ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : Balene
Fino agli inizi del Novecento le balene e l’economia legata alla loro caccia erano quello che è oggi il petrolio. Per l’accesso e l’uso di questa fonte di ricchezza ,anche nel recente passato, sono state sostenute delle guerre . Nei traffici legati al commercio della carne e degli altri derivati dalle balene il soggetto non è mai stato la balena che è stata sempre vista come e solo un animale a disposizione dell’uomo.
Il Sol Levante ha introdotto il concetto di ''caccia ai fini scientifici'' per aggirare la moratoria internazionale del 1986, sostenendo di aver diritto a valutare l'impatto delle balene sull'industria della pesca. La flotta nell'Antartico, composta da un equipaggio di 180 persone su quattro navi, ha lasciato il Giappone lo scorso anno con il proposito di catturare 850 balenottere entro fine marzo.
In sostanza la caccia alle balene che viene etichettata una attività di ricerca scientifica da parte dei giapponesi, in realtà sottende una vecchia questione. Il rifiuto da parte della cultura orientale di sottostare alla cultura occidentale che si mostra in questo campo apparentemente più avveduta e comunque più protezionista.
Due Paesi, Norvegia e Giappone, continuano a cacciare le balene sfidando sfacciatamente l'opinione mondiale e le disposizioni della IWC.
Greenpeace a questo proposito scrive :” Sovrasfruttamento, imbrogli ed estinzione: è questo il circolo vizioso degli interessi che si nascondono dietro la caccia commerciale alle balene e che spazzano via una popolazione di balene dietro l'altra. Anche dopo decenni di protezione, non siamo sicuri di poter recuperare alcune specie.”
La caccia commerciale non è l'unico pericolo che le balene devono fronteggiare. Negli ultimi cinquant'anni, da quando cioè si è cominciato a proteggere le balene, l'impatto delle attività dell'uomo sugli ecosistemi marini è profondamente cambiato.
Il cambiamento climatico, l'inquinamento chimico e quello acustico, l’aumento del traffico marittimo, lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche mettono a repentaglio la sopravvivenza delle popolazioni di balene rimaste. La pesca industriale sottrae alle balene preziose risorse alimentari e le espone al rischio delle catture accidentali.
Nonostante le minacce aumentino e dal 1986 sia in vigore una moratoria sulla caccia commerciale, la Commissione Baleniera Internazionale (IWC) - organismo istituito per tutelare le popolazioni di cetacei – non è ancora stata in grado di fermare le nazioni baleniere. Norvegia, Islanda e Giappone continuano a cacciare. Quest’ultimo ricorrendo al pretesto della caccia effettuata a fini scientifici viola ogni anno il Santuario dell’Oceano Antartico (istituito nel 1994), uccidendo ogni anno oltre 500 esemplari di balene nell’area.
Le aspettative troppo ottimistiche sul recupero delle popolazioni di balene si basano sull'assunto che, a eccezione della caccia commerciale, le balene sono al sicuro esattamente come potevano esserlo centinaia di anni fa. Purtroppo questa premessa non è più valida. Ed è per questo che noi di Greenpeace crediamo sia necessario fermare la caccia commerciale alle balene in ogni sua forma.”
Scrive l’Ansa :
E’ stata la strategia adottata dagli ‘ecopirati’ di Sea Shepherd, con le loro tre navi specialmente attrezzate, fra cui l’intercettore superveloce Gojira (nome giapponese del mostro cinematografico Godzilla), a costringere la flotta baleniera giapponese a sospendere il programma annuale di caccia ‘scientifica’ ai grandi cetacei nell’Oceano Antartico.
Il comandante della flotta di protesta e fondatore del gruppo ambientalista radicale Sea Shepherd, Paul Watson, ha accolto con cautela la notizia della sospensione della caccia. “Se è vero, dimostra che la nostra strategia ha avuto successo” ha detto per telefono satellitare alla radio australiana Abc.
”Non credo che abbiano preso più di 30 balene, su una quota originale di oltre 1.000“, ha detto. “Li abbiamo trovati prima che cominciassero a uccidere balene e li abbiamo seguiti da allora. Siamo riusciti a manovrare in modo che le navi arpionatrici non potessero avvicinarsi alla Nisshin Maru, e abbiamo bloccato completamente le loro operazioni”.
“Ogni balena salvata è per noi una vittoria“, ha detto, aggiungendo che la campagna di quest’anno, la settima, è la più potente. Le azioni di disturbo di Sea Shepherd consistono nell’interporsi con le navi e i gommoni fra le navi arpionatrici e le balene, oltre a lanciare bombe puzzolenti o di vernice contro le baleniere, e tentare di bloccare le eliche con funi d’acciaio.
“Parliamo la sola lingua che capiscono, la lingua dei profitti e perdite. E ora stiamo costando ancora di più in perdite di profitti al settore, che è già in debito di centinaia di milioni di dollari con il loro governo”, ha aggiunto Watson.
“Abbiamo la maggioranza dell’opinione pubblica dalla nostra parte, abbiamo la legge internazionale dalla nostra parte, ed è solo questione di tempo prima di poter vedere la fine delle loro operazioni illegali”. Le autorità di Tokyo affermano che questa caccia fa parte integrante della cultura nipponica, senza nascondere che, nonostante i dichiarati fini di ricerca, la carne finisce sulla tavola dei giapponesi. Gli ecologisti dal canto loro denunciano una pratica crudele e inutile, sottolineando che la carne non è più particolarmente apprezzata in Giappone, e che le missioni sovvenzionate dalle autorità costano care ai contribuenti.
Il Giappone, spiega Notarbartolo di Sciara – attento conoscitore delle vicende legate alla Commissione balienera internazionale, l’Iwc (International whale commission), che sorveglia sullo stato di questi mammiferi marini – aveva “acquistato i voti in Commissione, corrompendo i piccoli stati caraibici e riuscendo a proseguire nella caccia“. Almeno per quest’anno, però, i piani di caccia nelle acque dell’Antartico si sono per ora fermati, ufficialmente – secondo il governo di Tokyo – “a causa dell’attività di disturbo” degli attivisti ambientalisti di Sea Shepherd.
Inoltre, “suscita una grande avversione di moltissimi Paesi, tra cui, nell’emisfero australe, della Nuova Zelanda e dell’Australia”. Forse – spiega Notarbartolo di Sciara – fermare la caccia è anche una decisione frutto di “tutte queste cose messe insieme“. In ogni caso, “vedo con grande gioia questo evento. La caccia alle balene è un assurdo che deve scomparire. Non ha senso continuare questa attività”.
Uccidere un animale di quelle dimensioni in acqua è, infatti, conclude Notarbartolo di Sciara, “impossibile senza evitargli sofferenze”, alle quali vanno questi esemplari comunque incontro per “le condizioni sempre peggiori dei nostri mari”.
Eremo Via vado di sole , L’Aquila,
mercoledì 23 febbraio 2011
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