LINEA D’OMBRA : Vecchie e nuove dipendenze
E’ morta così nel bagno di una scuola di Monterotondo a solo 17 anni Dominika Synowiec. L’ossessione del peso, anni di diete, i segni di una anoressia incipiente. Una delusione d’amore . E poi la decisione di usare una corda , che non perdona , non dà scampo e raramente permette soccorsi per impiccarsi nel bagno a scuola .
Tutto il mondo in una playstation come per altri tutto il mondo in quella polvere bianca che chiamano cocaina. Rinunciare a quel mondo dunque è come morire. E così un ragazzo di Lecce al diniego del genitore di usare la playstation ha deciso di spararsi un colpo di rivoltella all’addome.Un ragazzo di sedici anni si è procurato così una grave ferita .
E’ stato arrestato Settimo Pizzimenti, 31 anni, per tentato omicidio della bimba di 10 mesi di San Felice Circeo che aveva in custodia mentre la mamma, di cui era convivente,lavorava. Si è difeso dicendo : ha battuto la testa cadendo.
Tre episodi e un’inutile ricerca del colpevole. Tre fatti che appaiono sabato 5 febbraio a pagina 19 delle Cronache del Corriere della sera.
Tre linee d’ombra che probabilmente depongono a favore di tre storie di dipendenza . Dipendenze vecchie nuove : l’ossessione del peso, l’uso della playstation, la pulsione alla violenza.
Tre storie in cui sono coinvolti nostri simili che hanno perduto qualcosa durante i giorni della loro vita e non sono riusciti a sostituirli con nient’altro se non con la pulsione a morire o a far morire.
Si parla spesso in termini di esistenza di rinuncia e di possesso e il discorso sarebbe troppo lungo e troppo importante per definirlo in poche riga. Basti solo pensare che si parla di rinuncia spesso in termini negativi e di possesso in termini positivi senza sapere che spesso rinuncia diventa possesso e che i segni di queste due espressioni e di questi due comportamenti non possono che essere entrambi positivi. Perché spesso la rinuncia al sesso , per esempio, assume valore positivi perché si è in grado di rinunciare, si è capaci di rinunciare solo quando si ha o si ha avuto il pieno possesso di una cosa . Ma era solo un esempio per dire, quello che più interessa in questa riflessione che prende l’avvio da tre terribili fatti di cronaca :
nostri simili che hanno perso il bene della loro vita che risulta appunto offesa e violata,persa in tutti i sensi in quello materiale e non .Molti sicuramente ricordano il sottotitolo di
Minima moralia di Adorno :
Meditazioni sulla vita offesa. La vita offesa. Non v’è frase migliore appunto per definire il disagio , il sentimento di malessere che prende la vita quando ci si imbatte in una dipendenza per sé, per le persone che ci stanno vicino , per le persone di cui appunto leggiamo sui quotidiani o le cui storie ci riferisce la tivvù. Certo il nostro è un tempo in cui le ragioni del disagio sono molte e spesso sono sufficienti addirittura a creare situazioni di degrado.
Quello che rende acre la riflessione su questo tema e la gratuità della violenza che si esercita su se stessi fino alla morte . Sono violenze appunto che colpiscono all’improvviso chi non riesce a scrollarsi di dosso una dipendenza e per questo preferisce morire . La morte come disprezzo , maltrattamento e oltraggio della vita .
Una mancanza di riguardo alla vita. “ La mancanza di riguardo - scrive Aristotele nel libro II della Retorica – è l’effetto di una opinione concernente una cosa che
sembra degna di nulla ( infatti noi pensiamo che i mali e i beni e tutte le cose che tendono ad essi siano degni di attenzione e riteniamo degne di nulla le cose il cui valore è nullo e scarso)” Ed è degno di nulla un gioco alla playstation , l’essere sovrappeso e via dicendo. E’ degno di nulla e quindi il loro valore è nullo.
Ma sembra che così non sia stato per questi due adolescenti .E anche chi oltraggia la vita degli altri, in particolare dei bambini crede di affermare la propria superiorità che è degna di nulla. Anzi per dirla meglio è di chi si sente inferiore far valere la propria superiorità con la violenza su persona inerme . L’assoluta incapacità del rispetto dell’altro e il sarcasmo e l’irrisione alla vita specie ove è più indifesa . Diviene a volte spietato e per questo pericolosissimo.
E’ certo noi ci difendiamo . Così scrive Fulvio Scaparro : “ Ci difendiamo da ciò che può farci star male prendendo distanza da eventi potenzialmente minacciosi occupandoci d’altro e rifugiandoci nella sicurezza delle spiegazioni ormai consolidate e divenute veri e propri luoghi comuni. Sono pochi i fatti rispetto ai quali non riusciamo ancora ad approntare contromisure tranquillizzanti : tra questi, ricordo la violenza sui bambini e i suicidi degli adolescenti.
Quando un piccolo subisce violenza , una ragazzi si impicca perché ossessionata dalle diete, un altro si spara perché il padre gli vieta la playstation, ci accorgiamo che la corazza di indifferenza o di partecipazione di facciata presenta vistose crepe. Crepe attraverso le quali si scorgono evidenti tracce di empatia , di commozione autentica, di vicinanza umana. Il fatto che non siano figli nostri o di nostri amici o concittadini non è di nessun aiuto. Non riusciamo a toglierci dalla testa che un abuso su di un bambino e la decisione di un ragazzo e di una ragazza di lasciare questo mondo sia una sorta di ribaltamento dell’ordine delle cose che riguarda tutti noi come individui e come collettività. Ordine delle cose che vuole i più piccoli protetti con amore dagli adulti e i giovani vitali, anzi entusiasti della vita. Possiamo anche provare a prendercela con la famiglia , la scuola, i ragazzi fragili incapaci di sopportare le frustrazioni , il clima sociale, le condizioni economiche , i pessimi esempi pubblici e privati , ma non basta. Quando a morire e a soffrire sono i più giovani il tradizionale tranquillante della caccia ai colpevoli , funziona poco. Meglio, molto meglio, ritrovare quello spirito comunitario capace di esprimere compassione e vicinanza non solo alle vittime ma anche a coloro genitori , fratelli e amici che li hanno amati come sapevano e come potevano e che si ritrovano attoniti e svuotati di ogni energia. In queste vicende non ci sono solo colpevoli ma molto spesso nostri simili che hanno perduto il loro bene più prezioso e che non pssiamo lasciarli soli.
Eremo Via vado di sole , L’Aquila,
domenica 6 febbraio 2011
Nessun commento:
Posta un commento