. Mentre alcuni manifestanti hanno minacciato da vicino il Museo nazionale , e mentre migliaia di dimostranti hanno circondato il palazzo presidenziale, chiedendo al capo dello Stato di abbandonare il paese. Slogan mai ascoltati in Egitto , dove la protesta da sempre si è scagliata contro qualche istituzione senza mai attaccare a testa bassa il potere del presidente. Non stupisce quindi che Murbarak, per ora abbia deciso di parlare al paese ( con il discorso che ha tenuto in tv e con le affermazioni che non lascerà il paese ). Difficile prevedere le ulteriori mosse dell’anziano leader ed è possibile prevedere le contromosse di tutti i suoi oppositori . I Fratelli mussulmani che nel 2005 avevano avuot un lusinghiero successo , ottenendo un numero consistente di deputati all’assemblea nazionale , nell’ultimas elezione hanno perso terreno. Tuttavia finora hanno preferito restare defilati, a parte il caso di Alessandria ( la città del massacro dei cristiani copti ) dove gli islamismi sono scesi in piazza da subito. Però, dopo l’esplosione della rabbia e la preghiera del venerdì, anche al Cairo hanno deciso di affiancarsi ai dimostranti , segnando una svolta qualitativa nella rivolta. Ecco perché tutto è difficile da prevedere …” Antonio Ferrari Corriere della sera sabato 29 gennaio 2011


Eremo Via vado di sole , L’Aquila,
giovedì 10 febbraio 2011

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