domenica 20 febbraio 2011

SETTIMO GIORNO : Il vangelo della misericordia

SETTIMO GIORNO : Il vangelo della misericordia


Il comandamento della misericordia espresso da Luca è il complemento del brano di Matteo ( 5,38-48) che viene proclamato nella VII domenica del tempo ordinario ,anno A .

Perché se Matteo ricorda le parole di Gesù :”Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano affinchè siate figli del Padre vostro che è nei cieli “ , Luca aggiunge appunto a completamento di questa visione siate misericordiosi nei confronti del vostro prossimo trasformando così l’amore in misericordia. Amore e misericordia dunque soprattutto per i vostri nemici.Perchè? Perché noi per primi abbiamo avuto misericordia dal nostro Padre comune. E come lui ha avuto misericordia nei nostri confronti noi dobbiamo averla con i nostri nemici.

Non a caso Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre con queste parole: “ rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Sì perché il litigio e il conflitto sono momenti di svolta e di crescita nella ricerca della giustizia e la gestione del conflitto rappresenta un punto di svolta su quella che è l’ovvietà : “ Infatti se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete ? Non fanno così anche i pubblicani ?E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli che cosa fate di straordinario ? Non fanno così anche i pagani ? Voi dunque siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste “.

Un comandamento dunque “ siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste che concilia e sviluppa quel desiderio di santità, quella ricerca di santità che il Levitico ( 19, 1-2.17-18) così richiama : “ Il Signore parlò a Mosè e disse : ‘ Parla a tutta al comunità degli Israeliti dicendo loro : Siate santi perché io, il Signore vostro Dio , sono santo. Non coverai odio nel tuo cuore contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo , così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.”

Dunque appare da queste parole una nuova dignità che l’uomo concede a se stesso proprio mettendosi in relazione con l’altro e chiedendosi continuamente chi è il mio prossimo. Quel prossimo che va amato come se stessi; di un amore che diventa superiore a quello che si può avere nei confronti di se stessi perché Gesù aggiunge: “ come io vi ho amati”, come ci ha amato il figlio di Dio che ci ha redenti e ci ha ricondotti al Padre come suoi fratelli e quindi come figli .

D’altra parte nella Genesi l’unica creatura alla quale Dio rivolge la parola invitandola ad interagire con lui è l’uomo stabilendo con lui un patto che ha poi rinnovato attraverso l’incarnazione del suo figlio . Il nostro prossimo quando è nostro nemico è ancora una creatura a immagine e somiglianza di quel Dio che “fa sorgere il sole sui cattivi e suoi buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti “ Diventa così importante vedere le nostre relazioni alla luce di questo comandamento . Un comandamento che dà vita ad un umanesimo cristiano che fa dire all’apostolo Paolo :”.. non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi …” e quindi fa dare una importanza al nostro corpo dopo che l’incarnazione ha rivelato dunque questo volto umano di Dio stesso . Un Dio di tre lettere e anche innominabile che si fa uomo, avìccettando il suo destino di morte e di morte sulla croce per riaffermare quel patto che che Dio aveva fatto con il suo popolo . D’altra parte il verso del salmo dice : “ Dio ha detto una parola, io ne ho ascoltate due “ sta a significare che Dio nella storia opera continuamente e progressivamente e compie quella meraviglia che è confondere i sapienti e farli cadere per mezzo della loro astuzia salvando così gli stolti.

O perché non siamo e non vogliamo essere gli stoli di Dio ? Perché come stolti, come dice Paolo possediamo ogni cosa. Afferma Paolo : “..perchè tutto è vostro…la vita, la morte, il presente, il futuro, tutto è vostro!Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.”

Dunque un umanesimo cristiano che fa ben riflettere dunque anche sulla ricerca della giustizia e sulla funzione della pena. E’ dunque la pena in questo umanesimo non è la punizione senza scampo e senza riscossa ma è il percorso per la riconquista di un proprio sé, di una condizione precedente alla commissione della colpa . Perché il fatto che Gesù pretenda da noi la perfezione del Padre sta lì a dimostrare che esiste questa capacità in noi avendoci egli trasformati in veri figli di Dio.

Certo sembra un modo un po’ particolare di proporre questa santità. Gesù nella parola di queste settima domenica ci fa delle proposte strane . Proprio i ci parla del vero amore, dell'essenza del cristianesimo, dell'unica chiave per capire la nostra religione! Un comandamento paradossale... «Avete inteso quello che fu detto: occhio per occhio, dente per den­te»... La legge del taglione... «Ma io vi dico: amate i vostri nemici»... Oggi tutta la parola di Dio ci fa delle proposte inaudite e sconvolgenti! «Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono san­to». E Gesù: «Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro». «Non coverai nel cuore odio contro il tuo fratello... non ti vendicherai e non conserverai rancore». «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori». Sono le cose straordinarie che Cristo richiede da un cri­stiano. Cose straordinarie da fare in maniera ordinaria, ogni giorno! Se ci professiamo cristiani, e non parliamo il lin­guaggio dell'amore, del perdono, della comprensione, della non violenza, noi diciamo il falso. Noi cristiani dobbiamo credere che l'amore è più forte dell'odio.

Continua dunque il grande discorso della montagna, cominciato con le beatitudini. Già domenica scorsa Gesù ci ha invitato a migliorare la giustizia in vigore, aggiungendoci il comandamento dell'amore. Lo scopo è quello di non accontentarsi di fermare chi fa del male, ma di fare tutto il possibile per invogliarlo a non farlo più.

Il desiderio di Gesù è quello di sconfiggere il male facendo del bene, anche se si rende conto che questo gli costerà la vita.

Oggi ribadisce ripetutamente questi concetti, e quando dice: "Avete inteso che fu detto... ma io vi dico...", parla con l'autorità di chi queste cose le vive e le fa.

Ma oggi c'è anche qualche cosa di nuovo; Gesù cerca di motivarci, perché riuscire a vincere il male con il bene è una cosa bellissima e non è una prerogativa cristiana (vedi Gandhi, vedi tutte le manifestazioni di questi giorni) ma l'invito ad essere perfetti come il Padre, questa è una interessante novità.


Già una volta il Signore aveva dato se stesso come modello da imitare: "Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo" (Lev 19,2). Se andiamo a leggere con attenzione in che cosa noi dobbiamo imitare la santità di Dio, essa è essenzialmente nell'amore verso il prossimo, non secondo una legge umana, bensì nel rispetto totale della Legge di Dio. "Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo. Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l'amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio. Non commetterete ingiustizia nei giudizi, nelle misure di lunghezza, nei pesi o nelle misure di capacità. Avrete bilance giuste, pesi giusti, efa giusta, hin giusto. Io sono il Signore, vostro Dio, che vi ho fatto uscire dalla terra d'Egitto" (Cfr Lev, 19,1-37).

Gesù ci chiede una santità più grande. Il prossimo va amato nel perdono, nella preghiera, nell'arrendevolezza, nella rinuncia anche a ciò che è nostro, in una carità senza riserve, in un amore che non conosce alcun limite.


Eremo Via vado di sole, L’Aquila,
domenica 20 febbraio 2011

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